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L'atmosfera all'interno dell'abitacolo era stranamente piacevole, nonostante la chiamata da parte di Silvia. Ero chiaramente preoccupata per lei e c'era da dire che speravo di non aspettarmi il peggio. Odiavo vedere le mie amiche soffrire, era straziante non poter prendere un po' del loro dolore e renderlo unicamente mio. Preferivo sopportare la sofferenza, piuttosto che non vederle sorridere.

"Edoardo. - portai le mani contro il tessuto della mia giacca, stringendo con forza una parte di esso concentrata sulla parte iniziale della manica. - quanto manca?" sussurrai, torturandomi il labbro inferiore.

Ero talmente in pensiero da non prestare attenzione alla strada che scorreva dinanzi ai miei occhi. Una volta saliti in auto gli avevo chiesto di accelerare la velocità e lui stranamente aveva acconsentito la mia richiesta senza sibilare troppe proteste contro di me.

"Ele, abbia pazienza. - borbottó, imprecando parole poco carine al proprietario della macchina postata difronte alla sua. - non posso andare più veloce di così, so che sei preoccupata ma potrei rischiare di beccarmi una multa." spiegò, e il suo tono di voce era sempre così pacato e leggero con me. Nonostante la situazione, nonostante il traffico piuttosto evidente, il riccio si stava dimostrando così premuroso e comprensivo nei miei confronti.

"Scusa.." pronunciai, abbassando furtivamente il capo.

Improvvisamente trovai più interessante osservare le mie scarpe, anziché posare lo sguardo sull'espressione concentrata del riccio. Non volevo turbarlo maggiormente, perché già sapevo quanto non gli piacesse vedermi in questo stato senza poter trovare una soluzione al mio stato d'animo.

"Ehi, ehi. - cominció, poggiando una mano sopra la mia. Con lentezza fece intrecciare le nostre dita, provocandomi una forte fitta al cuore. - è tutto okay, non sono arrabbiato con te. Eleonora, guardami." quasi mi pregó, abbassando il tono della voce.

Feci come mi disse, incontrando subito dopo il colore intenso dei suoi occhi. Il mio corpo iniziò a tremare non appena posó il pollice contro la pelle gelida del mio zigomo, creando un dolce contrasto con il calore provocato dalla sua.

"Non ho detto questo, è che.. - mi bloccai, prendendo un lungo sospiro. - non voglio crearti problemi, Edoardo." proferii, saettando lo sguardo dalle sue iridi alle sue labbra.
Non adesso, cazzo. Per quanto fosse alta la mia voglia di baciarlo, contrastata dalle luci che scorrevano lungo la strada, mi sentivo obbligata a reprimere questo desiderio.

"Che cazzo stai dicendo? - sbottó, facendo scivolare il pollice dallo zigomo fino al mento, iniziando poi a disegnare piccoli segni immaginari. - non voglio che pensi queste stronzate. Io ci tengo a te, da morire porca puttana." sibiló con tono severo, stringendo le labbra con forza.

Edoardo avvicinò il viso al mio, raccogliendo ogni piccola parte regolare che era rimasta del mio respiro. Assottigliai gli occhi, sentendo il suo respiro caldo avanzare contro la mia bocca. Per un istante voltai lo sguardo, e ovviamente ero troppo presa dai miei pensieri per accorgermi di essere proprio accanto alla casa di Eva.

Volevo riprendere le sue parole, confessargli che per me era lo stesso. Che tenevo a lui più di quanto io possa ammettere a me stessa, ma che rimaneva comunque qualcosa che non ero ancora in grado di controllare totalmente.

Sentii le sue labbra morbide sfiorare le mie con una lentezza spaventosa. Scostó gran parte dei miei capelli, portandoli contro la schiena. Per un attimo decisi di chiudere gli occhi e assaporare la tranquillità di questo momento, ma ci pensò la suoneria del mio cellulare a spezzare ogni mia piccola speranza.

Prontamente, Edoardo allontanò il viso dal mio. Mi sentivo vuota, come se mancasse una parte fondamentale per colmare i sussurri all'interno del mio cuore.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora