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Raggiunsi il balcone dell'appartamento di Eva, giocherellando con il cellulare tra le mani. La brezza fredda di Roma raggiunse immediatamente il mio viso, ma stranamente mi sentii a mio agio con essa.

Sbloccai il telefono, ritrovandomi così nella rubrica dove subito cercai il contatto di Federico.
Premetti il tasto per telefonare, nella speranza di ricevere una risposta da parte sua.

Andiamo, Fede.

Borbottai dopo aver udito già cinque squilli. Avevo bisogno del suo aiuto, e lui era un ragazzo che mai ti avrebbe voltato le spalle in questi casi, tant'è che, fu proprio il diretto interessato a consigliarmi sempre di effettuare più chiamate quando gli capitava di non rispondere alla prima.

Così tentai di nuovo, portando l'altra mano libera nella tasca posteriore dei jeans.

"Ele?" domandó dubbioso, e fui grata di sentire finalmente la sua voce.

"Fede, sono io. - precisai, in caso avesse risposto di fretta senza rendersi conto della chiamata persa o da chi provenisse la successiva. - ti ho disturbato?" mi azzardai, torturandomi il labbro inferiore.

"No, no, ci mancherebbe. - rispose con tono comprensivo. - scusami per non aver fatto caso al tuo numero. Ma ieri ho fatto le ore piccole e mi sono svegliato da poco." si giustificó, e le sue parole mi strapparono un lieve sorriso. Era sempre pronto a scusarsi nonostante non ce ne fosse alcun bisogno.

"Lo sai che non ti devi scusare per questo." lo rassicurai, osservando l'immensa bellezza che dipingeva la mia città.

Un piccolo sospiro accarezzò le mie orecchie, a seguire una dolce risata. Del resto persino lui era abituato a tutte le mie rassicurazioni nei suoi confronti, tant'è che, ormai, si era visibilmente arreso.

"Beh, che cosa mi devi dire? - chiese, e in questo momento immaginai la sua espressione confusa. - quando non ti fermi alla prima chiamata é perché, solitamente, é successo qualcosa." precisò, e non potei negare che ci aveva proprio azzeccato in pieno.

"Ho bisogno che tu mi accompagni a casa di Andrea. - iniziai, cercando di mantenere a bada i miei istinti peggiori. - ricordo bene quello che ti aveva fatto, non gli permetterei mai di farti del male di nuovo." proferii, percependo un brivido lungo la schiena al solo pensiero del corpo di Andrea posato sopra al suo, con violenza.

"Ele io non ho paura di lui, quel giorno gli ho permesso di pestarmi soltanto per proteggere Edoardo." prontamente, mi ricordó anche quel dettaglio. Sapevo anche quanto fosse determinato nel proteggere le persone che amava.

"Lo so." deglutii silenziosamente, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentii l'aria farsi sempre più pesante, forse perché temevo che potesse succedere qualcosa di grave ad entrambi.

In quell'istante, tra di noi, caló un silenzio assordante. A Federico non piaceva tirare fuori quell'argomento, ne ero pienamente consapevole. Ed io non sopportavo l'idea di far riaffiorare in lui i ricordi di quella giornata orribile.

"Scusami. - così fui io a spezzarlo, portando una mano alla fronte. Mi sentivo una stupida anche solo per aver pensato di contare sul suo aiuto dopo quanto successo con Andrea. - non avrei dovuto chiedertelo." bofonchiai, camminando avanti e indietro.

"Ele, ma sei pazza per caso? - mi riprese duramente. - per me non é problema, e lo dovresti sapere. Sei la mia migliore amica, ricordi? Ciò che affronti tu, lo affronto anche io." aggiunse subito dopo, ora con un tono di voce molto più dolce e pacato.

Ero grata perché avevo un ragazzo come lui al mio fianco. Ero sollevata perché sapevo, che in ogni situazione, avrei sempre potuto reggere la sua mano. Ed ero felice, perché se non avessi deciso di ascoltare la sua confessione, quel giorno al locale, probabilmente ora saremmo soltanto due perfetti sconosciuti.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora