Un suono di passi lenti e sconsolati riecheggiava per il vano delle scale della biblioteca.
Rozsalia scattò in piedi. Non aveva bisogno del libro del destino per capire a chi appartenessero.
«Cerca di stare calma» le consigliò la sorella. «Lascia che si spieghi da solo, con le sue parole.»
«Ma lui saprà che abbiamo consultato il libro del destino» disse l'altra, a bassa voce, avvicinandosi alle scale. «Che cos'altro potremmo aver fatto, chiuse qui in biblioteca per tutta la sera?»
«Non si tratta di questo.» Loura scosse la testa, alzandosi a sua volta. «Si tratta di dare a Solean una parvenza di libertà. Lasciare che si esprima, che ci racconti. Che menta, forse.»
«Non mi mentirebbe mai» si oppose Rozsalia, voltandosi a guardare la sorella negli occhi.
L'oscurità crescente dell'esterno faceva sì che le luci della biblioteca risaltassero, gettando ombre sulla figura di Loura, accentuando le imperfezioni della sua pelle, soprattutto nel lato sinistro del suo volto. Anche dopo tanti anni, per Rozsalia era difficile non guardare.
Loura si sistemò una ciocca di capelli, nel vano tentativo di nascondere i segni delle ustioni. Poi, consapevole di aver fallito, si voltò di spalle, per evitare che Rozsalia notasse il rossore che si diffondeva per le sue guance.
La giovane non fece in tempo a scusarsi che con la coda dell'occhio notò un ciuffo di capelli biondi fare capolino dalla scalinata. Ogni altro pensiero venne accantonato, sostituito da lui.
«Solean!» Il giovane uomo non aveva ancora salito l'ultimo gradino, quando le braccia di Rozsalia si allacciarono attorno al suo busto.
Solean ricambiò l'abbraccio, mettendo la mano destra attorno alla vita di lei, mentre con la sinistra si aggrappava saldamente al corrimano.
Quando la stretta di Rozsalia si fece più debole, Solean ne approfittò per spingerla appena all'indietro, e quindi accompagnarla fino al tavolo, al quale Loura era tornata a sedersi.
Tuttavia, Rozsalia non lo lasciò andare, sprofondando invece la testa nel suo petto, tanto che Solean si sentì costretto a passare una mano tra i suoi capelli, rossi, lunghi, e morbidi. Gli sembrava di stare accarezzando delle fiamme.
«Mi dispiace» sussurrò, rendendosi conto che Rozsalia stava singhiozzando. «Non avrei mai voluto che questo accadesse. Io—»
«Non è colpa tua» lo interruppe lei, trovando la forza di alzare lo sguardo, e incontrare i suoi occhi, gonfi di lacrime che minacciavano di cadere da un momento all'altro, e che riflettevano i suoi. «Se così è stato deciso dall'Imperatore, allora nessuno di noi può cambiarlo.»
«Sai già tutto, non è così?» intuì Solean, con un sorriso malinconico.
Rozsalia annuì, e sorrise a sua volta. Una lacrima riuscì a liberarsi dalla presa delle sue ciglia, e della sua volontà, scivolando giù dalla sua guancia. Innumerevoli altre seguirono, sia dai suoi occhi che da quelli di Solean.
La speranza sembrava perduta. Non vi era nulla che potessero fare per contrastare l'Imperatore. Durante il suo colloquio con lui, aveva rivelato a Solean molte cose, come il fatto di non poter morire, e quindi di non avere avuto un predecessore, né di dover nominare un suo successore.
Per quanto strano, assurdo e impossibile potesse sembrare, l'Imperatore gli aveva rivelato di avere solo una madre, ma non un padre. Erano state le sue esatte parole.
E Solean ancora non riusciva a spiegarsi come fosse possibile.
«Ma non riuscirà a dividerci» promise il giovane, a se stesso e a Rozsalia, prendendole le mani. «Noi saremo insieme, ogni notte. Condivideremo i nostri sogni, e questo è qualcosa che l'Imperatore non può cambiare, né prevedere. Me lo ha assicurato lui stesso.»
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Ember
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] 🏆VINCITRICE WATTYS 2021🏆 Serie "Ember" - Libro 1 Ember è il nuovo nome che l'umanità ha assegnato a se stessa, dopo la Grande Catastrofe, ed è stata sua la scelta di sottomettersi all'Alto Imperatore, un essere onnisci...