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Mi trovai a pochi passi dalla porta d'ingresso di casa sua. Sentii il cuore che minacciava di uscirmi dal petto, nonostante non ci trovassimo ancora l'uno di fronte all'altra. Un groppo prese ad insinuarsi tra le pareti della mia gola, obbligandomi a ingoiare più e più volte, lasciando così una spiacevole sensazione di amaro all'interno della mia bocca. In qualche modo dovevo trovare le forze per bussare e affrontare il suo sguardo, la sua figura slanciata ed imponente posizionata davanti alla mia, proprio come le ho trovate per arrivare fino a casa sua.

Presi un lungo sospiro chiudendo lentamente gli occhi per alcuni secondi, dopodiché posai la mano contro il legno della porta, impaziente di scoprire il passo successivo. Non capitava spesso di sentirmi in questo modo, ma la situazione ora era completamente differente.

 


  Edoardo


Terminata la chiamata con Federico, lanciai il telefono in un angolo del divano. Curvai le labbra in un sorriso amaro, inarcando il viso all'indietro. Ero stanco di questa situazione, stanco di non riuscire a portare nulla a termine, e ciò mi faceva incazzare. A volte mi sembrava di poter avere il controllo, altre invece era come se il mondo intorno a me fosse pronto a schiacciarmi fra le sue mani.

Dei colpi provenienti dalla porta diedero fino ad ogni mio pensiero. Prontamente mi alzai dal divano, prendendo un lungo respiro che riecheggió fra le mura di questa casa, disperdendosi in esse. Una sensazione familiare cominciò a stringere le pareti del mio stomaco, obbligandomi a chiudere di nuovo gli occhi. Non era dolore, tanto meno frustrazione, bensì era stranamente piacevole.

A grandi falcate raggiunsi poi la porta d'ingresso, curioso di vedere la figura posizionata dietro di essa.

"Che ci fai tu qui?" domandai con un filo di voce, aumentando la presa sulla maniglia della porta.

Inizialmente, senza dare una risposta alle mie parole, Eleonora abbassò violentemente il capo. Mi torturai il labbro inferiore con insistenza, osservando il suo corpo esile non troppo distante dal mio. La distanza che ci separava era veramente poca, e se le avessi permesso di entrare, sarebbe diminuita ulteriormente. D'altro canto non potevo sbatterle la porta in faccia come un codardo, come un ragazzo abituato a scappare, ignorando in questo modo la sua presenza. Non ero quel tipo di persona, non più.

Senza indugiare, avanzai di qualche passo verso di lei. Posai una mano all'altezza del suo braccio, delicatamente. Quel gesto fu abbastanza per incontrare nuovamente le sue iridi verdi, ora incastrate alla perfezione nelle mie. Guardarla mi toglieva sempre questa capacità di poter respirare con regolarità, di poter prendere atto anche dell'ultimo briciolo di lucidità che rimaneva all'interno del mio organismo, trasformando le azioni in qualcosa di diverso. Perché, anche se avrei dovuto cacciarla da questa casa, nascondendo a pieno le emozioni che questa ragazza era capace di scatenare, ad ogni modo non avrei mai trovato il coraggio per farlo, non ne avevo le forze.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora