Furono pochi istanti

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Quando Elisa si presentò a Irene Mancini verso le quattro, alla signora le bastò un'occhiata per prenderla.

«Mi servono proprio una bella faccia come la tua, giovanile, e due belle braccia forti per le piante più pesanti.» disse, prendendola subito alle sue dipendenze.

Elisa esultò, dopo giorni di ricerca, e ringraziò la commessa con due baci, scrutata da Mia con le labbra lievemente incurvate.

Passò una settimana e Elisa amava ogni giorno di più quel lavoro. Immersa in quella piccola foresta di piante profumate e anguste, piena di colori. E adorava il profumo che aveva indosso ogni volta che tornava a casa. L'orario non era stressante, e i clienti pochi ma buoni. A pochi passi da casa poi, quindi a Elisa bastava armarsi di buone scarpe per raggiungere in una manciata di minuti la fioreria. Irene poi era una donna simpatica, allegra, sempre cordiale e gentile.

Un giorno come gli altri, Elisa stava pulendo il balcone mentre Irene era occupata con una cliente nel retro.

Il suono della porta che s'apriva, conosciuto ormai all'udito fine della mora, fece alzare lo sguardo dal balcone in legno, sorridendo automaticamente alla nuova cliente appena entrata. Sembrava una donna qualsiasi, lievemente più vecchia della mora dai corti capelli con lievi rughe intorno agli occhi, come di stanchezza, mentre si guardava intorno smarrita.

I lunghi capelli rossi, portati sciolti, cadevano gentili sul giubbotto nero stretto alla vita da una cintura. In mano una borsa firmata.

«Buongiorno... posso aiutarla?» parlò Elisa, guardando la donna che intanto la studiava stranita.

«Scusi, volevo delle informazioni...» mormorò, come presa da altri pensieri.

Elisa scivolò di fianco al banco, portandosi di fronte alla donna.

«Mi dica, se posso, l'aiuterò.» Elisa guardò gli occhi azzurri della donna, lievemente argentati.

«Ehm, vede...» tentò di darle del tu, e la targa portata al petto venne in suo soccorso.

«...Elisa, io devo andare al Colosseo, ma penso d'essermi... aspetta un minuto.» un lampo attraversò i suoi occhi.

«Tu sei... Elisa!» la mora la guardò con sorpresa.

«Ehm... ci conosciamo?» mormorò, avendo paura di ripetere la stessa scena che era accaduta poco tempo fa in una pizzeria.

"Eppure non ricordo una rossa qui a Roma... solo una donna nella mia vita aveva i capelli rossi come questi ed era..."

«Penelope!» collegando il nome del passato alla donna presente in quella fioreria.

«Pen! Dove sei?» chiamò la ragazzina, i capelli corti, tagliati male, disegnavano sul capo strisce cicatrizzate di ferite lievi.

«Sono qui!» mormorò la ragazza dai capelli rosso fiamma, mentre correva ancora più in fondo nella foresta. Quella foresta di piante d'ulivo non più coltivati. Spingendo i piedi con forza in quel terreno simile al colore dei suoi capelli.

«Elisa! Quanto tempo!» disse poi, sorridendo divertita. Il volto della donna s'illuminò, spegnendo l'opacità nel suo volto. Allargò le braccia, stringendola con forza. Elisa rimase come in catalessi, ancora presa da forti ricordi.

«Pen è scuro... dovremmo tornare a casa... dove sei dannazione?!» la bambina guardò dietro ad un albero, e due labbra di rosa le rubarono la seguente imprecazione. Era stato il suo primo bacio. E lo aveva dato ad una "ragazza".

«Pen...» mormorò, ricordando il vecchio soprannome dell'amica. Quell'amica che in una notte di mezza estate divenne molto di più.

«Pen... che, che cosa...» ma non finì di parlare. Quella labbra l'accendevano come mai prima d'ora. Sentì dei brividi sconosciuti.

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