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Raggiunsi finalmente la struttura della scuola dopo aver cercato, in qualche modo, di rassicurare le ragazze. Temevano che Andrea potesse farmi del male dopo quanto accaduto a Silvia, tant'è che l'espressione sul viso della rossa era letteralmente terrorizzata, ma non potevo comunque darle torto. Ci teneva molto a me, ormai mi considerava la sua migliore amica ed era comprensibile tutta la sua paura nei miei confronti.

"Ricordati che sei una donna indubbiamente forte, Eleonora Francesca Sava. E per quanto io sia in pensiero per te, rimani comunque la persona più in gamba che io conosca."

Mentre la stringevo con forza fra le mie braccia e mantenevo il viso premuto fra i suoi capelli, furono queste le parole da lei sussurrate. In quell'istante un tenero sorriso dipinse le mie labbra, e aumentai maggiormente la stretta delle braccia attorno al suo corpo.
Eva Brighi era in assoluto la mia roccia.

Mi strinsi nelle spalle, tornando a respirare l'aria fredda che avvolgeva il mio corpo. Ormai si era fatta sera e la magia di Roma cominciò ad essere ancora più meravigliosa di quanto non lo sia già durante il giorno.

"Ele!" riconobbi la voce di Federico, così prontamente mi voltai. Lo vidi accennare un lieve cenno del capo in direzione della mia figura.

Abbozzai un piccolo sorriso, portando le braccia consorte contro il petto. Avanzi poi verso di lui, e solo in quel momento notai la sua espressione lungo il viso; preoccupata, impaurita?

"Sei venuto da solo, vero?" domandai speranzosa, inarcando un sopracciglio.

Prima di uscire dalla casa di Eva gli avevo mandato un messaggio, chiedendogli di non farne parola con Edoardo. Volevo soltanto assicurarmi che avesse rispettato la mia richiesta al cento per cento.

Passó una mano in mezzo i capelli, nervosamente. Abbassó lo sguardo nel giro di pochissimi secondi, impedendomi in questo modo di poterlo guardare dritto negli occhi.

"Federico." marcai duramente il suo nome, avvicinandomi di più alla sua figura. Aveva la schiena appoggiata contro la portiera dell'auto, le braccia lungo i fianchi e il capo rivolto verso l'asfalto.

"Non avevo altra scelta." bofonchió abbassando il tono della voce, alzando furtivamente le spalle.

"Di cosa cazzo stai parlando?" sbottai, portando due dita all'altezza del suo mento. Avevo bisogno che mi guardasse negli occhi, che mi dicesse la verità senza troppi giri di parole.

Incontrai così il colore delle sue iridi che urlavano, che mi pregavano di non utilizzare rabbia nei suoi confronti. Strinse le labbra in una linea sottile, serrando la mascella con durezza.

"Mi dispiace." mormorò solamente, distogliendo lo sguardo dal mio dopo qualche secondo.

Lasciai andare le dita dal suo mento, e sconfitta smisi di guardarlo a mia volta. Non capivo cosa avesse fatto, o semplicemente necessitava che lo vedessi io stessa con i miei occhi, perché la paura di confessare era alta, come il timore di deludermi di nuovo.

Successivamente aprii lo sportello della macchina, sedendomi poco dopo nei sedili posteriori. Posai le mani sul tessuto dei pantaloni, sfregando le mani contro di esso come a voler consumare la mia pelle.
Chiaramente fino a qualche secondo fa non capivo, ma bastó notare i capelli ricci di Edoardo per comprendere l'atteggiamento di Federico.

Immediatamente sentii il mio cuore mancare di un battito, o forse era una sequenza intera. In quell'istante smise di esercitare i suoi movimenti con normalità, ed io non sapevo come trovare un controllo su di esso.

"Perché ci sei anche tu?" sibilai, sgranando gli occhi. Non potevo essere sorpresa del tutto nel vederlo, del resto loro due erano grandi amici.

"Ciao anche a te, io tutto bene, ma grazie per averlo chiesto." rispose sarcasticamente, scuotendo il capo. Vidi un piccolo sorriso dipingere le sue labbra, e ciò mi obbligò a roteare gli occhi al cielo.

"Sono seria, Edoardo." proferii stringendo i denti, facendo scivolare la schiena sul sedile.

"Pensi che io non riesca a notare i comportamenti strani di Federico? - cominciò, scattando nella mia direzione. Cercai di tenere a bada il mio respiro, ma era come se volesse restare incastrato nella mia gola. - siamo amici da anni, so quando mi nasconde qualcosa." aggiunse con ovvietà, incastrando gli occhi nei miei.

"Ti ha detto tutto?" mi azzardai a chiedere, e non potei fare a meno di sentirmi terribilmente nervosa.

"Quanto basta, Eleonora. - disse, il tono ora divenne più duro e marcato. La tensione all'interno di questo abitacolo era decisamente palpabile. - mi spieghi perché non mi hai detto un cazzo? Pensavi davvero di affrontare Andrea da sola?" tuonó severamente, portando la mano all'altezza del sedile. Strinse con forza la presa su di esso, le nocche divennero di un colore bianco piuttosto evidente.

"Perché non sei tenuto a sapere sempre ogni cosa, tutto qua." ammisi, tentando di reggere il suo sguardo tanto intenso.

Cazzate Eleonora, solo cazzate.

Stavo cercando di tenerlo al sicuro dalla furia che rappresentava Andrea, mi ero ripromessa di non fallire ma evidentemente non era poi così semplice come speravo.

"Sei seria? - sbottó, dando un colpo al sedile. Sussultai, stringendo il tessuto dei miei pantaloni fra le dita. - adesso sei arrivata a nascondermi una cosa del genere?" disse con tono sprezzante. La sua bocca fu accompagnata da una risata amara che causò i brividi lungo tutto il mio corpo.

Distolsi bruscamente lo sguardo dal suo viso non appena Federico fece capolino all'interno dell'auto, tagliando, anche se per qualche secondo, l'aria pesante che era venuta a crearsi recentemente.

"È tutto okay?" domandò con un filo di voce, poggiando le mani sul volante.

"Stai zitto cazzo e inizia a guidare!" lo rimproveró il riccio, stringendo ora le mani in due pugni. Stava decisamente perdendo le staffe, come potevo credere che non fosse per causa mia?

Federico decise di non replicare, d'altro canto la situazione sarebbe peggiorata e immaginai che non fosse proprio un suo desiderio in questo momento. Restó così in silenzio, mettendo in moto la macchina prima di ricevere un'altra sgridata da parte del riccio.

Il mio cuore cominciò ad aumentare senza sosta, aumentando anche la velocità dei suoi battiti precedenti. Edoardo voltó nuovamente lo sguardo verso di me, e fu lì che sentii le mie gambe diventare peggio della gelatina; tremanti, fragili. Continuai ad assaporare quel contatto visivo con lui, così tanto potente, intenso, in grado persino di rapire la parte più razionale del mio cervello. Non trovavo le forze per eliminarlo nonostante il colore delle sue iridi divenuto ora più cupo, per un attimo mi parve di perdere persino il mio respiro. Non smetteva di analizzare i dettagli del mio viso, ed io non potevo fare altro se non seguire i suoi movimenti. Tutto ciò che ora ci teneva uniti erano proprio questi sguardi, ma sapevo che non era un momento delicato, un momento che, a differenza di questo, ci aveva accompagnati in circostanze diverse. Perché la rabbia, la collera in mezzo alle sue iridi era praticamente inevitabile. Deglutii ferocemente, anche se la gola, a questo punto, era diventata peggio del deserto. In pochissimo tempo era come se mi sentissi intrappolata in mezzo a tutte queste emozioni contrastanti da parte sua, emozioni che trasmettevano tutto fuorché positività o leggerezza.

Distolsi lo sguardo per la seconda volta, accarezzandomi le ginocchia con le dita. Ma nonostante questo, sentivo ancora il suo posato con insistenza sulla mia pelle, pronto a bruciarla, possederla con i suoi occhi.

Non prevedevo assolutamente nulla di tranquillo o pacifico per questa serata, ma non potevo di certo aspettarmi che Edoardo non venisse a scoprirlo, perché bene o male, prima o poi sarebbe successo. Ciò che sicuramente gli avrà fatto più male, era il pensiero di non aver sentito la verità uscire dalle mie labbra.

Scossi velocemente il capo, portando lo sguardo sull'immensa bellezza che era questa città.

     (...)

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora