45 - Nessun posto è sicuro

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Diversamente dai ragazzi ho, come Letha, una stanza tutta per me. Se ciò da una parte mi piace, dall'altra, invece, mi spaventa. Non voglio che la solitudine mi faccia annegare nei miei pensieri malinconici, come in questo preciso istante.
Fisso il soffitto senza battere ciglio. Qualcuno, all'improvviso, inizia a bussare alla mia porta. Mi volto a guardarla.

«Chi è?» , grido per farmi sentire.

«Esci fuori, ragazzina. E' ora di pranzo.» Léon. Mi alzo dal letto e mi avvicino alla scrivania per prendere dalla sedia posta accanto ad essa la mia felpa grigia che mi affretto ad indossare insieme alle scarpe prima di andare ad aprire.
Mi ritrovo davanti il fratello di Chris. Ha un sorrisetto sarcastico stampato in volto. «Dormito bene?»

«Abbastanza.»

Ci avviamo verso l'ascensore dell'albergo. Una volta dentro, lui preme il bottone del pianterreno.

«Prevedibile. Non hai dovuto condividere il letto con nessuno.»

«Non ho prenotato io delle camere matrimoniali per voi ragazzi» , gli ricordo.

Sbuffa e incrocia le braccia al petto. «Nico e Sabrina sono due incompetenti.»

«Grazie a loro non stai pagando il tuo soggiorno a Roma.»

Rotea gli occhi. «Avrei preferito starmene a casa.»

«Hai scelto tu di accompagnarmi in questa impresa suicida.»

Sospira. «Scusa, non ho preso sonno quando siamo arrivati e sono un po' nervoso.»

«Scusami tu, ho troppi pensieri per la testa e non riesco a stare tranquilla.»

Mi accarezza un braccio e sollevo il capo per incrociare il suo sguardo. «E' strano essere così gentili l'uno con l'altra. Hai una felpa orribile» , dice, accennando un sorriso.

«I tuoi capelli, stamattina, fanno veramente schifo. Li hai almeno pettinati prima di uscire dalla stanza?» Gli rivolgo a mia volta un sorrisetto strafottente.

L'ascensore si ferma. Un po' più allegri di prima, raggiungiamo la sala da pranzo. Vediamo i nostri amici seduti ad un tavolo in fondo ad essa e corriamo da loro. Léon si posiziona accanto a Mark e io a capotavola, di fronte a Letha, fra lui e Corey. Ordiniamo un primo a testa e iniziamo a chiacchierare per ingannare l'attesa.
Letha è spaventata dal pensiero che qualcuno possa cercare di ucciderci anche qui a Roma. Mark tenta di rassicurarla e suggerisce a tutti di restare in albergo per non farsi vedere in giro in modo da non correre rischi. Thomas sembra d'accordo con lui.

«E Brad? Credete che possa essere in pericolo? Foster conosce la sua identità» , espongo ad alta voce una delle mie tante preoccupazioni.

Corey scuote il capo. «Sarà al sicuro insieme a Chris e a Gabe, ne sono certo.»

Léon concorda con il coinquilino e, con fatica, pronuncia il nome italiano dell'albergo in cui sembra si siano sistemati da poco, per quel che gli ha detto Chris per messaggio, lui e gli altri due ragazzi. «Insomma, credo anche io che lì siano al sicuro. Condividono una camera in tre. Per quale strana ragione le stanze singole spettano unicamente a voi ragazze?»

Seccata, roteo gli occhi. Perché deve essere così monotematico?

«Le ha prenotate Nico. E' un gentleman» , gli risponde Letha.

«E' un gentleman» , la imita lui, infastidito, con voce più acuta del normale.

Iniziano a litigare e sia Thomas che Mark tentano di calmarli.

Corey si massaggia le tempie. «Non vi sopporto più» , commenta.

Una melodia inizia a risuonare per la sala. Un uomo si è messo a suonare il pianoforte posizionato accanto alla cucina del ristorante, da cui entrano ed escono in continuazione camerieri.
Riconosco la canzone. E' A Thousand Years.

Gli erediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora