Dolceamaro Gusto Di Te

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Era tutto il giorno che continuava a pensare. Sempre in silenzio, non fumando neanche una sigaretta. Non ne aveva la minima voglia. Persino la musica non funzionava. Ogni volta che tentava di pensare a qualcos'altro le veniva in mente lei. Lei e le sue lacrime.

«Dannazione!» esclamò, e diede un forte calcio al comodino vicino al letto. Era stata tutto il pomeriggio seduta sul letto, con le mani nei capelli, pensando cosa avesse fatto di male. Ieri era stata una giornata troppo pesante dal punto di vista mentale per mettersi a cercare una dolce compagnia per la notte, e anche se lo avesse fatto, non avrebbe trovato nessuna donna che la soddisfacesse.

In mente aveva solo lei, e passò una notte agitata.

"Perché mi preoccupo? Neanche la conosco... non so nemmeno il suo nome..." pensò, lasciandosi cadere sul morbido letto. Gli occhi scuri puntati sul soffitto, leggermente ricoperto da un alone di umidità.

I suoi occhi verdi, la sua pelle diafana, i suoi capelli d'oro, il suo corpo sensuale...

«Basta, stando qui mi faccio solo delle pare mentali. Vado a farmi una passeggiata.» disse, prendendo le sigarette, l'accendino e le chiavi di casa.

Chiuse a doppia mandata la pesante serratura, e si diresse a passo lento verso l'uscita dello stabile.

Il rosso del sole che calava, lentamente colorava Roma del suo forte colore. Un'adorabile vista si stagliava davanti a Elisa, passando per il lungofiume del Tevere.

Le acque scivolavano docili sotto il Ponte Sisto, su cui Elisa si era appoggiata placida. Lanciò la sigaretta nel fiume, guardando con malinconia la luce del sole lentamente svanire, inghiottito dal lontano panorama dell'Isola Tiberina.

"Che scenario romantico..." pensò.

Con troppa velocità la capitale venne intrappolata dalla notte, e con essa anche dalle stelle e dalla luna.

Un borbottio sommesso provenne dallo stomaco di Elisa, mandandole un indiretto messaggio.

«Cazzo, ho una fame da morire... E adesso dove vado, che ho solo pochi spiccioli?» disse in un soffio, lanciando la seconda sigaretta nel placido fiume, prima di dirigersi verso il Campo dè Fiori, che stava proprio lì vicino.

"Forse trovo qualche occasione, prima di prendere il bus per tornare a casa." e intanto lo sguardo vagava, guardando gli innumerevoli negozi.

Poi una dolce musica di piano le catturò l'orecchio, incantandola.

"Chi suona questa adorabile melodia?".

E intanto flebili note vagavano nell'aria, perdendo il senso del ritmo e della magia creata. Le persone chiassose non ascoltavano, non sentivano nella loro mente bacata l'amore e la tristezza che creava quella musica nel cuore.

Guardandosi intorno, col cuore in palpitazione, ricercò l'origine di quel suono sentendolo provenire dalla stanza di uno stabile.

Le note, che adesso venivano veloci, per poi riprendere il suo lento suono, ricordavano le tormentate armonie di Beethoven.

Raggiunse con velocità il portone dello stabile, trovandolo chiuso.

«Porca puttana!» urlò, mollando un sonoro pugno alla porta di legno scrostato.

Doveva sapere, doveva capire chi sapesse suonare con tale passione un brano così semplice e difficile insieme. Chi conoscesse le note a memoria, mettendoci un po' del proprio, lasciando nella coscienza e nel corpo sensazioni mai provate. Descrivendo le medesime sensazioni che Elisa sentiva in quel momento. Gli stessi sentimenti che aveva nel cuore, ripreso a battere grazie alla ragazza dagli occhi verdi.

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