Capitolo Cinquantasei

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18 agosto 1582

Nell'aria vi era un senso di positività che non si respirava da tempo, ormai. Mentre il sole calava e una luce rosata entrava dalla finestra aperta, insieme al vento che agitava le tende, Larenc e Kerol potevano dirsi finalmente sereni, per la prima volta dopo mesi. Erano insieme, e avevano quasi terminato con i preparativi per il prossimo scontro con gli Yksan – una battaglia al fronte del Vuoto, che avrebbe segnato una svolta.

«Quindi si tratta solo di parlare con gli altri Ricognitori?» chiese Kerol, seduta alla scrivania, accanto a lui. Sul tavolo era dispiegata una mappa del fronte del Vuoto, percorsa da linee in matita, alcune più marcate, altre cancellate, altre ancora tratteggiate.

«Dipenderà anche dalle risposte che riceveremo dagli Orsem Guerrieri, ma dubito che avranno qualcosa da obiettare» rispose Larenc, fiducioso, riponendo la matita e la gomma in un astuccio, dal suo lato della scrivania, per poi appoggiarsi allo schienale della sedia, posandovi un gomito, e voltandosi quindi appena verso Kerol. «Se la nostra tattica non infastidirà gli Halosat o l'Imperatore, ci troveremo di un grande passo più vicini alla fine di questa guerra.»

«Bene» sospirò Kerol, lasciandosi a sua volta andare all'indietro, ma tenendo le mani sul tavolo. «Non vedo l'ora.» Il suo sguardo si perse fuori dalla finestra, oltre l'orizzonte, e viaggiò lontano. Fino a un altro mondo. Fino a Keja.

Il loro innovativo metodo consisteva nel prendere più prigionieri Yksan possibili. Si trattava, quindi, di stordirli con la grande illusione del Dragone, mentre altri Djabel si sarebbero occupati di interventi mirati, illusioni che avrebbero creato un vero e proprio senso di immobilità, come un serpente che si sarebbe attorcigliato attorno a una gamba, un branco di lupi che avrebbe accerchiato un uomo, o uno sciame d'api che avrebbe spinto qualcuno a correre nella direzione del fronte nemico.

Dopodiché, gli Yksan sarebbero stati catturati dai Tesrat, e scortati all'interno di Neza, portati alla clinica di Wedenak, ed esaminati. Coloro che riuscivano a creare delle illusioni grazie agli interventi di Solean e Rozsalia erano dei validi soldati, e l'unico sfregio rimasto era quello degli effetti del lavaggio del cervello avvenuto a Herenthel. E Kerol era la prova vivente che esisteva una cura.

I Tesrat si sarebbero limitati a colpire soltanto gli Yksan che si sarebbero ribellati.

«Non dovresti mai dire qualcosa del genere riguardo a una battaglia» le consigliò Larenc, risvegliandola dai suoi pensieri.

Kerol si voltò verso di lui, solo per trovare i suoi occhi neri e intensi a ricambiarle lo sguardo. «E perché no?» chiese, con fare innocente.

«Perché ogni battaglia è un rischio» rispose Larenc. «Potrebbe significare la fine della tua vita. E non dovresti mai e poi mai sperare nella morte.»

«Ma io non ho paura di morire» ribatté lei, orgogliosa.

«Questo non significa che tu sia pronta a farlo» rispose Larenc, preparato.

Kerol si vide d'accordo, e piegò la testa verso destra, valutando le sue parole, cercando di capire da dove provenisse tutta quell'apprensione. Larenc aveva tutto il diritto di essere preoccupato per lei, ed era logico che, con il loro avvicinarsi l'uno all'altra, fosse più agitato del solito, a pochi giorni da una battaglia. Ma quel parlare di morte la fece riflettere.

Fu allora che un pensiero attraversò la sua mente, e la colpì con tutta la sua forza. Kerol collegò frammenti di concetti che costituivano un intero, che lo avevano sempre costituito, ma che lei si era sempre rifiutata di guardare, e di riconoscere come tale.

Le due Coppie Fortunate. Solean e Rozsalia, Larenc e Kerol. L'Onirico e l'Aldilà. La teoria dei tramiti, della quale l'Imperatore aveva parlato con Loura. Solean era il tramite per il mondo Onirico, e vi era bloccato per sempre, fino a che l'Imperatore non avesse scoperto tutta la verità sui sogni. Questo significava che uno di loro due, Larenc o Kerol, sarebbe stato utilizzato come tramite dall'Imperatore per studiare l'Aldilà, non appena il legame tra di loro fosse stato abbastanza stretto. E ora, mentre erano così vicini, e il cuore di Kerol batteva così forte, aveva tutta l'aria di esserlo diventato.

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