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La rossa fece di nuovo capolino all'interno del soggiorno con tre tazze fumanti tra le mani. Raggiunse il divano, poggiandole successivamente sul piccolo tavolo che si trovava difronte a noi.

Con titubanza, Silvia si scostó lentamente dal mio abbraccio. Notai ancora un leggero tremolio in lei, ma mi sentivo comunque sollevata nel vedere che stava ancora cercando di regolarizzare piano piano il suo respiro.

Poggió i gomiti sulle ginocchia, lasciando cadere gran parte dei suoi capelli biondi lungo la pelle candida del suo viso.

Allungó entrambe le mani verso la tazza, stringendola tra di esse facendo attenzione a non scottarsi per via del forte calore che emanava.

Inclinai prontamente il capo verso destra, indirizzando lo sguardo sul viso di Silvia rivolto ora contro il pavimento della stanza. Con le dita spostai una ciocca di capelli dal suo viso, posandola cautamente dietro l'orecchio.

"Abbiamo tutto il tempo, Silvia. - cominciò Eva, sedendosi dall'altra parte del divano accanto a lei. - non ti devi sentire obbligata, puoi cominciare quando vuoi." sussurró dolcemente, posando la mano all'altezza della sua coscia. Tentó in questo modo di infonderle coraggio, ma soprattutto, sicurezza.

"Ragazze, io.. - balbettó, ed ecco che la sua voce riprese a tremare come prima. - ho veramente troppa paura. V-voi non avete idea." mormoró con un filo di voce, sorseggiando poi un altro goggio di thè.

Presi un attimo per osservare la figura della bionda seduta tra me ed Eva. Il suo sguardo era ancora rivolto sul pavimento, gli occhi erano completamente sbarrati e a primo impatto parevano diversi; il colore delle sue iridi infondeva panico, terrore e il timore di non poter superare qualunque cosa le sia successa.

Strinsi le labbra con forza, prendendo un lungo sospiro. Vederla in questo stato era qualcosa di straziante, specialmente se non avevo fra le mani la possibilità di riuscire a strapparle un tenero sorriso.

"Hai nominato Andrea prima. - iniziai, portando una mano all'altezza della sua spalla. Non volevo che si sentisse a disagio, ma parlarne era veramente l'unico per poter esternare tutte le emozioni che, piano piano, la stavano graffiando dall'interno. - é successo qualcosa con lui?" aggiunsi, compiendo dei leggeri movimenti con la mano.

Un sacco di persone si sbagliavano sul suo conto. Silvia aveva anche un lato fragile, vulnerabile. Un lato che non mostrava con facilità al mondo esterno, alle persone che, bene o male, non la conoscevano totalmente. Era una persona buona e disponibile, nonostante non fosse proprio da tutti poterlo ammettere. Questo perché l'istinto di fermarsi solamente alle apparenze, per la maggior delle persone, era qualcosa di inevitabilmente, un istinto bramoso che non poteva scappare sotto ai loro occhi affamati. Ma lei non era soltanto questo; lei non era da osservare, da giudicare attraverso uno scambio fugace di sguardi. Silvia era una ragazza da conoscere, comprendere a poco poco, una ragazza sempre pronta a dare il massimo. Poteva sembrare superficiale o addirittura egoista, quando in realtà non era nulla di tutto questo; lei meritava di essere capita, amata.

"Con Andrea le cose non sono affatto come sembrano. - cominciò, ma si fermò per assaporare un forte sospiro. Successivamente Eva seguii il mio gesto, posando la mano sull'altra spalla. - io e lui ci conosciamo da un po', ma non é mai stato un rapporto semplice, tanto meno sano o naturale." spiegó poi, terminando anche l'ultimo sorso di thè.

Appoggió la tazza sul tavolino, dopodiché fece scivolare la schiena contro il divano. Inizió a torturarsi il labbro inferiore con insistenza, cercando in qualche modo di nascondere tutto il nervosismo che stava provando.

"Da quanto vi conoscete?" chiese la rossa, inarcando le sopracciglia. Un solco abbastanza evidente prese a formarsi in mezzo ad esse, lasciando trapelare uno sguardo piuttosto confuso da parte sua.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora