Elisa sollevò con forza la valigia, caricandola nel bagagliaio della macchina grigia metallizzata. Di fianco a lei Artemiya, che porgeva la valigetta del computer. Elisa l'afferrò, per poi appoggiarla delicatamente sul fondo.
Dietro di loro la neo famiglia.
«Sei proprio sicura di voler tornare là?» la voce di Enrico era titubante. La sorella voleva tornare a Roma, visto che la madre migliorava a vista d'occhio. Era vispa. Troppo, forse.
«Come!?» urlò la madre, facendo rimbombare la voce squillante per tutto il reparto.
Artemiya tentava in tutti i modi di trattenersi dallo scoppiare dal ridere. Elisa, fortemente a disagio, si guardava le punte delle scarpe, con le mani dietro la schiena e il dispiacere disegnato sul volto.
«Tu, signorina, mi stai dicendo che ti sei fatta espellere dalla facoltà!?» urlò ancora, e la macchina che teneva sotto controllo il cuore iniziò a fischiare.
«Mamma, calmati! E non ce bisogno di urlare...» mormorò, cercando di acquietare la madre che, sicuro, si sarebbe alzata solo per offenderla meglio.
Artemiya stava letteralmente esplodendo. L'addome che tirava, con i muscoli doloranti, la bionda era indecisa dal ridere o mormorare di dolore. Puntò al silenzio.
«E invece sì che urlo! Tu torni subito là e ti trovi qualcosa di produttivo da fare! col cavolo che ti fai mantenere dalla tua fidanzata! Che figura ci facciamo se no!?» la donna, con i capelli scompigliati e sparati, rossa in volto, con lo sguardo austero fecero letteralmente cedere le labbra della russa. Esplose, con quella risata cristallina che possedeva.
Enrico non voleva partisse. Ora che l'aveva ritrovata. Ora che si erano riuniti, lei sarebbe fuggita.
Elisa s'avvicinò, carezzando lievemente la guancia del fratello, guardandolo amorevolmente. Quella mattina non si era fatta la barba, voleva farsela crescere lievemente.
«Enrico... non scompaio mica, né? Sono sempre qui, solo più lontano... lo sai che se hai bisogno basta che tu mi faccia uno squillo, e io correrò in aiuto da te... e poi, ti lascio in buone mani.» rispose, sorridendo a Salvatore che la osservava. Non lo conosceva ma lo leggeva nei suoi occhi chiari. E le parole che vi trovava erano dolci come il miele.
«... e poi hai un bambino in arrivo... prima di tutto la famiglia.» e stampò quelle parole nel cuore del fratello. Sorrise, per poi avvicinarsi a Salvatore.
Tese la mano, cordiale.
«Tieni a bada questo signorino mentre sono via... mi faresti questo favore?» e stringendosi la mano Elisa fece l'occhiolino. L'uomo contraccambiò, sorridendo.
Artemiya intanto aveva già salutato Enrico, donandogli un tenero abbraccio. E la bionda passò a Paola.
«Paola... io...» si sentiva irrequieta, e non sapeva il perché di quella titubanza.
Paola, illuminata da una luce fioca sorrise, passando una mano sul volto.
«Mia, sei stata carissima in questi giorni, insieme ad Elisa... mi avete aiutato tanto. Grazie.» e sorridendo si rivolse anche a Elisa.
«Elisa... sperando sia una femmina voglio che siate le madrine, visto che lo zio Salvatore non è sposato...» e con uno sguardo scrutò il moro dagli occhi color ghiaccio, facendolo lievemente arrossire.
la bionda scattò, saltando sul posto.
«Sì, che bello!» ma una fitta al fianco mutò il suo volto gaio in una smorfia.

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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.