Epilogo - Torno sempre a te

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Giugno

Mi pongo da giorni le stesse domande. «Sapevo che sarebbe andata a finire così.» Corey mi rivolge un sorriso e poi torna a fissare le sue gambe lunghe e sottili oscillare sull'acqua della piscina.
Mi chiedo se Brad se la caverà senza di me, se ai miei amici mancherò e se papà non soffrirà sapendomi molto distante da lui. «Da molto tempo, a dirla tutta. Anche dopo aver scelto me, hai rischiato la tua vita per stargli accanto. In qualche modo, sei sempre tornata da lui.»

Spaventata, ho continuato ad interrogarmi, pur sapendo, in cuor mio, di avere già una risposta. Partire con Thomas è la scelta giusta perché sono innamorata di lui e più che dirigermi verso mete sconosciute per periodi di tempo indefiniti mi terrorizza il pensiero di non poterlo avere più accanto. «Non ho mai finto di amarti.»

Il rosso mi stringe una mano. «Lo so, non devi giustificarti. Immagino sia dura anche per te.» Ho un groppo in gola e gli occhi lucidi. Corey mi accarezza una guancia e mi sforzo di non scoppiare a piangere. «Hai avuto il cuore diviso a metà per troppo tempo e sono contento che tu sia finalmente arrivata ad una scelta perché voglio davvero la tua felicità. Non piangere, starò bene. Adesso, corri a salutare tutti e raggiungilo, prima che l'aereo parta.»

Lo abbraccio e lui mi passa con delicatezza le dita fra i capelli. Gli bagno la felpa grigia di lacrime e sorride, intenerito. «Mi mancherai» , mormoro fra i singhiozzi.

«Anche tu. Fatevi sentire qualche volta.»

Mi asciugo gli occhi e annuisco. Dopo un po', mi faccio coraggio e mi alzo da terra. Saluto Corey un'ultima volta e poi lo lascio in cortile e mi affretto a raggiungere casa senza più voltarmi indietro per non lasciarmi travolgere ulteriormente dalla malinconia.
Una volta in soggiorno, prendo il mio cellulare e inizio a chiamare Thomas. Non risponde. Chris, Gabe e Adam, confusi, mi osservano. Telefono a Faith, disperata, e sento la sua voce dopo pochi squilli.

«Faith, Thomas non risponde alle mie chiamate. Sai in che altro modo posso rintracciarlo?»

La sento sospirare. «E' partito prima del previsto, Evie, e mi ha affidato il suo cellulare. Vuole lasciarsi il passato alle spalle e mi ha detto di contattare suo padre, semmai dovessimo avere bisogno di aiuto con il negozio.»

Cado sulle ginocchia.

«Tesoro, che hai?» Adam, agitato, mi corre incontro insieme al cugino.

Gabe riempie un bicchiere con dell'acqua e me lo porta, ma non lo prendo.

«Non ti facevi sentire da giorni, Evie, e stava male. Credeva che non avessi il coraggio di rifiutare la sua proposta ed è andato via per semplificarti il tutto.»

Mi porto una mano sul petto. Mi manca il respiro. Lascio cadere a terra il telefono e mi copro il volto con le dita. L'ho perso per sempre.

Ottobre

Faith mi strappa il cellulare dalle mani. «Non puoi continuare a tempestare il padre di Thomas di telefonate per chiedergli se abbia o meno notizie del figlio.» Faccio per protestare, ma, subito, mi zittisce. «No. Non farlo più e basta. Stai diventando molesta.»

Non ho voglia di discutere. Afflitta, mi trascino nella stanza del mio capo e mi lascio cadere sulla sua comoda sedia da ufficio. Guardo la foto incorniciata sulla sua scrivania e una lacrima mi riga una guancia. Ne ha fatto una copia.

All'improvviso, lo sguardo mi cade su una foto appoggiata sulla sua scrivania. Ritrae me, lui e suo nipote alla fiera di Corncob. «Ti piace?»
Mi volto ad osservarlo. «Perché ci hai incorniciati?»
Mi guarda con aria di sfida. «Ti ho incontrata in un bosco e abbiamo passato la fine dell'anno insieme e in quel periodo volevo proteggerti tenendoti lontana da me. La fotografia mi ricorda che, per quanto fugga, in qualche modo la vita mi riporta da te. Non credo sia una coincidenza.» Allontana dal vetro lo scatto e me lo porge. «Tieni, è un regalo.»

Gli erediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora