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Poggiai lo sguardo contro il vetro, e subito qualche ciocca dei miei capelli prese a pizzicarmi la pelle. Sobbalzai un istante per il contatto, lasciando cadere le dita lungo il finestrino accanto a me.
L'atmosfera all'interno dell'abitacolo era tranquilla, quasi sconosciuta per un piccolo istante. Non sapevo se e come spezzare il silenzio, sembrava tutto troppo perfetto per essere interrotto da qualche parola fugace.

Le luci scorrevano veloci accanto all'auto, creando un dolce contrasto contro l'asfalto parecchio rovinato.

Socchiusi gli occhi, ciò mi fece sentire terribilmente rilassata.

"Ti aspetta a casa tua?" la voce di Edoardo arrivó gentilmente contro le mie orecchie, accarezzandole.

"Come?" boccheggiai, colta di sorpresa.

"La tua amica, Eva." rise visibilmente divertito dalla mia reazione, mollando per un attimo lo sguardo dalla strada.

"Oh, giusto. - mi voltai, sbarrando gli occhi per l'imbarazzo. - mi aspetta a casa." comunicai, tentando di dipingere un lieve sorriso sulle labbra.
Sempre mitica Eleonora.

"Tutto okay?" domandò, lasciando cadere la mano all'altezza del mio ginocchio.
Rimasi pietrificata, quel contatto improvviso mi privó di ossigeno per qualche secondo.

"Certo." mossi il capo decisa, sentendo le gote andare anche troppo a fuoco.
Sembrava di stare all'interno di un forno, era come sentire la pelle pizzicare in ogni punto.

Il suo sguardo mi metteva in soggezione, delle volte. Così tanto che mi sentii obbligata a distogliere gli occhi dai suoi, frettolosamente.
La pressione della sua mano contro il ginocchio era accogliente; le dita si muovevano lentamente contro il tessuto dei miei pantaloni.

Osservai con attenzione i suoi movimenti, parevano così gentili e delicati da non volermi fare del male.
Lo apprezzai, mi rilassava.

"Quindi ci vediamo domani a scuola?" chiese, eliminando poi quel contatto tra i nostri corpi.
Deglutii, era come se il tempo avesse ripreso a funzionare regolarmente.

Non feci molto caso al senso della sua domanda fino a quando non notai casa mia, proprio oltre il finestrino dell'auto.

"Non sentire troppo la mia mancanza, Incanti." esordì competitiva, prendendo poi fra le mani i fiori che mi aveva regalato.

"Forse questo dovrei dirlo io a te, Sava." mi stuzzicó, allargando gli angoli della bocca in un sorriso beffardo.

Lo guardai, senza aggiungere altro. Le luci dei lampioni si poggiarono delicatamente contro la sua figura, mettendo così in risalto ogni particolare del suo viso.

"Ci vediamo domani, allora. - pronunciai, aprendo dopodiché lo sportello della macchina. - grazie per la serata, è stato molto bello, e grazie ancora per i fiori." aggiunsi, rimanendo bloccata in mezzo al suo sguardo attento.

"Non c'è di che, fiorellino. - ed eccolo lì, ma senza alcun pizzico di sarcasmo o divertimento. - sono stato bene." lentamente, avvicinó il viso al mio, e subito sentii il respiro bloccarsi all'interno della gola.

"Anche io, davvero." bisbigliai, sentendo perfettamente il suo respiro contro le mie labbra.
Era lieve, piacevole.

"È meglio se vai. - pronunciò, posando lo sguardo sulle mie labbra. Le mie gote iniziarono a scaldarsi di nuovo. - o Eva penserà che io ti abbia rapita o cose del genere." ironizzó, ridendo.

"Hai ragione." precisai, scuotendo il capo divertita.

Poco dopo scesi dall'auto, non distogliendo però lo sguardo dai suoi occhi.
Mi sentivo così persa e stregata.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora