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Con la solita puntualità il suono della campanella squilló frettolosamente accanto alle mie orecchie, segnando così l'inizio della ricreazione.
Mi sentivo sollevata, avevo bisogno di uscire dalle quattro mura di questa classe e respirare finalmente un po' d'aria.

Estrassi il telefono dallo zaino lasciando da parte la merenda che mi aveva preparato questa mattina Filippo con tanto amore, il mio stomaco aveva puntualmente deciso di non darmi tregua, fantastico.
Sapevo quanto ci tenesse a preparare qualcosa per me, gesto che mi strappava ogni volta un tenero sorriso.
Mio fratello aveva un cuore enorme, con un sacco di generosità da vendere.

Trattenni con forza un groppo fastidioso all'altezza della gola, mentre a passo svelto mi incamminai nel cortile.

Ero talmente distratta da ciò che mi tormentava la testa che non mi accorsi di essermi scontrata contro la spalla di qualcuno, proprio a metà corridoio.

"Andrea." alzai successivamente lo sguardo, portando le braccia sotto il seno.
Ingoiai con rapidità la mia saliva, inarcando un sopracciglio.

La sua figura rigida quasi mi fece pentire di averlo incontrato poco prima del cortile. Il suo sguardo era serio e intimidatorio, per un attimo pensai che potesse lacerarmi.
Il livido accanto al suo occhio era persistente, del tutto impossibile da non notare a primo impatto. A quanto pare Edoardo ci era andato giù pesante, ma non mi sentivo in dovere di provare pietà per lui in questo momento.
Scosse il capo con una mossa furtiva prima di poter aggiungere qualunque cosa, e subito notai la sua mascella contrarsi duramente e le vene lungo il collo farsi più evidenti.

"Non ti hanno mai insegnato a guardare dove cammini, Eleonora?" domandò sfacciato, dipingendo poi un sorriso sghembo contro le labbra.

"Perdonami. - una risata amara abbandonò le mie labbra poco dopo, e capì subito quanto questo gli desse fastidio. - ero troppo concentrata nel pensare a come ti impegni nel divertirti con i sentimenti altrui, non sei d'accordo?" esordì schietta, lasciando cadere maggior parte dei capelli lungo la spalla.

"Non ho mai precisato di provare qualcosa per te, quindi non vedo in quale modo ti dovresti sentire usata." comunicó con ovvietà, avanzando di qualche passo verso la mia figura.

Era ridicolo come pensava di potersi parare il culo in questo modo, ignorando del tutto la gravità di ogni sua piccola azione.

"Oh, ma qui non si tratta di me. - iniziai, assottigliando gli occhi lentamente e poi sempre con più velocità. - pensi che non abbia capito le tue intenzioni con Silvia?" il mio tono di voce divenne improvvisamente più rigido, a tal punto che mi ritrovai a dover prendere un lungo respiro per evitare di prenderlo a schiaffi proprio qui, davanti a qualche studente.

"Scusami, ma proprio non ti seguo. - iniziò a ridere preso davvero dalla nostra conversazione, incastrando la lingua fra i denti. - Silvia mi piace e molto, di conseguenza le ho chiesto di uscire, sai no come funzionano queste cose." rispose beffardo, e ciò che mi faceva ridere di più era proprio la sua convinzione.

"Ti aspetti che io creda ad una stronzata come questa, Andrea?" mi avvicinai pericolosamente al suo corpo, puntando un dito proprio all'altezza del petto. "Se una ragazza ti piace lo capisci, ma fatalità non dopo aver discusso con un'altra poco tempo prima." finalmente avevo il suo sguardo a un soffio dal mio, non sarebbe mai scappato da uno scontro simile.

Le sue iridi erano profonde, ma non abbastanza da poter capire cosa provava con esattezza. Lo guardai senza scostarmi nemmeno per un istante, non dovevo permettere di farmi spezzare dal suo sguardo.

"Davvero non ci arrivi, Eleonora?- iniziò, con un tono dannatamente secco. - stavo semplicemente cercando di esserti amico, non è colpa mia se hai interpretato i segnali nel modo sbagliato." ringhió a denti stretti, e per un attimo mi sentii quasi spezzata.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora