Capitolo Quarantuno

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17 giugno 1579

Quella notte, il sogno di Rozsalia si aprì con una pianura innevata, che si estendeva fino a perdita d'occhio, mescolandosi all'orizzonte. I fiocchi di neve cadevano lenti, e si posavano su di lei, quasi impercettibili. Sentiva il freddo, e cercava riparo. Ma per miglia non si vedeva altro che neve.

Quel mondo era vuoto, e intatto. Nemmeno il cielo sembrava esistere, sostituito da un bianco appena un poco più sporco di quello sul quale Rozsalia poggiava i piedi.

Restando ferma e in silenzio, la giovane non poteva sentire altro che il proprio respiro, che formava minuscole nuvole che si perdevano nel vento. Quando udì i passi di qualcuno scricchiolare, dietro di sé, temette il peggio, ma quando si voltò a vedere a chi appartenessero, il suo cuore si sciolse.

Alcuni ciuffi biondi facevano capolino dal cappello e dalla sciarpa che lo riparavano dal freddo. Rozsalia non ebbe bisogno di vedere altro che i suoi occhi per capire di chi si trattava.

«Solean!» Il primo istinto fu quello di correre verso di lui, e gettarsi tra le sue braccia.

Il giovane la strinse a sé, senza dire una parola, e Rozsalia ricambiò l'abbraccio.

Soltanto dopo si rese conto che, forse, la persona che stava abbracciando non era Solean, ma un'illusione, un doppione creato dal suo inconscio. «Aspetta» cominciò a dire, tirandosi indietro, per guardarlo meglio, mentre un'espressione interrogativa andava formandosi sul volto di lui. «Sei proprio tu?» chiese. «Non è la mia mente, vero? Non è—»

«Un sogno?» suggerì Solean, sorridendo, la sua bocca ora scoperta dalla sciarpa. «Certo che è un sogno» disse, alzando le spalle. «Noti qualche differenza?»

Rozsalia non ebbe più dubbi, e si tuffò in un altro abbraccio. «No» rispose allo stesso modo alla stessa domanda che Solean le aveva posto tempo prima, quando le aveva dimostrato che nulla cambiava, tra il mondo Reale e il mondo Onirico.

La giovane sentì un calore crescente, dato non soltanto dalla vicinanza dei loro corpi. Alzò lo sguardo per vedere che le nuvole stavano lasciando il posto al sole, e che la neve aveva già smesso di cadere.

Solean alzò gli occhi a sua volta, e guardò il cielo con malinconia. «È ora che tu vada» le disse, accarezzandole una guancia.

«Ma io non voglio andarmene!» protestò Rozsalia, prendendo la sua mano.

«Ma devi farlo» le spiegò Solean. «Così potrai raggiungermi. Così staremo insieme.»

Una nuvoletta bianca sfuggì dalle labbra della ragazza. «Tu sai se raggiungerò Noomadel?» domandò lei, felicemente sorpresa. Forse l'Imperatore aveva rivelato frammenti del futuro a Solean, durante il suo colloquio con lui.

Il giovane annuì.

Rozsalia scelse di credergli, e sorrise, senza però riuscire ad abbandonare del tutto la sensazione che non sarebbe stato così semplice.

«Ci incontreremo presto» promise Rozsalia, costretta ad allontanarsi da lui.

«Ti aspetterò» disse Solean, riservandole un ultimo sorriso, prima che la sua figura svanisse nel grigio.

«Ti aspetterò» disse Solean, riservandole un ultimo sorriso, prima che la sua figura svanisse nel grigio

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