11 - L'asso nella manica

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Sono quasi le due di notte del ventiquattresimo giorno di Novembre.
Adam spalanca la porta di casa per farci passare. Squadra prima Corey e Faith da capo a piedi e si sofferma poi su di me. Sembra confuso e deluso allo stesso tempo. Fa per parlare, ma Chris lo precede. Colpisce con un pugno il muro e mi raggiunge con due falcate.

«Che ti è saltato in mente, Evie? Ti avevo chiaramente detto di tenerti lontana dai guai e tu, invece, che hai fatto? Hai sfruttato l'ingenuità di Adam per farti lasciare in un casale abbandonato per chissà quale bizzarro motivo!»

Suo cugino, offeso, protesta. Serro i pugni e abbasso il capo. Non sono tornata nell'appartamento di Christopher per litigare.

«Léon è morto» , dico, cercando di non far trapelare alcuna emozione dal mio tono di voce. Sollevo nuovamente la testa. Adam si irrigidisce e lo stesso fa il poliziotto. «E Faith ha in mente un piano che ci permetterà di far finire Ares in galera. Che ti piaccia o meno, non me ne starò con le mani in mano. Puoi soltanto decidere se aiutarmi o voltarmi le spalle.»

Chris mi osserva in silenzio. Si morde il labbro inferiore e scuote il capo. «Non ti permetterò di affrontare un'inutile missione suicida.»

«Agirò comunque» , ribatto con sicurezza.

«Ti darò una mano io.» Mi volto verso Adam. Ha gli occhi lucidi e forza un sorriso. «Io e Léon saremmo diventati grandi amici, ne sono certo. Voglio fargli giustizia.»

Corey gli dà una pacca sulla schiena.

«Ares è il patrigno di Faith e ha una villa in cui organizza partite a poker» , inizio a spiegare.

«Una villa con una stanza in cui si possono vedere tutti i filmati delle telecamere di sicurezza che si trovano in ogni angolo della casa» , precisa la mia collega.

«Il nostro obiettivo è rubare quelle riprese» , taglia corto Corey.

«E consegnarle alle polizia» , prendo di nuovo in mano il discorso. «Perché, di sicuro, nascondono cose oscure che avvengono in quella casa e che Ares vuole tenere segrete. Come facciamo a saperlo? Roger è la guardia del corpo di quel criminale. Faith lo ha visto entrare nella villa, ma non andare via. Potrebbe essersi persa la sua uscita? Certo, ma c'è un piccolo dettaglio che ci fa pensare che a Roger sia accaduto qualcosa. Quale? Non si vede più in giro da almeno tre giorni.»

Chris scuote la testa e corre a chiudersi nella sua stanza. Adam, sbigottito, serra e riapre le palpebre a intermittenza. Gli si legge in volto che vorrebbe porci una sfilza di domande. Squadra Faith. Fa per parlare, ma poi si ferma. Si volta verso Corey.

«Ho un microfono, un auricolare e una ricetrasmittente in camera. Me li sono fatti regalare da Christopher anni fa. Ho sempre sognato di comportarmi come una spia. Credi che potrebbero esserci utili?»

Il rosso annuisce e il ragazzo dagli occhi verdi corre nella sua stanza per prenderli. Sconsolata, scuoto il capo e mi volto verso Faith.

«Come agiremo?»

Lei si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Dirò ad Ares che Adam è un uomo d'affari interessato a giocare a poker. Lo farò partecipare ad una partita. Tu ti fingerai la sua fidanzata e Corey il suo socio. Entrerete in casa con me.»

«Come arriveremo alle telecamere di sicurezza?» , chiede l'unico ragazzo rimasto nella stanza.

«Sediamoci a tavola e studiamo un piano» , propongo.

«Non ce ne sarà bisogno perché tu e Adam non vi muoverete da questo appartamento.»

Mi volto di scatto e mi ritrovo davanti Christopher con una pistola fra le mani. Me la punta contro. Il suo torace si solleva e si riabbassa ritmicamente. Prima che Corey possa prendere l'arma contenuta nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, lo faccio io. Stringo con forza la pistola fra le dita e la direziono verso il viso del poliziotto. Faith, terrorizzata, si porta le mani sulle labbra. Adam, attirato dal trambusto, ci raggiunge in soggiorno e, alla vista di me e suo cugino pronti a fare fuoco, chiude gli occhi, inizia a barcollare e poi si siede a terra, quasi sul punto di svenire.

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