Natale sotto il vischio

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Elisa si svegliò con lo squittio dolce e trillante della sua ragazza, che proveniva dal salotto. Scrutò la sveglia dalla forte luce rossa, scorgendo un doloroso sette nelle ore.

"Ma è possibile che quella donna non sia mai stanca?!" pensò, ricordando gli avvenimenti della notte.

«Amore!» la voce smielata di Mia risuonò nell'appartamento, facendo crollare inevitabilmente le spalle alla mora.

«... Dimmi amore...» chiese, quasi come una condanna.

Il silenzio dominò la casa, prima che la bionda rispondesse.

«... mi fai la cioccolata calda??» chiese con speranza e tono supplichevole. Quel tono che Artemiya, lo sapeva, a cui Elisa non poteva non resistere.

«... Va bene amore... fammi finire questo cruciverba e poi lo faccio.» rispose atona, mentre scribacchiava qualcosa in un stampatello illeggibile e sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso. Mordicchiò la punta della penna ormai consunta, prima di udire un altro lamento.

«Amore...!» chiamò ancora la moglie, con tono grondante di dolcezza e implorazione.

La donna sbuffò, abbandonando la penna sul rompicapo, insieme agli occhiali.

«Va bene, va bene!» rispose, alzandosi dalla sedia.

Quella notte bevvero insieme la cioccolata.

Ognuna sul corpo dell'altra.

Sbuffando si voltò dalla parte di sua moglie, iniziando ad entrare nel tipico dormiveglia. Fu dal suo ormai acuto sentore dei passi felpati della sua donna che il ciglio si alzò, uccidendo l'ultimo briciolo di pigrizia in lei.

«... Amore... stai dormendo?» sussurrò la bionda, parlandole all'orecchio. L'euforia sprigionata da ogni singola particella vibrante del suo essere sbatteva contro quelle statiche di Elisa, obbligandola a dimenticare il meritato riposo dopo la notte travagliata.

Elisa versò con lentezza la cioccolata densa sul corpo dell'amante, cospargendo la vita di esso. La mano di lei che già correva ai suoi capelli mentre con la lingua iniziava a leccarla via.

In bocca il gusto dolcissimo della cioccolata presto si mischiò a quello salato della sua pelle. Sentì le sue unghie stringerla, mentre la sua bocca s'apriva. Guardarla così presa dalla miriade di emozioni nel suo corpo moltiplicava le sue, di emozioni. Avvicinò le labbra alle sue, facendole combaciare. Giocando e lottando con quella lingua che sapeva di lei e di cioccolata. Le mani che lentamente correvano a quelle mutande di pizzo, facendole volare oltre la scrivania.

«Amore...» mormorò Mia, quando sentì le sue mani fare un percorso che ormai conosceva a memoria.

La mano sì fermò sul resto del cioccolato rimasto, prendendolo col dito. La lingua che disegnava, lentamente, un arabesco sulla pelle diafana di Artemiya, mentre lentamente sussultava.

La bocca raggiunse il bacino, portandosi via il rimanente della cioccolata.

Dalla posizione predominante, Elisa con sguardo intenso si leccò il dito indice, fissando quelli verdi illuminati di Mia. Quando la bionda si accorse, con un fremito, che la lingua iniziava a far altro con le mani la fermò.

«Prendimi ora, e placa la mia fame.» mormorò, fissando la donna negli occhi. Immergendosi nei suoi occhi scuri, quasi sbadatamente la sua mano raggiunse il bordo delle sue mutande.

«... mangiami.» rispose Elisa, d'un soffio. Si sorprese con quanta forza la bionda cambiò rapidamente le posizioni, mentre mordeva con forza la pelle sul collo.

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