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Edoardo

Afferrai la bottiglia successiva portando il sapore della birra ormai famigliare, all'interno della mia bocca. Quel liquido col tempo aveva iniziato a donarmi una sensazione strana, come se in qualche modo potesse rilassarmi, accarezzando lentamente la carne delle mie labbra, raggiungendo poi la gola con estrema velocità, per poi lasciarmi un senso di vuoto dopo aver ingoiato persino l'ultimo goccio.

Guardai il panorama oltre la finestra, e quasi non rimasi sorpreso da tutto quello che permisi di far scorrere proprio dinanzi ai miei occhi, i quali erano visibilmente stanchi e diversi. Questa città dalla quale ero circondato, era dipinta oggi da un velo completamente nuovo. La luce che emanava il sole colpiva delicatamente la pelle del mio viso, sfiorandola come se fosse una piccola carezza.

Sorrisi amaramente, portando di nuovo la bottiglia all'altezza delle labbra. Strinsi con forza la presa sul vetro di essa, e senza battere ciglio, cominciai ad osservare alcuni adolescenti chiacchierare allegramente fra di loro. Un po' provavo invidia nei loro confronti, in quei sorrisi tanto spontanei e genuini, la consapevolezza di essere delle persone totalmente libere, senza provare alcun tipo di pressione sulle spalle, sul cuore.

"Edo, sei qui." la voce calda del mio vicino di casa raggiunse poco dopo le mie orecchie, ma ciò non bastó per spezzare il contatto che avevo creato oltre questa finestra.

"Dove dovrei essere?" domandai sarcasticamente, scuotendo il capo. Una risata abbandonò le mie labbra, riecheggiando poi all'interno di queste mura.

Un sospiro pesante attiró successivamente la mia attenzione, e sapevo già il perché di tale gesto da parte sua. Non era abituato a vedermi in queste condizioni, anzi, era decisamente la prima volta che succedeva. Non sapevo come comportarmi se non mostrare tutto ciò che stavo provando, per quanto fosse difficile per lui comprendere tale atteggiamento da parte mia; non ho avuto modo di sfogarmi con lui, o forse ero solo un codardo che pensava di affrontare i suoi problemi, i suoi pensieri, da solo.

"Hai intenzione di dirmi cosa ti passa per la testa, Edoardo?" chiese duramente, affiancando poi la mia figura.

"Non mi va di parlare, non ho voglia di spiegare proprio niente. Perché non lo vuoi capire?" ripresi la sua domanda con altrettanta durezza, allontanandomi poi da quella postazione.

La birra che tenevo tra le mani era ormai finita, avevo persino perso il conto di tutto il liquido ingerito fino ad ora. Come riuscivo, ogni singola volta, ad arrivare sempre fino a questo punto? Era come se volessi spaccare il mio intestino, riempiendolo soltanto di ciò di cui non aveva bisogno; stavo andando avanti con quantità eccessive di birra, o di qualunque altra bibita, purché non fosse acqua, o cose troppo semplici e banali.

"Sono le stesse parole che mi ripeti da giorni. - commentó, cacciando fuori l'ennesimo sospiro frustrato. Non mi capacitavo di tale pazienza nei miei confronti, era qualcosa di gran lunga troppo difficile da capire per un ragazzo come me, al quale gli bastava poco per perdere completamente le staffe. - lo vuoi capire che non ti fa bene restare chiuso in te stesso in questo modo?" aggiunse, e il rumore dei suoi passi mi fece capire di non essere poi così solo come invece pensavo.

"Tu non capiresti, possibile che non ci arrivi? Non so più come dirtelo, cazzo!" sbottai, lanciando la bottiglia sul pavimento. Il suono provocato da quel vetro, rotto adesso in mille pezzi, riuscii ad accompagnare tutta la frustrazione che stavo provando, tutto quel dolore che faceva da enorme peso sul mio cuore.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora