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Il giorno dopo, purtroppo durante l'orario della ricreazione non avevo molta fame; il mio stomaco si era momentaneamente chiuso. Guardai il panino che tenevo fra le mani con ribrezzo, come se il mio corpo mi stesse imponendo di non ingoiarne neanche un piccolo boccone. La mia testa era in subbuglio, contornata da un sacco di pensieri che stanotte mi impedirono persino di dormire con serenità.

"Ele, devi mangiare qualcosa." commentó con ovvietà Federica, lasciando trapelare un pizzico di preoccupazione nel suo tono di voce.

Io e lei non passavamo molto tempo insieme, non che non mi stesse simpatica o che non fosse una brava ragazza, anzi. Federica era da sempre molto comprensiva e abbastanza spiritosa, le piaceva molto scherzare ma era anche in grado di prendere sotto mano una conversazione con la giusta serietà. Con il tempo imparai ad apprezzare meglio la sua solare compagnia, e notai come questo le fece piacere sin da subito.

"Non sono in vena, non oggi. - precisai spazientita, poggiando il panino sulla superficie del piccolo tavolo di questa mensa. - possiamo parlare di qualcosa che non riguardi questo, per favore?" quasi la supplicai, piagnucolando peggio di una bambina.

Federica scosse il capo freneticamente, roteando gli occhi al cielo per evitare del tutto la mia testardaggine. Non la potevo biasimare, perché sapevo di essere particolarmente fastidiosa ed irritante a volte.

"Parlami di quel ragazzo. - cominciò, alzando le sopracciglia con fare ammiccante. - il riccio, quello là." precisó poco dopo, gesticolando ogni tanto.
Scoppiai a ridere per come lo aveva appena descritto, dimenticando completamente il suo nome e farfugliando ogni singola parola in modo goffo e rapido.

"Edoardo?" borbottai con fare ovvio, imitando il suo atteggiamento di poco fa nel cercare di descriverlo. Poggiai i gomiti contro il tavolo, facendo scivolare le mani all'altezza del mento.

"Avevi capito in ogni caso." rispose velocemente, dandomi un leggero colpo contro la spalla.

Si comportava in modo giocoso e questo mi faceva piacere, era bello stare in sua compagnia e per un attimo mi faceva scordare ogni singolo pensiero con tutte le risate che riuscì a strapparmi.

"È un mio amico, nulla di più.. - abbassai di poco il tono della mia voce, torturandomi l'interno guancia. - in realtà, non so come definire il rapporto che abbiamo." conclusi frettolosamente, e per un secondo la mia mente si proiettó nell'esatto istante in cui le sue labbra si poggiarono con delicatezza contro le mie.
Sussultai, perdendo un battito.

"Lui ti piace?" domandò con irruenza, giocando con la bottiglietta d'acqua ormai vuota fra le sue mani.

"Cosa? No, assolutamente no! - mi agitai, attirando l'attenzione di qualche studente presente in questa mensa. Mi resi conto di aver incanalato troppa energia nel tono della voce, così imbarazzata cercai di distogliere lo sguardo da tutti quegli occhi indagatori posati su di me. - come ti viene in mente una cosa del genere?" chiesi, stranita dalle sue parole.

"Perché si vede, Ele. - mi guardó affettuosamente, facendo scivolare una mano all'altezza del mio braccio. - e poi gli occhi non sono in grado di mentire, specialmente i tuoi adesso." constató poco dopo, allargando gli angoli della bocca in un sorriso compiaciuto.

Il mio cuore si bloccò all'interno della gola nel dover affrontare una conversazione del genere. Una sensazione di terrore prese ad avanzare dentro di me, costringendomi così a torturarmi le punte delle dita sfregandole con insistenza fra di loro.

"Probabilmente ti stai sbagliando. - le feci notare subito dopo, scuotendo il capo con un leggero sorriso premuto contro le labbra. - siamo amici, niente di più." ripresi le mie parole usate precedentemente, cercando in qualche modo di convincerla anche se una parte di me era consapevole che non avrebbe mai funzionato.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora