16 - L'anima della festa

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Loughborough è ricoperta di neve. Sembra una cittadina abbastanza carina.
Corey attraversa il giardino con i miei bagagli e i suoi fra le mani e io, avvolta nel mio pesante cappotto rosso, lo seguo, affiancata da Léon, Gabe e Alex.
Dovrò cercare di godermi le vacanze di Natale, di ricordarmi di chiamare il rosso con il suo vero nome, Robert, e di non pensare al fatto che un ipotetico assassino sia intenzionato ad incastrare Thomas e a farlo finire in prigione. Semplice, no?
Sorpasso i quattro ragazzi e suono il campanello. Ricordo di non conoscere la famiglia di Corey e, imbarazzata, indietreggio e mi nascondo dietro di lui che, divertito, sorride. Ci apre una signora dai capelli rossi raccolti in una crocchia. E' minuta e non molto alta.

«Mamma, che bello vederti!»

Ruota il capo verso Alex e lo fulmina con lo sguardo. «Non tentare di addolcirmi, Alexander. Sei scappato di casa per andare da tuo fratello, non l'ho mica dimenticato. Ignorerò la cosa per i prossimi giorni e non ti prenderò a padellate perché a Natale sono tutti più buoni e non è mia intenzione traumatizzare i nostri ospiti.» Continuo ad osservarla mentre parla e mi viene naturale pensare che il maggiore dei suoi figli sia la sua copia esatta. Hanno gli stessi lineamenti. Si volta poi verso di me e sorride. «Tu sei Evie, vero?» Annuisco e le tendo una mano per presentarmi. Lei, sorprendendomi, mi abbraccia. Felice, lascio che mi stringa. «Io sono Amie» , dice.

«E' un piacere conoscerla» , affermo, sincera.

«Non essere così formale, tesoro. Chiamami pure per nome.»

A mio agio, le sorrido. Mi invita ad entrare in casa e poi si presenta a Gabriel. Saluta Léon con un abbraccio, Alex con un pizzico su una guancia e poi si sofferma, quasi con gli occhi lucidi, ad osservare Corey. Gli accarezza una gota e poi lascia che lui la stringa.

«Leonard, non vieni a salutare tua madre?» Spostiamo tutti lo sguardo sulle scale che conducono al piano superiore della villetta. Con la coda dell'occhio, intravedo due ragazzini e un bambino seduti in soggiorno. Léon abbassa il capo e raggiunge la donna dai lunghi e setosi capelli castani. Leonard? Tossisco più volte per non scoppiare a ridere. La donna abbraccia il figlio e poi raggiunge me e gli altri. «Sono Cordelia» , mi informa, allungandomi una mano per presentarsi.

«Evie» , dico.

Mi squadra dall'alto con i suoi occhioni scuri. Credo superi il metro e ottanta. E' incredibilmente bella e sembra molto sicura di sé. Saluta poi Corey, Alex e Gabe, che pare particolarmente affascinato da lei. Mentre si allontana, infatti, le guarda il fondoschiena, messo in risalto dal tubino bianco che indossa, e io, prontamente, gli pesto un piede per invitarlo a non farlo. Lui mi rivolge un'occhiataccia, ma non do peso alla cosa.

«Avete fame, ragazzi? E' rimasto un po' di stufato.»

Mi volto verso Amie e mi tocco la pancia. «Non molto, abbiamo mangiato poco fa» , ammetto.

Continuo a rivolgere fugaci occhiate, incuriosita, ai ragazzi e al bambino seduti sul divano che non ci stanno degnando di uno sguardo, troppo presi dalla tv. Cordelia li raggiunge e spegne il televisore. Ignora le loro proteste e li invita a salutarci. Il più grande, sbuffando, si alza dalla sua postazione e si trascina a fatica verso di noi.

«Nolan, fratellino, mi sembri più felice del solito» , lo prende in giro Alex, sorridendo in modo strafottente. «Megan ti ha lasciato di nuovo?»

Il ragazzino dai capelli biondicci arriccia il naso e lo ignora. Sorride a Corey, felice, e lo abbraccia. Léon gli dà una pacca su una spalla.

«Come sta il mio sedicenne preferito? Sei diventato altissimo» , commenta.

Ad occhio e croce, supera il metro e ottanta. E' magro e ha le spalle larghe. Si presenta a Gabe e poi si volta verso di me. Ha gli occhi scuri, come la maggior parte dei membri della sua famiglia che ho già conosciuto. Si passa una mano fra i capelli corti per ravvivarsi il ciuffo e poi sorride. Ha le labbra carnose e le sopracciglia folte.

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