18 - Direzione sbagliata

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Mi sono sempre posta molte domande, sin dalla tenera età.
Mi chiedevo se le rondini avessero le zampe, visto che all'asilo le disegnavo tracciando delle semplici 'v' nere sul foglio, e se le castagne fossero la progenie dei ricci.
La situazione, adesso, non è cambiata.
Perché un assassino deve cercare di incastrare Thomas? Perché non riesco più ad osservare Corey senza avere uno sguardo sognante? Ma, soprattutto, perché deve continuare a venirmi sete nel cuore della notte?
Non voglio alzarmi dal letto. Strizzo le palpebre e cerco di pensare ad altro, ma più lo faccio e più sento la necessità di dovermi scolare tre bottiglie d'acqua di fila.
Sospiro e mi metto seduta. Indosso le pantofole e lascio la camera per raggiungere la cucina. Mi fermo in soggiorno e perdo un battito quando mi ritrovo davanti Corey a torso nudo intento a contemplare il cortile dalla finestra. Tossisco per attirare la sua attenzione e lui si volta. Sorpreso, mi sorride e mi invita a raggiungerlo. A testa bassa, lo faccio.

«Perché sei sveglia? Sono le due di notte» , mi fa notare.

«Potrei farti la stessa domanda» , affermo. «Comunque, stavo andando a bere.»

Gli do le spalle per congedarlo, ma mi blocca un polso per trattenermi. «Non ti interessa sapere a cosa stavo pensando?»

«Sì, certo» , ammetto.

Ma non voglio guardarlo negli occhi. E' l'ultimo giorno di Dicembre e, da Natale, non abbiamo mai più parlato del nostro bacio mancato. E a me sta bene così. Ho soltanto bisogno di ignorare l'accaduto e di passare del tempo con Thomas. E credo stia bene anche a Corey non menzionare l'evento. Il solo pensiero, probabilmente, lo imbarazza, ma continua a non allontanarsi da me e mi chiedo se lo stia facendo ingenuamente o intenzionalmente per vedere se, fra noi, potrebbe accadere qualcosa.

«Però, voltati.»

Deglutisco e, per non destare sospetti, ruoto sul posto. Soddisfatto, sorride. Inizia a fissarmi senza proferire parola.

«Quindi, a cosa stavi pensando?» , domando, assalita dall'ansia.

Si incupisce. «A Tim» , risponde. Confusa, inarco un sopracciglio. «Gli piacciono tanto i supereroi» , mi spiega. «E due di un film che ama saranno domani a Plymouth. I suoi genitori non l'hanno mai accompagnato a vederli. Anzi, secondo quello che mi ha detto mia madre, i suoi genitori non ci sono mai. Continuano a lasciarglielo e spariscono chissà dove per giorni. Potrei tranquillamente considerarlo un membro della mia famiglia e non il mio vicino di casa.»

Mi intristisco. Gli porto istintivamente una mano sul braccio e lui solleva il capo per guardarmi negli occhi. Sussulto e raddrizzo la schiena.

«Portiamocelo noi. E' questo che volevi fare, vero?»

Sorride. «Sì, esattamente.»

So che dovrei stare il più lontano possibile da Corey, in attesa di un confronto con Thomas, ma non voglio deludere Tim.

•••

Siamo in viaggio, ormai, da quasi due ore. Sono soltanto le nove del mattino. Baylee, sorpresa dalla mia decisione di passare alcune ore con Corey in un'altra città, lontana da lei, da mio cugino, da Léon e sua madre e dalla sua famiglia, mi ha invitata a chiamarla in caso di necessità.

«Che hai messo in quella borsa?»

Corey sposta lo sguardo dalla strada a me per un istante.

«Un po' di tutto.»

Il rosso sorride e torna a concentrarsi sulla guida. Tim inizia a saltellare sul sedile posteriore.

«Possiamo fermarci?»

Gli erediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora