Giocare Col Fuoco

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«Porca...!» Elisa smorzò la bestemmia a metà, maledicendo il fatto che con la mano destra riusciva fare solo guai. Lo sguardo bruno ricercò una paletta per raccogliere i cocci della tazza che aveva rotto. Non trovandola cercò di rimediare con le mani. Ma una voce alle sue spalle la fermò.

«Ti tagli così...» Artemiya, che aveva un sonno leggero, si era svegliata al suono della ceramica rotta.

«Io... mi dispiace, non volevo svegliarti...» si scusò, alzandosi.

«... lascia fare a me.» rispose, e aprendo un'anta fece comparire lo scopino che Elisa non aveva trovato.

«Ecco dov'era...» mormorò, per poi allungando la mano per prenderlo.

La ragazza dai capelli biondi glielo negò.

«Tu sei ferita, non ti permetterò altri sforzi d'ora in poi, signorina.» disse con tono serio e con una nota di rimprovero. Lo sguardo verde natura serio e, nascosta sotto le sue fronde, un pizzico di calda preoccupazione.

Elisa sorrise, riscaldata da essi, ma non mollò la presa.

«Sei gentile, ma vorrei versarmi il caffè da sola, grazie. Mi dà leggermente fastidio dipendere da qualcun altro. Soprattutto da te.» affermò, per poi scattare velocemente per afferrare la scopina. Vittoria.

­«E allora fa come vuoi, dannazione! Io vado a farmi una doccia...» rispose infastidita, avviandosi verso il bagno leggermente infuriata.

Elisa la guardò rapita, mentre con eleganza varcava la soglia del bagno in camicia da notte.

Era mezzogiorno, ma quando erano tornate erano appena le otto di mattina. Nessuno di loro era tornato a casa per riposare, almeno finché non si erano assicurati che Eduardo fosse fuori pericolo. Quando lo videro ridere e scherzare con Marco al suo fianco, poterono tirare un sospiro di sollievo.

Ad Elisa, fattasi vedere da un medico, avevano prescritto di rimanere steccata per due settimane. Il colpo all'osso le aveva procurato una frattura, ma non tale da romperle completamente i legamenti al braccio. I medici avevano sconsigliato il gesso, perché negava il pronto intervento alla ferita aperta che aveva provocato la punta del piede di porco. Le ordinarono anche di non fare sforzi, e di seguire una dieta equilibrata, perché le ossa avevano bisogno di tutto il necessario per ricostruirsi.

Artemiya era con lei, e assicurò, con una fermezza assoluta, che avrebbe badato a lei per le settimane in cui avrebbe dovuto mantenere la stecca. Il suo sguardo era così sicuro, che Elisa non provò neanche a controbattere.

Quando era tornata poi, con i capelli più corti e un giubbotto nuovo, si era subito accorta che qualcosa in lei era come rinato. Una luce nuova negli occhi verdi, che faceva pensare ad una nuova Artemiya, più matura, più forte... più viva.

«Sei tornata...» Elisa la scrutò, accorgendosi subito del nuovo taglio di capelli.

«Sì...» rispose atona la ragazza bionda.

La ragazza dai capelli corti la fissò, aspettando in silenzio che lei parlasse. Ma non lo fece.

«... ti sei tagliata i capelli...» affermò Elisa, passando una mano nei morbidi fili di lei. Non avevano perso la loro dolcezza.

«... ti piacciono?» chiese timida.

Elisa non la smetteva di ammirarla in silenzio, non dicendo niente. Agnese interruppe il loro discorso, riferendole che Eduardo si era svegliato. Il discorso non venne più ripreso.

Bevve d'un sorso il caffè dal bicchiere, per poi dirigersi a passi sicuri verso il bagno. Nel preciso momento in cui Elisa entrò, l'acqua smise di scorrere.

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