Capitolo Trentatré

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2 giugno 1579

Il cuore dello scontro pulsava nella zona C. Oltre venti squadre erano radunate al centro del campo di battaglia, mentre soltanto quattro erano distribuite sui lati, e si occupavano di rallentare l'avanzata degli Yksan.

L'attacco da parte dei nemici dell'Impero era stato improvviso, e troppo ben organizzato perché si trattasse di un'iniziativa degli stessi soldati. Larenc capì subito che gli Yksan stavano prendendo ordini da qualcun altro, ora che la loro Lady Kerol se n'era andata.

Averla dalla loro parte costituiva un enorme vantaggio. Il Dragone era in grado di coprire e quindi difendere tutte le squadre radunate nella zona C, tra cui la 831, capitanata da Endris Larenc, e la 821, guidata da Endris Walturn.

L'avanzata dei Tesrat era lenta, e a ogni passo si contavano feriti, che dovevano essere trasportati alla base seguendo il metodo ordinario: il nagyvet della vittima diventava una sorta di barella, e mentre un Tesrat prendeva il capo del nagyvet, un secondo stringeva la punta e alzava il proprio scudo, mentre occasionalmente altri uomini offrivano copertura.

Tuttavia, utilizzare due uomini per soccorrerne uno costituiva uno spreco di risorse, così ogni ferito veniva usato per richiamare una nuova squadra, che seguiva i due trasportatori sul campo di battaglia.

Ma il ritmo degli Yksan era troppo rapido, e presto rimasero in pochi a costituire un muro di scudi per difendersi.

«Non riusciamo a fare fuoco!» si lamentò Walturn, urlando in una radio, per poi imprecare.

Larenc era al suo fianco, il nagyvet alto di fronte a sé.

La situazione era critica. L'unico modo di chiudere lo scontro con una vittoria certa da parte dei Tesrat sarebbe stato richiamare un considerevole numero di squadre dal fronte Sud, ma forse era proprio ciò che gli Yksan speravano che accadesse. Forse non stavano aspettando altro, e a Noomadel vi erano altre centinaia di uomini pronti ad attraversare il portale onirico verso il fronte Sud non appena le fila dei Tesrat si fossero sfoltite su quel campo di battaglia.

«Dobbiamo renderli incapaci di attaccare» ragionò Larenc, a voce bassa, ma volenteroso che il padre lo ascoltasse. «Avremmo bisogno dell'effetto sorpresa.»

«E quindi cosa proponi di fare? Aggirarli?» ribatté Walturn, facendo cenno con la testa di fronte a sé. Non al nagyvet, ma agli Yksan che si trovavano oltre. «La loro prima linea è più ampia della nostra. Ci accerchieranno, se restiamo qui.»

Gli Yksan avanzavano espandendosi. La prima linea si ampliava, e le unità dietro di essa erano rapide a prendere il posto di eventuali buchi nella formazione. I Tesrat stavano soccombendo per semplice inferiorità numerica, e non appena gli Halosat all'accampamento lo avessero capito, avrebbero dato l'ordine di ritirata, lasciando i più sfortunati a morire, limitando le perdite.

Ma i più sfortunati erano proprio loro.

«Ho un'idea.» Una strategia andò formandosi nella mente di Larenc, mentre i fucili continuavano a sparare, i bossoli a rimbalzare, e i proiettili a picchiettare sugli scudi.

Poi si udì un grido – l'ennesimo ferito.

«Sarà bene che la metti in atto in fretta, allora» borbottò Walturn. «Sono rimaste sei squadre, qui attorno. Il Comandante Barnamed è caduto il mese scorso, e ora abbiamo perso anche Edordy.» Sospirò, facendo cenno alla propria sinistra.

«No!» esclamò Larenc, senza riuscire a crederlo. Edordy Niklas era un suo compagno di corso. Si sporse per vedere, e lo trovò a terra. Due dei suoi compagni di squadra stavano armeggiando con il suo nagyvet, caricandolo e assicurandolo con le fibbie prima di trasportarlo verso l'accampamento.

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