30 - Loro

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Già le odio le paludi del Cambridgeshire. Le odio tanto quanto questa pioggia incessante che ci ha accolti al nostro arrivo dopo uno sfiancante viaggio in cui ci siamo spostati da un mezzo pubblico all'altro e l'essere lontana da Corey nel momento in cui più dovrei stargli vicina. E detesto anche Dorian, ovviamente. Non serve nemmeno ribadirlo, credo sia abbastanza chiaro a tutti.
Qualcuno mi posa una mano sulla testa e, istintivamente, mi volto.

Thomas mi solleva il cappuccio per coprirmi e, sorpresa, lo ringrazio. «Vieni sotto la pensilina, ti stai bagnando tutta» , dice con fare apprensivo.

Un po' lontani da noi, intanto, Chris e Léon litigano perché il più piccolo non vuole correre a ripararsi, esattamente come me, per starsene fermo al centro della strada sterrata ad attendere l'arrivo del dipendente di suo padre che verrà a prenderci per scortarci al casale.
«Ti raggiungo fra un minuto» , tento di liquidarlo. Torno a guardare gli orari, esposti in una bacheca, dei mezzi che potrebbero riportarmi vicino al quartier generale. Non ho intenzione di abbandonare Corey nel momento del bisogno e non saranno gli ordini di Dave ad impedirmi di stargli accanto.

Thomas non si allontana. «Non ti permetterò di tornare dagli altri.»

Sorpresa dalla sua affermazione, serro i pugni e mi volto nuovamente a guardarlo. «Ti ho già detto che non smetterò mai di combattere per chi amo» , gli ricordo.

«Mettiti bene in testa, allora, che io, invece, non smetterò mai di cercare di proteggere chi amo.» Sussulto e mi viene spontaneo schiudere leggermente le labbra. Lui si gratta la nuca e guarda in basso. «Corey deve cercare Alex, non puoi dargli altre preoccupazioni. E' meglio che tu ti nasconda con noi, fidati di me.»

Faccio per rispondergli, ma le urla di Léon sovrastano la mia voce. Ci voltiamo entrambi a guardare lui e suo fratello e notiamo la macchina nera che si sta avvicinando a loro. Sono venuti a prenderci.
In silenzio, raggiungiamo i nostri due compagni. L'auto si ferma al centro della strada. Un ometto apre lo sportello per farsi vedere. E' corpulento, ha i capelli rossicci, il volto paffuto, un naso prorompente, delle folte sopracciglia e un'espressione arcigna. Per qualche strano motivo, un po' mi spaventa.

«Coraggio, è tardi, entrate!» , ci grida.

Sorpresi dal suo tono di voce duro, corriamo in macchina. Léon, visibilmente irritato dal modo di fare dell'uomo, si posiziona accanto a lui e lo squadra dalla testa ai piedi.
E' il ventisettesimo giorno di Gennaio e, secondo l'orario indicato sul display del mio cellulare, sono le otto di sera.
Schiaccio una guancia contro il finestrino e chiudo gli occhi. Mi vengono subito in mente gli ultimi momenti passati con Corey.

«Non voglio lasciarti» , dico.
Mi stringe fra le braccia e ci copre meglio con il piumone azzurro. «E a me piacerebbe tenerti qui con me, ma è giusto che tu vada con gli altri. Non voglio che ti accada qualcosa di brutto. Devi nasconderti.» Sospiro e gli sfioro il torace coperto da una sottile maglietta grigia a maniche lunghe. Mi accarezza una guancia. «Ti chiamerò spesso e verrò a trovarti, appena Dave mi darà il permesso di farlo» , tenta di rassicurarmi. Vedendo la mia espressione imbronciata, intenerito, sorride. «Anzi, correrò da te a prescindere, senza aspettare concessioni, semmai dovessi avere bisogno di me.»

Torno in me quando Chris inizia a scuotermi. «Svegliati, Evie, siamo arrivati» , mi informa.

Intravedo dal finestrino una villetta a due piani circondata da cipressi. Effettivamente, sembra isolata dal resto del mondo. Mi copro la testa con il cappuccio e scendo dall'auto. Thomas mi porge il mio borsone e lo ringrazio. In silenzio, ci dirigiamo tutti verso l'ingresso dell'abitazione. L'inquietante dipendente del padre di Chris e Léon ci apre la porta e ci fa passare per primi. Una volta dentro casa, inizio a guardarmi intorno.
Di fronte a me c'è una maestosa scalinata, su cui qualcuno ha steso un lungo tappeto viola, come quello che si trova al centro della stanza, sopra cui sono stati posizionati un divano, due poltrone e un tavolino di cristallo, che porta al piano superiore in cui, probabilmente, si trovano le camere da letto e il bagno. L'ambiente è illuminato unicamente da un antico candelabro appeso al soffitto e da qualche lanterna. Noto due stanze alla mia sinistra, un pianoforte, circondato da alcune piante, alla mia destra e un'altra scalinata, che affianca la principale, che conduce ad un corridoio leggermente interrato di cui si intravedono alcune porte. Un brivido mi attraversa la schiena. Questo posto non mi piace. E' eccessivamente cupo.
Nessuno osa fiatare. Probabilmente, stiamo condividendo tutti lo stesso pensiero.

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