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Una brezza stranamente piacevole si posó con delicatezza contro la pelle del mio viso, cominciando ad accarezzarla lentamente, senza mostrare fretta nei movimenti che essa compiva. Forse era l'atmosfera di Fiumicino a creare questa sensazione di improvvisa tranquillità, nonostante il clima presente qui a Roma, divenuto nuovamente insoluto e cupo.

Eva e Silvia avevano deciso di portarmi a fare un giro dopo le lezioni di oggi, optando per il dolce suono che emettevano le onde del mare, che proprio come in questo momento, si insinuavano impetuose contro la riva della spiaggia.

"Ele?" la voce della rossa accolse gentilmente le mie orecchie, invitandomi a posare gli occhi unicamente su di lei.

Inarcai le sopracciglia, separando velocemente le labbra, incitandola ad aprire il suo discorso. Silvia successivamente affiancò la sua figura, dopo aver raggiunto la stessa velocità dei suoi passi.

"Penso che dovresti chiamare Edoardo." parló utilizzando un tono estremamente serio, dopo aver esitato per qualche secondo.

"É quello che sto facendo da giorni, Eva." pronunciai amareggiata, portando le braccia contro il petto.

"Penso che Eva abbia ragione. - iniziò la bionda, poggiando delle ciocche di capelli dietro l'orecchio. - devi mostrare ad Edoardo la stessa forza che stai cercando di non reprimere anche tu." sottolineó con tono comprensivo, facendo scivolare una mano all'altezza della mia spalla.

Osservai con attenzione le loro espressioni, e sapevo per certo che non avrebbero mai cambiato idea a riguardo. Non era comunque mia intenzione arrendermi proprio adesso, non volevo sgretolare quel briciolo di speranza che mi ero costruita in questi ultimi giorni.

"E se non fosse ancora pronto per parlarmi? - sussurrai, prendendo una piccola pausa. - altrimenti avrebbe risposto alle chiamate precedenti." feci notare ad entrambe, riprendendo il ritmo iniziale dei miei passi.

Sospirai pesantemente, lasciando cadere le braccia in modo brusco lungo i fianchi. Concentrai di nuovo la mia attenzione sul luogo dove eravamo situate, riportando a galla dei ricordi che, in realtà, non se ne erano mai andati totalmente. Avevo trascorso una bella giornata assieme ad Edoardo prima che ogni cosa andasse in frantumi, dinanzi agli occhi di entrambi. Proprio qui ho lasciato ogni singola emozione che la sua presenza aveva provocato in me, tutti gli sguardi che ci eravamo scambiati, pieni di parole, come se non ci fosse bisogno di instaurare una conversazione. Il suono prodotto dai nostri battiti cardiaci, come una melodia, una canzone che non avrei mai voluto smettere di assaporare. La morbidezza delle sue labbra poggiate piano contro le mie, in cerca di un contatto, di una carezza. Due respiri mischiati l'uno contro l'altro alla ricerca di una sintonia comune, quel mondo che, piano piano, si stava creando tra di noi.

"Ele. - pronunciò lentamente la rossa, afferrandomi la mano. - magari aveva bisogno di tempo per riflettere. Non sappiamo ancora cosa sia successo in quella casa, con Andrea." accarezzó con dolcezza il palmo di essa, mostrando un lieve sorriso.

Che avesse bisogno di tempo per fare ordine con i suoi pensieri era evidente, non avevo mai considerato l'idea di mettere in dubbio questo dettaglio.

"E adesso chiamalo, forza." dissero all'unisono, mostrando ancora più supporto facendo scivolare le mani all'altezza della mia schiena, dove successivamente crearono dei percorsi immaginari.

Rimasi in silenzio, estraendo il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni. Abbozzai un leggero sorriso che contagió anche le ragazze, successivamente premetti sul numero di Edoardo dopo aver aperto la rubrica.

Avevo il cuore a mille pronto a premere con insistenza contro la gola all'udire il suono di ogni singolo squillo, la mano nella quale tenevo saldamente il telefono, stava tremando.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora