25 - Posso avere questo ballo?

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Selene si affretta ad asciugarsi le lacrime mentre Chris e Thomas, spaesati, raggiungono Dave.

«Ha avuto un crollo emotivo.» Mi volto, confusa, verso la mia compagna di stanza. Léon ha gli occhi lucidi. «Chris. Chris ha avuto un crollo emotivo in carcere.» Cerca di non piangere. Si morde il labbro inferiore con forza e solleva lo sguardo. «Me lo ha raccontato Thomas. Si è graffiato la mano con un pezzo di vetro che ha trovato accanto allo specchio rotto del bagno. Stava male. Troppo. Pensava a me, a te, ad Adam, a suo fratello e a sua madre. Pensava al fatto che l'idea di aver un figlio in carcere la stesse facendo soffrire e che non lo meritasse, non dopo il tradimento di suo padre. Thomas ha sentito i suoi sospiri e si è svegliato. Lo ha trovato sporco di sangue e ha chiesto subito aiuto a degli agenti.» Scoppia a piangere e l'abbraccio. Prendo dei respiri profondi per calmarmi e non fare lo stesso.
Léon si trattiene a stento.

«Adesso è qui con noi. Andrà tutto bene» , la rassicuro.

Ci mette un po' a tranquillizzarsi. La folla intorno a noi si dirada. Si asciuga gli occhi e tossisce per schiarirsi la voce. «Ho parlato con Adrian, in macchina. Organizzeremo una festa in maschera qui al quartier generale, stasera. Voglio che Chris dimentichi quell'episodio.»

Le accarezzo i capelli e annuisco. «Sì, mi sembra un'ottima idea. Siamo tutti riuniti, adesso. Dobbiamo festeggiare.»

•••

Entrata in camera, sento il mio cellulare squillare. Corro verso il comodino, lo afferro e rispondo prima che possano riattaccare.

«Evie, sono Mark.»

Mi sento stordita. Ho una marea di pensieri che mi frullano per la testa.

«Scusa, Mark, stavo dormendo e ho visto adesso le tue chiamate. E' successo qualcosa?»

Lo sento ridacchiare. «No, non qualcosa. E' successo di tutto» , risponde.
Mi fingo meravigliata e lo invito a parlare. «La tua amica ha firmato le dimissioni e ha lasciato l'ospedale di Sheffield, ma non è finita qui. Christopher e Thomas sono stati scagionati. Il barista che si ipotizza ti abbia drogata ancora non si trova e, per questo motivo, poiché, a detta dei testimoni, non è stato il tuo amico a versare qualcosa nel tuo drink, la versione dei fatti che mi hanno fornito i tuoi protetti potrebbe essere reale. Il vero colpevole di tutto, magari, è davvero Dorian Evans. Da questo momento in poi, lui, Christopher e Thomas sono liberi, ma invitati comunque a tenersi a disposizione della polizia in qualsiasi momento. La fidanzata di Chris è venuta a prenderlo. Selene, non so se te la ricordi.»

Improvviso un gridolino di gioia. «Sì, certo che me la ricordo! Provo a chiamarli. Grazie per tutto, Mark!»

Lo saluto, chiudo la telefonata e lancio il telefono sul materasso.
Sto impazzendo. Mi passo le mani fra i capelli e inizio a tirarmeli, quasi come se volessi strapparmeli dalla testa. Penso al comportamento strano di Corey, al fatto che suo padre potrebbe essere stato ucciso, al crollo emotivo di Chris, a Thomas e al male che gli ha procurato Dorian e anche a Faith e all'operazione che ha subito di recente. Barcollo verso il bagno e appoggio entrambe le mani sul lavandino. Mi guardo allo specchio, chiudo gli occhi e grido. Non sopporto più questo dolore e mi sento furiosa. Scoppio a piangere e getto a terra tutto ciò che mi capita a tiro. Cado sul pavimento e mi metto seduta. Avvicino le gambe al corpo e le circondo con le braccia. Ho la vista offuscata dalle lacrime e i capelli incollati alle guance. Un tubetto scuro inizia a rotolare verso di me. Lo afferro e me lo rigiro fra le dita. E' un rossetto rosso. Rosso come le fiamme che sento ardermi dentro. Lo tengo in mano e, a fatica, mi rialzo. Lo fisso, quasi ipnotizzata. Mi sciacquo la faccia e poi me lo passo sul labbro inferiore. Copro con uno strato rosso anche quello superiore e, soddisfatta, mi soffermo ad osservare il mio lavoro.
Non sarò più debole. Non permetterò mai più a nessuno di fare del male a me e ai miei amici. Voglio combattere.
Prendo un elastico nero da un cestino posto accanto al lavandino e mi lego i capelli in una coda alta. Corro in camera e indosso dei leggings neri. Apro un cassetto e ci trovo dentro delle fasce bianche. Le afferro e inizio ad avvolgermele attorno alle mani e ai polsi. A lavoro terminato, colpisco l'aria con dei pugni. Sono le nove e mezza del mattino del quinto giorno di Gennaio e sono pronta a lottare.

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