17 - La battaglia

343 95 18
                                    

Baylee grida a gran voce il nome di sua madre e non di certo perché la preoccupa un'emergenza nucleare, un terremoto o una qualsiasi altra catastrofe naturale, ma un semplice brufolo. Holly, seduta accanto a me sul suo letto, seccata, le lancia contro il cuscino. La bionda, prontamente, lo schiva. Amie, allarmata, ci raggiunge.

«Che cosa è successo?» , domanda, agitata.

«Devi aiutarmi a nasconderlo» , le risponde la figlia, indicandosi la bolla rossa sulla guancia destra con un dito.

Sua madre tira un sospiro di sollievo. «Credevo fosse un'emergenza.»

«E' un'emergenza» , puntualizza la bionda. Mi astengo dall'intervenire. Mancano poche ore alla battaglia e continuo a non saper imbracciare un fucile. Dovrei chiamare Chris per chiedergli qualche consiglio. «Non voglio che Cole mi veda in questo stato.»

«Cole?» , chiedo, confusa.

«Il biondino dell'ultimo anno» , mi spiega Holly.

«Sì, il chitarrista» , precisa Amie, sconsolata, passandosi una mano sulla fronte. Va a sedersi sul letto di Baylee e batte le dita sul materasso per invitare la figlia a raggiungerla. La ragazzina l'ascolta. Holly riprende a colorare. «Non faremo nulla per quel brufolo.» Baylee fa per protestare, ma la madre la interrompe subito. «Non devi nascondere i tuoi difetti o trovare una persona che si limiti a tollerarli. Meriti, come tutte, qualcuno accanto che riesca ad amarli.»

«Come si può amare questa bolla? E' enorme, pare abbia vita propria» , ribatte Baylee, quasi sull'orlo di una crisi isterica.

Amie, intenerita, le accarezza i capelli. Incantata, le osservo. «Io riesco a farlo. Ti è spuntata sulla guancia perché mangi troppi dolci e pensare che tu sia una persona golosa mi fa sorride. E poi, la perfezione, a lungo andare, stanca.»

«E' arrivato il nostro pacco.» Corey entra in camera con un cartone fra le mani che lascia cadere sul pavimento.

Sembra furioso. Lancia alla sorella un foglio bianco che la bionda, subito, inizia a leggere.

«Ha messo Cole nella nostra squadra!»

Perplessa, mi alzo dal letto e lo raggiungo. Gli accarezzo un braccio e lui, ancora scosso, mi osserva.

«Puoi spiegarmi ciò che sta accadendo?»

Porto lo sguardo sulla scatola. Dentro ci sono dei fucili, delle improbabili mute da sub e degli orologi.

«Cassie ha scelto le squadre per la battaglia e, ovviamente, mi ha messo nella sua, contro di te.»

Prevedibile. Gli sorrido in modo incoraggiante. «Non importa, non è colpa tua» , lo tranquillizzo.

«Tesoro, è soltanto un gioco» , lo rassicura sua madre.

«No, non lo è! Non se c'è di mezzo Evie.»

Serra le mani a pugno. Preoccupata, mi avvinghio al suo braccio. «Fra qualche ora sarà tutto finito, non accadrà nulla di brutto, calmati.»

«Non sottovalutare Cassie, Evie.» Si morde con forza il labbro inferiore. «E' soltanto colpa mia» , mormora.

«No, non è vero» , tento di dissuaderlo. «Io ho accettato di essere il leader della squadra» , gli ricordo.

Gli erediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora