Elisa e Artemiya, con Eduardo e Marco a seguito, passeggiavano per le vie di Roma in tranquillità, rassicurati dal continuo via vai delle macchine che costantemente perseguitava la capitale.
Roma soffocata dalla modernità, come puoi resistere ancora?
Mi par strano che un'anziana come te ancor respiri in questa nuvola di patetiche bugie e atti impuri.
A volte mi sorprendo che tu ancor resista a te stessa.
E a quelle generazioni di patetici ricchi e miracolati gladiatori.
Ma alla fine chi ha la spada in mano?
Chi è il Cesare, qui?
Di Agnese però, nessuna traccia. Artemiya era preoccupata, visto che al cellulare non rispondeva.
«Dove è andata a ficcarsi quella là!?» Artemiya continuava ad inveire contro il cellulare, mentre Elisa la guardava sorridendo bonaria. Quella sera era felice. E niente l'avrebbe distrutta.
«Si sarà trovata un uomo con cui divertirsi... vedrai che sta bene, non preoccuparti amore...» le suggerì, rubandole il cellulare dalle mani, per nasconderlo in tasca.
«Dai, dammelo! Odio quando mi rubi le cose dalle mani!» iniziò a sbraitare la bionda, allungando le braccia per cercare di intrufolarsi nel giubbotto della giovine.
Elisa, con un balzo si allontanò, e con un sorriso ambiguo disse:
«Vieni a prenderlo...» la voce profonda e sensuale, e una mano agitava sinuosa il congegno.
«... se ci riesci.» e l'occhiolino fu la goccia che fece traboccare il vaso della bionda.
Si rincorsero per tutta la Piazza Colonna, ridendo e giocando come delle bambine felici. Eduardo e Marco, abbracciati l'uno all'altro, sorridevano condividendo un piccolo pezzettino della loro gioia. Quando finalmente Elisa si arrese al solletico della compagna, ripresero il cammino, arrivando fino a sotto casa di Artemiya – o di entrambe? – che ormai era l'una passata.
«Meno male che domani è domenica, e non ho lezione, se no chi si svegliava domani mattina?!» affermò Artemiya, avvolta dalle calde braccia di Elisa.
«Beh, Artemiya... ci vediamo!» salutò Marco, che condivideva un pezzo di sciarpa con Eduardo che lo guardava sorridente. Un sorriso luminoso. Un sorriso vero, che non si vede così spesso.
Quando i ragazzi voltarono l'angolo, Elisa e Artemiya rimasero ancora abbracciate, sole sotto la coperta fredda della notte.
Amore mio, quante stelle ci sono nel cielo?
«Amore mio... quante stelle ci sono nel cielo?» la voce della poesia risuonò leggiadra nella via vuota, deserta se non per quell'anima divisa in due corpi.
Ah, Elisa... se potessi saperlo, te lo direi... ti direi tutte le verità di questo mondo.
L'unica verità che in questo momento posso dirti è solo una:
Ti amo, e vivrò di te ad ogni istante che questa vita mi donerà.
«Amore mio... non lo so. Potrei provare a contarle... che ne dici?» rispose Artemiya, rapita dalle luci dell'infinito.
Non importa quante stelle ci sono...
Tutte quelle che riuscirai a contare per me saranno stelle.
Tutto ciò che ammirerai col tuo occhio sarà bellezza.
Tutto ciò che udirò dalla tua bocca sarà verità.
La ragazza bionda sorrise, sentendo quelle parole uscire flebili dalle labbra di lei.

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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.