E poi andremo fuori,
a respirare
e a ridere un po'
di quella gente che cerca Strauss
sotto i lampioni del centro,
ma i veri poeti si nascondono bene,
dentro incredibili bar...Stella del Nord – Goran Kuzminac
La vibrazione molesta fece sussultare Elisa, che non era abituata a tenere il cellulare di Artemiya in tasca. Stupita, quindi, dopo aver individuato la fonte del sommovimento – il piccolo e graffiato cellulare a chiocciola nero che pareva sopravvissuto a tre sulle due Guerre Mondiali – trasse l'apparecchio dalla suddetta tasca dei jeans e scorse curiosa il nome che lampeggiava arancione e abbagliante sul piccolo display esterno.
Marco
Lanciò un'occhiata premurosa alla donna sdraiata nel letto. Dormiva profondamente, stordita dai medicinali, sul viso un'espressione contrariata.
Uscì dalla stanza in silenzio e aprì la comunicazione accostando dietro di sé la porta bianca.
- Pronto? – disse, modulando la voce con il timore di turbare il sonno della sua Bella Addormentata.
- Elisa? – chiese stupito Marco, dalla sponda della vasca su cui era appollaiato.
Eduardo, il viso imbiancato dalla schiuma da barba, gli gettò un'occhiata.
- Ehm...sì, sono io – rispose Elisa grattandosi nervosamente la nuca. Marco non sapeva nulla di ciò che era accaduto...
- Come...come state? – domandò Marco.
Elisa sospirò.
- Beh, tanto vale che te lo dica – mugugnò, - Artemiya...siamo in ospedale.
- CHE COSA?
Marco era scattato in piedi, in preda all'agitazione.
- Sta bene, ora...mio padre...le ha sparato.
Eduardo si avvicinò al compagno, che si era lasciato cadere a sedere a terra. Marco posò la testa sul suo petto, stringendo gli occhi.
- Ma come è successo? – sussurrò.
- Si è presa una pallottola che...- Elisa sentì un tuffo al cuore al ricordo. - ...che era per me...
Era per me, maledizione, e se l'è presa lei.
Darle tutto, la vita, l'amore, l'anima, ma non una pallottola.
Solo questo il regalo di mio padre alla mia sposa: una pallottola.
Marco aggrottò la fronte.
- Oddio...ma state bene? Sei stata ferita? – domandò.
Eduardo lo guardò interrogativo.
- Io...no, no, sto bene...fisicamente – rispose lei, appoggiandosi con la schiena la muro,- mi dispiace dovertelo dire così...non ho pensato ad avvertirvi...
Marco sorrise: - Nessuno ci avrebbe pensato. Ma Mia come sta?
- È viva.Ha una peritonite, ma inizia a stare bene – rispose Elisa, - i medicinali la addormentano. Io...mi sento in colpa.
L'aveva detto così, senza pensare. Come quella lacrima delle dimensioni di una capocchia di spillo era spuntata ed ora scivolava giù: senza pensieri.
Marco scosse la testa contro il corpo massiccio di Eduardo.
- Non devi. So come ti senti, so come puoi soffrire. Ma non fartene una colpa. Non è colpa tua – disse dolcemente. – Ora và da lei...dille che le vogliamo bene, io e Ed. E sta tranquilla.
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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.