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"Ti ho detto di fare piano almeno cinque secondi fa, cazzo." sbottó Edoardo, stringendo il labbro inferiore in mezzo ai denti.

Roteai gli occhi al cielo, per niente sorpresa dalla sua affermazione. Allontanai il dischetto di cotone dal suo naso per intingerlo nuovamente in un po' di disinfettante, successivamente lo poggiai ancora una volta su di esso per eliminare qualunque traccia di sangue in eccesso fin troppo evidente.

"Vuoi stare zitto? - lo canzonai, piegando il suo viso di lato. - e fermo, soprattutto." aggiunsi, dando una rapida occhiata al suo sguardo.

Le sue iridi tanto scure erano posate intensamente su di me, senza mai cambiare direzione. Guardava ogni mio singolo movimento con estrema attenzione, ma lo faceva in un modo così profondo ed intenso, non come se stesse osservando un semplicissimo gesto come tanti altri, poiché i suoi occhi erano contornati da un luccichio che non passó inosservato di fronte al mio sguardo.

"Non hai finito ancora?" protestò, sbuffando sonoramente.

"La prossima volta sai già come comportarti. - ammisi, passando un po' d'acqua sulle sue labbra dove precedentemente c'era del sangue. - per evitare questo." sottolineai, premendo il dischetto contro il suo naso.

Sentii la mano di Edoardo posarsi all'altezza della mia spalla, scendendo lentamente lungo tutta la schiena. Fermai i miei movimenti sul suo viso e increspai bruscamente le labbra alla ricerca di un po' d'ossigeno da poter utilizzare. Creó piccoli cerchi con le dita, linee immaginarie e il mio cuore improvvisamente mancò di un battito. Lo guardai negli occhi, era impossibile cercare di evitare il suo sguardo su di me. Sussultai quando portó la mano all'interno del tessuto della maglia, proprio pelle contro pelle.

"Forse non mi dispiace provarci una seconda volta." confessó, curvando le labbra in un sorriso compiaciuto.

"Edoardo." bisbigliai, poggiando il dischetto sulla superficie posizionata oltre il suo corpo.

"Improvvisamente hai smesso, fiorellino?" abbassó il capo, soffiando sulla carne delle mie labbra.

Le sue gambe erano leggermente divaricate ed io, d'altro canto, mi trovavo proprio in mezzo ad esse. La sua mano sfiorava ancora la pelle nuda della mia schiena, causando innumerevoli brividi su di essa.

"Dovrei continuare, in realtà." pronunciai, la gola d'improvviso divenne dannatamente secca come se non bevessi da giorni, ed io mi sentivo bloccata dinanzi a lui.

"E perché non lo fai?" mi stuzzicó, alzando le sopracciglia.

Poggiai le mani sulle sue cosce, alzando leggermente il mento verso l'alto per osservare meglio il colore intenso delle sue iridi incastrato alla perfezione in mezzo ai miei occhi, desiderosi di continuare per ore quel contatto.

"Smettila, non è divertente. - scossi il capo, mordendomi l'interno guancia consapevolmente. - in questo modo non potrò mai continuare sul serio." gli feci notare, sfregando i palmi delle mani sul tessuto dei suoi pantaloni.

"Non sto facendo assolutamente niente." proseguì con il suo gioco, incastrando la lingua in mezzo ai denti.

Restai paralizzata, immobile ad osservarlo. Come piccole ciocche dei suoi capelli iniziarono a sfiorargli la fronte con morbidezza, che non ebbi il coraggio di scostarle per il troppo egoismo, tutto questo desiderio di restare in questa posizione a guardare il suo viso, i suoi lineamenti marcati, rilassati. Sfumare con gli occhi ogni suo particolare che dava quel tocco in più, quel dettaglio che dipingeva ulteriormente la sua bellezza pura, disarmante.

"Mi stai prendendo in giro, Incanti?" corrugai la fronte, incrociando le braccia al petto.

"Non potrei mai averne il coraggio." constató, allontanando la mano dalla mia schiena.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora