«Ember...» ripeté Solean, come cercando di ricordare il significato di quella parola.
«Umani» tradusse Kerol. «Tutti noi siamo umani. Questo vuol dire.»
Detto ciò tornò a sedersi, ricambiando lo sguardo di Larenc, che ancora sembrava accusarla, con gli occhi. Quegli occhi severi e inflessibili, frammenti di vetro nero, di ossidiana, che l'avrebbero soltanto ferita, e non sarebbero mai stati suoi.
«Ora ricordo» disse Solean, convinto, alzandosi in piedi e camminando verso il centro della stanza. «Ora ricordo che cosa accadde, sei anni fa, quando ricevetti lo sfregio cerebrale.»
«No, quello fu cinque anni fa,» cercò di correggerlo Larenc, ora appoggiato al muro accanto alla finestra, «il sedici marzo del 1574, quando ti trovai e—»
«Quello fu dopo» lo interruppe Solean, scuotendo la testa.
Larenc non capiva – che cosa intendeva dire? Come poteva essere avvenuto dopo? E dopo che cosa?
«Sei anni fa, in autunno, ricevetti uno sfregio cerebrale durante una battaglia. La battaglia nella quale morì...» Fece una pausa e si morse il labbro, ma non perché non ricordava. Al contrario. Ora ricordava fin troppo bene. «Matyas» riuscì a pronunciare il suo nome.
Larenc fu sorpreso nel vedere gli occhi di Solean brillare, e si accorse che anche i suoi si stavano gonfiando di lacrime.
Quando gli aveva parlato di ciò che era accaduto a Marton Matyas, la reazione di Solean era stata fredda, distaccata. Era chiaro che non ricordasse nulla, e che non si trovasse completamente a suo agio neanche con il suo compagno di stanza. Ora, invece, nessuno avrebbe avuto difficoltà a leggere nei suoi occhi quanto Solean sentisse la mancanza del suo partner.
«I ricordi stanno tornando, a poco a poco, ma temo che la mia memoria peggiorerà, se mi sforzerò di ricordare» continuò Solean, riprendendo il controllo, la sua voce di nuovo ferma. «Se, come dicevano i Megert, il mio serbatoio mnemonico si è ristretto e ha raggiunto il limite, l'unico modo che avrò di creare ricordi nuovi sarà di dimenticare man mano quelli vecchi.»
Rozsalia si portò entrambe le mani alla bocca, in pena per Solean, che aveva parlato con tanta calma, e che ora le rivolgeva un sorriso, per tranquillizzarla. Sarebbe stato costretto a dimenticare parte del tempo che avevano passato insieme.
Anche Larenc era turbato, e non riuscì a trattenersi dal porre una domanda all'amico. «Quindi ancora non ricordi del nostro primo incontro, vero?»
Solean si voltò verso di lui, senza nascondere un'espressione colpevole. Scosse la testa. «Mi dispiace, ma temo che quel ricordo sia perso per sempre.»
Larenc annuì, e lo perdonò, donandogli un flebile sorriso. Non era colpa sua. Forse, proprio come aveva detto Kerol, la colpa era di quella guerra insensata.
Ma, ancora, Larenc era convinto che ci fosse un modo per mettervi fine, per fare sì che i Tesrat trionfassero.
Se gli Yksan erano Djabel che avevano ottenuto sfregi cerebrali, la scelta migliore da parte dei Tesrat era di diventare sempre più indipendenti da loro, non lasciare che si sforzassero oltre il limite. In questo modo, gli Yksan avrebbero esaurito le loro riserve, e sarebbero caduti sul campo senza poter essere rimpiazzati.
«Ma sto ricordando molte altre cose» riprese Solean, strappando Larenc dal vortice dei suoi pensieri, nel tentativo di portare un minimo di positività in quella lugubre conversazione. «Ho ricordato molto della mia deportazione a Noomadel, insieme ad altri Djabel, e posso quindi confermare la versione di Kerol, anche se i miei ricordi sono ancora annebbiati e incerti.»
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Ember
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] 🏆VINCITRICE WATTYS 2021🏆 Serie "Ember" - Libro 1 Ember è il nuovo nome che l'umanità ha assegnato a se stessa, dopo la Grande Catastrofe, ed è stata sua la scelta di sottomettersi all'Alto Imperatore, un essere onnisci...