Conchiglia di mare

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Agnese si svegliò di soprassalto, saltando nel letto dalle lenzuola nere.

«Clovis, amore... per favore svegliati.» chiamò con voce terrorizzata, mentre scuoteva il corpo del compagno che dormiva placido vicino a lei. l'uomo aprì gli occhi scuri, scrutando la donna con i capelli sciolti e illuminati dalla luna, tremante. Si alzò sui gomiti, scoprendo la schiena bianca, e un enorme tatuaggio sulla schiena. Due enormi ali nere, chiuse. Unico reduce di un passato oscuro, tenebroso. Gli passò un braccio intorno alla vita, su di esso un altro tatuaggio: un crocefisso elaborato. Prendendola dolcemente la fece scendere dentro le coperte e in silenzio la strinse forte tra le sue braccia. La donna si legò forte a lui, assaporando il suo profumo intenso.

Tabacco, vino, solitudine e lui. Avevo amato sin dall'inizio quel profumo.

Quel profumo che ora era tutto suo. Portò le sue mani al suo petto, sentendo sotto i polpastrelli il suo battito regolare. All'altezza del cuore un ennesimo tatuaggio, che Agnese adorava. Uno spartito elaborato, ma vuoto.

«Perché è vuoto?» chiese curiosa, mentre giocherellava con le dita e passandoci sopra.

L'uomo sussultò leggermente al suo tocco delicato e sensuale.

«... è vuoto perché la musica è scritta sotto la pelle. La musica della mia vita è dentro il mio cuore.» rispose, con voce bassa, fermando la sua mano proprio sul disegno, e facendogli ascoltare il suo cuore.

«La senti la musica, mia Colomba?» mormorò, guardandola negli occhi.

E Agnese sprofondò in quel pozzo nero, senza uscita e senza luce. Cadendo infinitamente, sentendo l'emozione prenderla. Perché nel vuoto pozzo, la musica rimbombava, e la possedeva.

Con passione lo baciò, facendolo cadere disteso sul divano.

L'uomo fermò la mano della donna, portandola alla bocca. Baciò la sua mano, la sinistra, dove sull'anulare un anello d'oro, con un diamante, luccicava di vita propria.

«Tieni, mia Colomba. Per te.» e, inginocchiandosi, gli porse il piccolo cofanetto in tessuto.

Quando Agnese aprì la scatoletta, rimase senza fiato. E difficilmente lei rimaneva senza parole. Semplicemente gli saltò al collo, stringendolo a sé. Sperando che un pizzico dell'emozione di lei entrasse in lui.

«Amore... che cosa hai sognato?» chiese lui, continuando a avvicinare a sé quella donna di cui si era perdutamente innamorato.

Agnese sembrò rifletterci, mentre rievocava nella mente le immagini terribili.

Agnese correva. Spaventata. Sentiva il panico correrle dietro. Correva, correva. E mentre correva s'imbatté in un manichino. Vestito. La paura era ancora nel suo corpo, l'aggirò presa dalla curiosità. Ma quando si accorse che il manichino in realtà era Mia, sanguinante, urlò. Urlò talmente tanto, desiderando di uscire dal mondo terribile che la possedeva, che si svegliò.

Leggere lacrime scivolarono, mentre raccontava a singhiozzi l'incubo.

«Mia... è successo qualcosa a Mia, me lo sento. Domani mattina la chiamo, sicuro.» disse, intenzionata e determinata. L'uomo sorrise, avvicinando a sé quella testa sussultante. Clovis sentì il suo odore penetragli l'anima.

The, menta, fragole e lei. Avevo amato sin dall'inizio quel profumo.

«Va bene, principessa... ma adesso dormiamo, per favore.» chiese l'uomo, guardandola intensamente.

«... e stavolta m'impegnerò a non farti venire più gli incubi.» mormorò l'uomo, baciandola sulle labbra. Un bacio che ne chiese un altro, che ne seguì uno identico. Andando a finire in un circolo vizioso che poteva andare solo a peggiorare, o meglio, a migliorare.

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