È un vero peccato perdersi New York in Autunno
(C'è post@ per te - un film di Nora Ephron)
Artemiya si guardò attorno: Palazzo Fermi era affollato, c'era gente ovunque: musicisti, cantanti, politici. Tutti parlottavano e ridevano, creando una singolare eco che andava a sbattere contro i soffitti, sino a fiancheggiare le splendenti gocce di cristallo dei lampadari.
Se avesse voluto, non avrebbe dovuto rimanere là inchiodata come una statua, nello svolazzante abito blu, a guardare fissamente l'orizzonte: i campanelli di musicisti erano molteplici, e molteplici erano anche le conoscenze della pianista. Ma cercava qualcuno, e non sarebbe tornata a casa senza averlo trovato.
«E che ci vai a fare?» domanda ancora la bruna, voltando il corpo della pianista con malagrazia, stringendolo a sé come per accoglierlo nella propria cassa toracica.
«Vado a prendermi una rivincita.» risponde Artemiya accarezzandole i capelli.
«Ah» fa Elisa, scostandosi quel poco da riuscire a guardarla negli occhi, « e... mi è concesso accompagnarti?».
E in cuor suo, conosce già la risposta.
«È una cosa che ho da fare sola» risponde Mia, accarezzandole il viso con le turgide labbra, «Non te la prenderai, spero...».
Slaccia i pantaloni di Elisa con un gesto lento, indorandole la pillola con carezze sempre più intime, sino a farle scivolare via sia i jeans che i boxer.
«Non lo so» soffia Elisa, investendo il suo visetto con l'alito caldo. Le sue mani stringono più forte le natiche di Artemiya. «Devo pensarci...».
«Pensaci bene, allora...» dice Artemiya debolmente, mentre la sua mano, con un gesto deciso, fa sussultare Elisa.
«Mia...mia...» geme lei, e chi può sapere se nella sua mente sia un richiamo per la compagna o semplicemente una richiesta d'appartenenza. Artemiya approfondisce sempre più il tocco, piegandosi appena per riceverla tutta, per vederla mordersi le labbra. Gli occhi di Elisa, marroni come la florida terra emiliana e delicati come la carezza del vento marittimo, sono ormai appannati dal piacere quando la bacia sulle labbra, venendo sotto le sue dita bianche e affusolate.
«Allora, che dici» sussurra teneramente Artemiya stringendola a sé, «ce l'hai con me?».
«No» risponde piano Elisa, incastrando perfettamente la testa nell'incavo tra la sua spalla ed il collo, «no, non potrei mai, piccola...».
Artemiya la bacia sulla scapola, respirando il suo odore, ormai pulito anche dall'ultimo briciolo di fumo di sigaretta.
«Allora non aspettarmi sveglia, amore mio» sorride.
Era un fortuna essere lì. In mezzo a giovani musicisti eccentrici e signore ripiene come tacchini, Artemiya camminava voltando lentamente la testa, come un passerottino in cerca di una briciola.
Elisa le aveva detto che era bellissima...
Sta sdraiata sul letto – il loro?- e sorride furbescamente osservando le curve di Mia danzare. Si è legata i capelli in un stretto twist, senza lasciare nessuna ciocca al caso, si è truccata con eleganza, usando colori tanto fini da divenire trasparenti sulla sua pelle. Cigno.
«Sei bellissima.» sussurra Elisa allungando una mano. E stenta ancora a crederci, tanto è bello come un sogno: Artemiya le stringe le dita.
«Ciao, Artemiya!».
«Buonasera, signora Sokòlova.».
Artemiya salutava con un solo gesto le persone che le turbinavano attorno come foglie morte in novembre: come una sirena che non possa mantenere la testa fuori dall'acqua per troppo tempo. I suoi occhi smeraldini scattavano sempre verso altri punti, lontani dai volti che sfilavano al suo fianco. Cercava un qualcuno di cui non sapeva nulla: né il viso, né il nome. Non sapeva nemmeno se fosse uomo o donna.
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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.