Mancanza

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Fu strano il modo in cui la baciò. Le sue labbra – così morbide, così delicate – si tuffarono su quelle di Elisa, bisognose di una risposta e di un calore di cui sentivano la mancanza.

Elisa rimase basita, congelata sul posto. Le braccia ancora abbandonate sui fianchi mentre con la mente, tentava di concepire la verità appena caduta come un secchio d'acqua sulla sua coscienza.

Gli occhi sgranati, la mente che non rispondeva alle domande che si poneva. Una lacrima scese.

Artemiya...

Un'onda di ricordi che invase la sua mente.

«Sai amore...» disse la voce cristallina di Mia, seduta sulle gambe di lei.

«Cosa, piccola?» domandò la mora, guardandola con sguardo amorevole. Una pioggia di gocce di cioccolato.

«... è bello...» disse, guardandole le mani che stringevano le sue.

«È bello cosa?» domandò Elisa, non capendo.

«... perdere tempo così. Con te.» disse, girandosi un poco e guardandola. Sorridendole.

Donandole un sorriso amato. Quel bel sipario rosato che mostrava i denti di perla.

«Non è tempo perso.» affermò Elisa, sfiorando il suo naso col proprio.

«È più che meritato.» affermò, baciandola.

«Elisaaaa!» urlò la donna, dal computer. Un braccio che stringeva la gamba. Scompostamente seduta.

«Dimmi, piccola...» disse Elisa con tono sommesso, spuntando fuori dall'armadio.

«Hai visto che bello questo cucciolo?!» le indicò lo schermo, dove troneggiava l'immagine di un cucciolo di Terranova. La mora si avvicinò, poggiandosi sullo schienale.

«Sì, è bello...» mormorò in un soffio.

«Me lo prendi?» chiese, con un muso quasi uguale a quella del cucciolo.

«Quando prenderemo una casa tutta nostra, allora sì.» disse, prendendole il mento con la mano e baciandola piano.

«Sai, gestire due cuccioli in casa è molto difficile... già faccio fatica con una!» affermò sorridente, gettandosi fuori dalla stanza per sfuggire alla furia del cucciolo Mia.

Gli occhi verdi di Artemiya la guardavano, ardenti, nuda sotto di lei. Le sue mani che stringevano i suoi capelli, il fiato affannato.

«Ti amo...» sussurrò, strappato prima di un ansimo.

«Non pensare di cavartela così...» disse la bionda, immusonita. Le labbra di Elisa a pochi centimetri dal suo orecchio.

«Ti amo... lo sai vero?» sussurrò, creando nel volto di Mia un sorriso.

Le labbra di rosa si staccarono da Elisa, una mano che corse veloce ad asciugare le lacrime inevitabilmente scese alla bionda.

«Scusami, Elisa io...» la voce spezzata. Gli occhi che non avevano il coraggio di guardarla.

«Artemiya, io...» tentò di parlare la mora, ma venne zittita.

«No, no... non dire niente... lo so... non è come pensavi vero?» iniziò a parlare, inginocchiandosi davanti al vestito bianco.

«... ma non ce la facevo più. Stavo scoppiando... ti amo troppo, Elisa, lo capisci?! È giorni che vado avanti con questo nodo in gola, un nodo che non scende, che rimane lì ad uccidermi l'anima e il cuore.» le lacrime scorrevano veloci. L'anima che lentamente vomita tutto il suo dolore.

«Come potevo sperare di resistere... ho lottato, ho sofferto - abbiamo sofferto – per poter stare insieme eppure... persino il destino, in tutte le maniere possibili, tenta di separarci... quasi volesse mandare un segno...» il silenzio calò sulla stanza. Artemiya sentiva su di sé gli occhi di Elisa, e bruciavano sulla sua schiena come pezzi di cristallo ardenti. Con le mani stringeva convulsamente il vestito bianco, stropicciandolo.

«... pensavo di poter vivere una vita felice, Elisa. Una vita con te. Con la donna della mia vita. L'unico vero amore della mia vita.» mentre parlava, tra i singulti, Elisa si mangiava le mani, spostando il peso da un piede all'altro. Gli occhi frenetici di un amante stato troppo tempo lontano dalla sua compagna.

«... ma ora è volata via. Il mio angelo, la mia terra, il mio sole è scappato in un luogo dove io non posso raggiungerla. Sono un'anima divisa a metà. Un essere umano che non ha motivo di esistere. Sono una vecchia di 24 anni che si ciba di soli ricordi. Abbracciando l'evanescente corpo di una donna che non mi vuole più.» il pessimismo prese l'animo di Mia, rendendolo nero. Una macchia di nero petrolio che insozza il suo verdeggiante pensiero.

Sai Amore... mi sei mancata.

La sua voce. Il suo tono. Le sue mani.

«No, non può essere...» si girò, e Elisa la guarda, in ginocchio dietro di lei che... le sorrideva.

Amore mio...

... dimmi, da quanto tempo non sorridi più?

Sei così bella e solare, quando sorridi...

E queste parole, questa tristezza, non sono fatte per la mia Musa.

Tu sei vita.

Come puoi esser già ad un passo dal cadere in un precipizio?

«Elisa...?» il dubbio, il cuore di una donna che ha paura, paura del suo cuore che si spezzi ancora.

Gli occhi verdi che risorgevano di vita pura, la luce di una speranza che ancora fiammeggiava.

Scusami Amore... non dovevo stare così tanto tempo lontana da te.

Ti ho trascurata. Ti ho quasi "tradita".

Tradita col tempo. E con la mia mente dispersa.

Ma ora rimedierò.

...

Ho tutta la vita per rimediare.

«Sai Amore... mi sei mancata.» sussurrò Elisa, aprendo le braccia. Mia si tuffò, piangendo disperata. Ripetendo il suo nome per tante, tante volte. E ad ogni invocazione Elisa rispondeva, dondolandola piano, parlandole d'amore. Parlandole di lei. Raccontandole la favola di una donna che si era addormentata, e che per anni aveva dormito, in attesa di qualcuno che la svegliasse dal suo eterno riposo. Aspettando un bacio dalla persona amata.

Bastava un bacio. Un singolo bacio, per infonderle la vita, la coscienza e... i ricordi.

Mi bastavi tu... sotto un vestito di perle bianche.

[Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto,

e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso.

Cit. R. Musil]

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