Filigrana

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Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti della sua arte

Oscar Wilde

Artemiya sospirò.

C'era un così distinto calore, tra quelle braccia... era una piccola promessa, proprio lì, al centro del petto. Come un rubino reale incastonato accanto al cuore. "Batterai sempre, batterai sino alla fine delle ere. Per me"

Il corpo di Elisa, nudo e caldo accanto a lei, riposava beato assieme alla sua padrona, le braccia avvolte attorno al corpo di Mia e il viso rilassato, un tenue sorriso sulle labbra rosse.

Artemiya le baciò la fronte prima di alzarsi. Fuori dalle coperte faceva freddo. Corse a infilarsi un paio di pantaloni, che probabilmente erano di Elisa, e un maglione, prima di uscire dalla camera e di alzare al massimo i termosifoni.

Roma era ancora addormentata, quella mattina. Riposava docile al pari di Elisa, come lei regina di una bellezza secolare, distesa sotto una morbida coperta candida.

Neve.

Artemiya lasciò che il proprio viso venisse crepato da un genuino sorriso aprendo le persiane. Una fitta pioggerella di fiocchi gelati cadde come cascata davanti a lei, andando a cadere sulla pavimentazione sgombra della piazza.

Neve su San Pietroburgo.

Stille di ghiaccio agli angoli degli occhi-

Lacrime.

Sono rose gelate in inverno,

Rondine.

- Amore, rischi di prenderti un accidente -

Artemiya non si voltò. Le braccia di Elisa, avvolte nella spessa stoffa di una felpa, le avvolsero la vita; le sue mani si abbandonarono sotto la sua cinta, accarezzandole le carni celate. Un bacio se sfiorò il collo, mentre gli occhi nocciola di Elisa salutavano il panorama romano.

- Ha nevicato...- mormorò Mia chiudendo le finestre.

- Mm- fece Elisa, - ho visto. Sei felice?

- Completamente – sussurrò la russa stringendole i polsi, - amore...

- Sì?

- Ti amo

Elisa sorrise contro la pelle lattea del suo collo,

- Anche io, amore...anch'io, tantissimo...- disse.

- Amore...- disse Artemiya, prima di venire interrotta da un sordo bussare alla porta.

Sciolsero l'abbraccio con un sospiro, e Mia andò claudicando nell'ingresso.

Sotto la porta era stata infilata una busta, la carta pesante color crema, l'indirizzo vergato elegantemente in inchiostro nero.

La prese e, studiandola attentamente, la portò in cucina, dove Elisa aveva iniziato a preparare la colazione.

- Cos'è, amore? – domandò chiudendo la caffettiera.

Artemiya rigirò la busta.

- È da parte di...- mormorò, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte, - Miss...Merceaux...

Elisa si avvicinò, incuriosita, e si posizionò alle sue spalle.

Attese che le lunghe dita di Mia aprissero la busta, rivelando un biglietto della medesima carta di quella: un biglietto rigido, severo, con una piccola chiave di violino filigranata ad un angolo.

La S.V. è gentilmente invitata a presentarsi alle ore 15.30 presso il numero 23/6 di Via Martiri della Liberazione il giorno 14 prossimo venturo.

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