Dopo il rappacificamento di Henri e Clovis, l'ambiente soffuso e dolce del Natale aumentò, triplicandosi.
E il peso del cibo ingurgitato ben presto rese gli animi degli ospiti proprio come l'ambiente.
Il pranzo fu seguito con l'allegria dettata dai bicchieri di vino ingurgitati, che seguì il momento atteso dello scartamento dei regali. Quando gli amici, soddisfatti per le sorprese ricevute, decisero di riempire il tempo morto tra il pranzo e la cena – sempre in casa di Artemiya – intrapresero un'ardua battaglia a un gioco di carte: il poker.
«Vedo.». Clovis, imbattuto fino a quel momento, stava duellando con il fratello, anche lui un esperto giocatore.
«Sai fratellino, sotto l'arme i giochi come quelli d'azzardo sono vietati...» buttò sul tavolo le sue carte, scoprendo una scala. Gli occhi neri si infiammarono di lieve fastidio.
«... ma io mi divertivo sempre ad organizzare scommesse, che poi vincevo.» terminò, aprendo un sorriso sul viso.
«Tsk.» borbottò Clovis, ostentando un animo menefreghista, incrociando le braccia scocciato.
«Dai fratellino, non prendertela! Dopotutto è solo un gioco!» buttò lì il moro, facendo rilucere i suoi occhi quasi bianchi.
«... e poi ti ho sempre battuto io, a carte.» e lì iniziò una scherzosa baruffa, tirando fuori vecchi ricordi di battaglie di carte, in quel vecchio e arrugginito tavolino di ferro sulla pensilina della vecchia casa gialla.
Intanto Ines e Agnese osservavano i compagni litigare sorridendo, mentre sorseggiavano una tazza di tisana ai mirtilli e vaniglia in compagnia di Mia.
«... sono proprio contenta che Henri abbia ritrovato suo fratello...» mormorò Ines, guardando Agnese da sotto il ciuffo dei suoi rossi capelli.
«... e io sono contenta che Clovis abbia ritrovato un po' di felicità.» ribatté, non sentendo lo sguardo della rossa su di sé. Come sottofondo le urla dei due ragazzi, mentre il volume si alzava. Elisa spuntò dalla camera da letto, dove si era riparata per dormire un poco, incazzata come un orso svegliato durante il letargo.
Mia osservò il volto della compagna irato, spaventata per il cipiglio che il suo volto mostrava. Con rabbia si avvicinò ai due ragazzi, accortisi dell'errore che avevano commesso.
«Agnese, è vero che Clovis ti ha chiesto di sposarlo?» chiese poi la rossa, ottenendo l'attenzione della castana.
«Come? Ti ha chiesto di sposarti?» fece la bionda, ignara di tutto.
«Sì, mi ha chiesto di prenderlo come marito, e io ho risposto che lo voglio.» aggiornò la castana, sorridendo mestamente. Di quel sorriso dove l'amore sta nascosto in ogni grinza della pelle.
«Oh, sono contenta... e quando vi sposerete?» chiese Mia, già spumeggiante per l'emozione dell'abito bianco, dei fiori, del banchetto...
«Ci siamo già sposati!» confutò la castana, ottenendo un lieve stridio della voce della bionda, nascosta dall'urlo di Elisa.
«Osate ancora svegliarmi in questo malo modo, e io vi sbrano!» la voce della mora aveva un tono aggressivo, paragonabile ad un ruggito. Se avesse voluto, gli avrebbe sbranati per davvero. Orso o meno.
«Stai scherzando vero?» chiese la bionda, posando la tazza, osservando mezza sconvolta la ragazza.
«No Mia, non sto scherzando... ci siamo sposati in comune, in forma privata.» rispose, guardando con dispiacere l'amica che, lei sapeva, voleva ardentemente organizzare una festa mondiale.
«... mi dispiace Mia...» fece Agnese, stringendo delicatamente la mano abbandonata della bionda sul tavolo.
«Dai, fa niente...» rispose, sorridendo con lieve amarezza. L'immagine della torta nuziale svanì.
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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.