Capitolo Tre

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Larenc uscì dalla sua stanza e prese a camminare a passo svelto in direzione della biblioteca. Era relativamente lontana, per lui, ma non gli era mai importato. Si era sempre detto fortunato poiché la sua camera si trovava più vicina al campo di addestramento, dove si recava molto più spesso.

L'Accademia di Neza era caratterizzata dalla sua struttura alquanto singolare. L'atrio principale era ampio e circolare, con una fontana al centro. Il soffitto a cupola dal quale filtrava la luce grazie alla copertura in vetro era tanto alto che sarebbe potuto essere il cielo stesso.

Dall'atrio partivano i due corridoi – uno in direzione sud-ovest, l'altro in direzione nord-est – che portavano rispettivamente all'Accademia della Guerra e all'Accademia delle Scienze, e quindi alle relative classi. Nelle direzioni opposte – nord-ovest e sud-est – vi erano due scalinate che conducevano alle camere degli studenti domiciliati all'Accademia. Quella di Larenc si trovava nell'ala nord-ovest.

Andavano formandosi così due esedre che davano sull'atrio, delimitate da colonne. La struttura era ripetuta, andando a creare un edificio di dodici piani. La camera di Larenc si trovava al quinto.

Le uscite principali si trovavano in corrispondenza dei punti cardinali. L'uscita nord, la primaria, conduceva alla stazione nord dei Maglev di Zena, la ovest portava al campo di addestramento, la sud si apriva sui giardini olografici, e la est immetteva al breve corridoio che precedeva la biblioteca.

La biblioteca era una sorta di estensione dell'Accademia delle Scienze, proprio come il campo di addestramento apparteneva principalmente all'Accademia della Guerra. Tuttavia, nelle rispettive Accademie si trovavano laboratori specializzati o campi di addestramento secondari. L'intera Accademia era in comunicazione, ma era divisa da delle linee invisibili.

I tacchi degli stivali di Larenc riecheggiavano sul marmo grigio delle scale e dell'atrio, rimbombando nell'imponente struttura circolare. Avrebbe fatto meglio a tornare ad altri tipi di calzatura, come dei mocassini, soprattutto a partire dal lunedì successivo, quando si sarebbe recato a lezione. Non avrebbe dovuto dare troppo nell'occhio, o sarebbe stato sommerso da commenti e da critiche. Commenti degli studenti più giovani e inesperti, e critiche da parte dei figli degli Halosat più vicini all'Imperatore e più importanti di suo padre.

Larenc si chiese se avrebbe rischiato di incontrare uno dei figli del rinomato Khilents Chayon, acerrimo nemico di suo padre in quanto la sua squadra, la 817, riportava più vittorie sul campo rispetto a quella di Endris Walturn, la 821.

Pensò però che sarebbe stato improbabile – Chayon era alquanto giovane, poco più che trentenne, quindi, se avesse avuto figli, avrebbero frequentato corsi più recenti del centocinquantunesimo.

Larenc non riuscì comunque ad allontanare il timore di incontrare un qualsiasi altro membro della famiglia Khilents, e da questi venire deriso. E se si fosse trattato di una donna, magari la sorella minore di Chayon, Annekha? Era un'insegnante, oltre che una guerriera, dopotutto. Sarebbe stato umiliante oltre ogni dire.

Basta. Doveva focalizzare il pensiero su ciò che doveva fare ora. Doveva raggiungere la biblioteca, prendere in prestito alcuni libri, e mettersi a studiare. Aveva quattro giorni di tempo per ripassare il programma dell'intero anno, che aveva passato quasi interamente al fronte.

Forse avrebbe incontrato Loura, rifletté. Era solita avere il turno di guardiania alla biblioteca, nel trimestre primaverile. A Loura non dispiaceva, ma spesso Larenc si chiedeva se la giovane capisse i motivi dietro la scelta della scuola di proporle quel posto.

La sua cicatrice l'avrebbe condannata a essere oggetto di pregiudizi fino al momento della sua morte. Se aveva una qualche prospettiva di carriera, difficilmente sarebbe stata tra i Megert, ma Loura amava la scienza, e non la guerra. Avrebbe voluto studiare ogni possibile cura per gli sfregi cerebrali, aiutare i Djabel come sua sorella a non dover temere delle proprie abilità. Ma, a causa del suo aspetto, forse l'Imperatore non glielo avrebbe lasciato fare. Perché Zena era fondata sull'apparenza. Perché Zena non aveva altro.

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