L'Alba nei Suoi Occhi

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"Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi"

Oceano Mare

di Alessandro Baricco

The flowers of wonder, and the hidden treasure...

"...in the meadow of life, my acre of heaven..." canticchiò distrattamente Elisa, gettando uno sguardo pacato alla figura di Mia.

La voce sublime di Anette Olzon carezzava di spuma le due donne nell'abitacolo, l'una impegnata nella guida, l'altra addormentata sul sedile del passeggero.

Il paesaggio era molto cambiato da Roma a Belluno. Ora le vette puntute delle Alpi dominavano la cheta tavolozza perlacea del cielo, proiettando nell'aria pura figure mitiche di ombre e intarsi terrosi, miste col verde rasserenante delle fronde degli abeti.

Mancava ancora poco a Cortina, giusto un paio di chilometri. Lontano, oltre la linea movimentata dell'orizzonte, un'aquila sfilava imperiosa nel cielo.

- Artemiya...? – chiamò piano Elisa, allungandosi a scuotere la giovane pianista assopita. Lei mosse morbidamente le palpebre, tinteggiate lievemente di glicine pastoso, lasciando intravedere i fulgidi occhi smeraldini. Sbadigliò una volta, scostando i ciuffi biondo cenere dal viso, prima di voltarsi ed incontrare il sorriso candido e caloroso di Elisa.

- Ho dormito molto? – chiese, stiracchiandosi.

- No, non molto – rispose lei, - comunque...ci siamo quasi.

Artemiya sorrise oltre la mano affusolata che le riparava il volto.

- Dovresti farmi guidare più spesso – disse, - o mi arrugginirò.

- Non sei felice di avere l'autista? – domandò Elisa, lasciando scorrere le pupille in direzione di Mia.

- Oh, sì – sorrise lei. Aprì la bocca per continuare, ma con lena stupita la richiuse. In silenzio, si drizzò, osservando ciò che era apparso dinanzi a loro.

La strada, con un guizzo morbido, si era piegata sino a formare una lieve discesa. Il cielo rannuvolato si alzava sempre più sopra di loro, mentre le sponde verdeggianti della collina si districavano dagli abeti, lasciandoli alle spalle dell'auto, come a sentinella del paese che si allargava alla vista.

Cortina nacque indifesa davanti alle due donne, bocciolo di ciliegio tra le mani ruvide e pungenti delle montagne. Artemiya osservò le linee delle case che via via andavano delineandosi, la guglia del campanile che indicava il cielo con rettitudine impostata, le lacche ed i riccioli dei legni e la luce sfasata che filtrava attraverso le nubi, creando un vago effetto polveroso sull'atmosfera della cittadina.

- Oh – fece Mia, - amore...è bellissima...

- Non staremo in centro, in realtà – disse Elisa, - ti spiace?

- Dove staremo? – chiese curiosa Mia, appoggiando le mani aperte sulle ginocchia.

- Vedrai – sorrise misteriosa Elisa.

Attraversarono Cortina con calma, godendo delle sue atmosfere, miste di genuina tradizione alpina e luccicante vita mondana invernale.

- Ti piace? – domandò Elisa.

- Sì – sorrise Artemiya, le gote rosate. – Amore mio, grazie...

- Non ringraziarmi – l'interruppe Elisa. – Non siamo ancora arrivate alla meta, no?

Oltre il paesello, l'auto si avventurò su per una lieve salita, resa impervia dalla brina trasparente caduta dagli alberi.

Superato un piccolo tratto di strada, immerso nella verdeggiante vegetazione alpina, arrivarono ad uno spiazzo recintato. Al centro del piccolo cortile, sorgeva una casetta.

Era uno chalet moro, che a malapena si distingueva dalla fitta parete di ginepri e ontani neri posizionati nella semi oscurità del sottobosco. Sulla superficie dei muri lignei spiccava il colorito allegro delle persiane rosse, chiuse senza eccezioni, e le lievi intarsiature dei portavasi in mogano appesi alle finestre. Elisa scese per aprire il cancello, seguita da Artemiya.

- Che ne pensi? – domandò la mora traendo dalle liste in ferro la catena.

Artemiya le accarezzò la schiena, risalendo sino ad appoggiarsi alla sua spalla.

- Se è bello dentro quanto fuori, non vorrò tornare a Roma mai più – rispose.

- Se vuoi, - mormorò Elisa, voltandosi e cingendole la vita, - possiamo rimanere qui per sempre.

Artemiya le accarezzò le labbra prima di quel bacio. Un bacio tenero, morbido, un bacio che sapeva inevitabilmente di mele e rose, di miele selvatico e violette.

- Prendi la macchina – sussurrò sulle sue labbra, - io ti aspetto dentro...

Elisa le baciò la fronte, poi la lasciò e salì sulla vettura. Attese che Mia fosse dentro la steccata prima di seguirla a passo d'uomo e di parcheggiare a fianco dello chalet.

- Le ho date a te le chiavi? – chiese chiudendo la portiera, mentre la pianista osservava la figura massiccia della casa.

- No che non me le hai date – rispose voltandosi.

- Uhm, dove credi le abbia messe...? – mormorò con fare assorto Elisa, cercando nelle tasche del giubbotto.

Artemiya si avvicinò ed affondò le mani fredde nelle sue tasche.

- Dai, lo so perfettamente che sai dove sono – disse.

- No no – rise Elisa, - le devi trovare tu.

Artemiya infilò una mano oltre la zip del giubbotto, e cercando nella tasca interna le strinse lievemente un seno.

Elisa acuì lo sguardo, uno sguardo dolce e penetrante, che Artemiya avvertì subito nell'anima. Passò alle tasche dei jeans, dove trovò uno scontrino appallottolato ed una moneta da venti centesimi.

- Devo spogliarti al freddo per trovare un paio di chiavi?! – esclamò Mia, cacciando le dita nelle tasche posteriori. Elisa rise mentre la pelle della russa trovava il freddo sentore di un'unica vecchia chiave.

- Complimenti signora, ha vinto il primo premio – disse.

Artemiya la studiò da sotto in su, rigirando tra le dita la chiave.

- Una chiave? – chiese, - solo questo?

- In realtà, il pprimo premio sarebbe un bacio...- soffiò Elisa avvicinandosi al suo volto. Artemiya chiuse gli occhi, in attesa di sentire la sua bocca sulla propria.

- ...ma se vuoi la chiave, anche quella è valida! – disse Elisa sorridendo sorniona.

Artemiya sgranò gli occhi, colta di sorpresa.

- Che...giochi sporco! – ribatté stridula andandole dietro, ché Elisa si avviava lentamente verso la porta.

- Non esattamente – puntualizzò quella sfilandole la chiave dal pugno e infilandola nella toppa.

Un vago squittio fu seguito dall'apertura della porta in legno, fauci spalancate su un pozzo di pece.

- Buona luna di miele, amore mio – sussurrò Elisa, chinandosi svelta e prendendo la donna in braccio.

Artemiya alzò un urletto, aggrappandosi al collo di lei. Lei che con una mano girò l'interruttore.

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