Ladre Di Cuori

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La rossa che aveva adocchiato davanti all'università tirò fuori il cellulare e scrisse poche parole prima di chiuderlo con un movimento secco e conosciuto.

«Tra poco verrà una mia amica a portarmi gli appunti, ti dispiace?» mi disse, con quella voce squillante che aveva. Elisa sorrise.

«Nessun problema, bellezza. Nessuna potrebbe distrarmi dal tuo bellissimo viso. Nemmeno una dea.» e detto quello, le passò delicatamente una mano sul volto.

La ragazza passò velocemente dal rosa al rosso più vivo, che con difficoltà si capiva dove iniziasse il viso e finissero i capelli.

«Scusami, ma sarei fidanzata... non vorrei che...» cercò di dire, girando il volto dall'altra parte.

«Se fossi veramente fidanzata, non gireresti da sola per queste vie... non credi?» esclamò, riportando la mano in tasca. Aveva capito cosa la ragazza voleva dirle: alla larga.

«... almeno, io non farei girare la mia donna da sola, alla mercé di ogni possibile pervertito.» disse con tono cupo, mentre un ricordo lontano riaffiora.

Dolore, freddo, sangue, tabacco, vino.

«Brava bambina, piangi... piangi!» sussurrò l'uomo all'orecchio, prima di continuare.

Poteva sentire ogni sua penetrazione come un coltello dentro sé, rubandole l'infanzia in cui ancora viveva innocentemente.

In quel momento l'unica cosa che desiderava era morire.

...

...

«EHI TU! LASCIALA STARE!»

Cacciò quel ricordo dalla sua mente, scuotendo la testa.

«... Dì un po'... quando arriva questa tua amica?» chiese, curiosa di sapere se almeno con quella si poteva rifare del tempo perduto con quella fidanzata.

«Dovrebbe arrivare tra poco...» mormorò lei, mentre guardava l'orologio.

Elisa intanto si era già accesa un'altra sigaretta. Era nervosa.

Dopo neanche due minuti di silenzio, apparve una figura all'orizzonte che la ragazza dai capelli rossi riconobbe.

«Eccola! È arrivata!». Disse entusiasta. Elisa buttò la cicca della sigaretta, voltando brevemente le spalle.

«Ciao!» trillò l'amica.

Voltandosi Elisa sentì il suo cuore riprendere a battere con vita nuova.

Davanti a lei l'angelo che aveva intravisto nei suoi ricordi di stamattina, ancora più illuminante e incantevole di allora.

Con i jeans che stringevano in una dolce morsa le gambe affusolate e il sedere sodo. Una maglietta nascosta da un maglione che faceva risaltare quelle forme di cui si era incantata e di cui aveva provato una bruciante sensazione di piacere.

Sentì un brivido percuoterla, ma sapeva che non era per il freddo autunnale.

Erano brividi di piacere.

Dolce dea, che incantasti il mio cor, ritorni dalle tenebre per farmi vibrare ancora. Quanto desidererei baciarti, per poi morire.

È da tanto che non sentivo questo battito nel petto...

... dimmi, si può morire per la felicità?

La donna dai capelli biondi portò lo sguardo su Elisa, e lei poté di nuovo assaporare il dolce colore della Natura.

Perché lo so, l'incarnazione della natura stessa sei tu, o dea.

Sei venuta a riscuotere ciò che è sempre stato tuo di diritto.

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