[Delle stelle ch'ammirai io non scelsi che quella ch'amavo,
e da allora io dormo con la notte.
Cit. Pablo Neruda]
Elisa stava seduta sul divano scalza, ammantata da una coperta in lana, mentre sfogliava con degli occhiali da vista il giornale. Una penna rossa in mano e gli occhi che veloci accarezzavano le parole nere urlanti "lavoro, lavoro, lavoro!".
«Amore, la cena è pronta.» le disse Artemiya, finendo d'apparecchiare il tavolo con una brodaglia verde arancina dentro semplici piatti.
Elisa mugugnò, ma rimase ferma dov'era. Con un gesto secco segnò con stanchezza l'ennesimo cerchio rosso sul grande foglio stropicciato.
Artemiya, avvolta nel grande maglione grigio che adorava si strinse nelle spalle, scuotendo la testa. Quando Elisa era rapita da una cosa persino il suo stomaco taceva.
«Elisa...» mormorò, rimproverandola per non averla ascoltata.
«Sì?» chiese, continuando a scrutare con serietà il foglio. Gli occhiali fini e blu stavano proprio sulla punta del naso, usati solo per non affaticare i suoi occhi scuri.
«Amore, lascia quel dannato giornale e vieni a mangiare per favore.» chiese, pregandola lievemente, mentre s'avvicinava a lei.
«Arrivo subito...» mormorò atona, facendo un altro cerchio sanguigno.
Ma si vide il foglio strappato dalle mani.
«Ehi!» urlò, sporgendosi per riprenderlo, ma sua moglie le negava il foglio con i suoi occhi smeraldini che la sgridavano.
«Vai a mangiare... ora.» le intimò, guardandola con serietà. Elisa l'osservò seria da sopra gli occhiali blu, e sentì lo stomaco brontolare.
«Va bene...» mormorò sconfitta, passandosi la mano sinistra tra i capelli lievemente lunghi, già arricciati. All'anulare un filo bianco e un pezzo di stella lucente. Abbandonò i fini vetri sul divano e si sedette al piccolo tavolo, osservando con cipiglio la brodaglia inconsistente.
«Ehm... Mia, posso sapere cos'è?» chiese, iniziando a dubitare delle doti culinarie della sua consorte.
Artemiya, già con il cucchiaio a metà strada la osservò, come sorpresa dalla domanda di lei.
«Minestrone. Perché?» rispose, riportando il cucchiaio da dove era venuto.
Elisa tirò su un pezzo verde, dall'aspetto tutt'altro che invitante. Mostrandolo alla compagna che la guardava lievemente disgustata.
«Dubito che questo faccia parte del minestrone...» mormorò, guardandola sogghignando.
Artemiya, dandosi una lieve pacca sulla fronte, capì cosa non andava bene.
«Mannaggia la paletta! Forse ho mischiato gli scarti con il buono!» dedusse, guardando la radice ritornare nel minestrone ormai da buttare.
«Fa niente amore...» mormorò, alzandosi.
Artemiya, con una mano che reggeva la fronte, passò nei capelli, sbuffando nervosa.
«E adesso? È troppo tardi per andare a comprare qualcosa...» disse, prendendo il minestrone e buttandolo nel lavandino direttamente.
«Prendi il giubbotto amore, andiamo a mangiare fuori.» rispose, mettendosi il giubbotto pesante, e indossando i pesanti stivali in pelle.
Mia la guardò, di solito Elisa preferiva cenare in casa. Non adorava andare a mangiare nei cari ristoranti di Roma. Elisa la vide titubante e sorrise.
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La vita sulla pelle
RomanceElisa e Artemiya, la loro storia, l'amore e la vita, perché il tempo di gioire è sempre sfuggente.