Prefazione

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A seguire un sacco di world-building e nomi complicati.

Non sentitevi obbligati a leggere questa parte, consideratela solo un deposito di informazioni in cui tornare a sbirciare quando non vi ricordate qualcosa di come funziona questo mondo.

Non sentitevi obbligati a leggere questa parte, consideratela solo un deposito di informazioni in cui tornare a sbirciare quando non vi ricordate qualcosa di come funziona questo mondo

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Zena ha dovuto sopportare molto, durante i secoli, i millenni, i milioni e i miliardi di anni, da quando è nata. È stata chiamata in diversi modi: prima Gaia, poi Terra, poi con un numero piuttosto che un nome, e infine Zena.

Il nome venne scelto dagli Ember, ossia dagli esseri umani, dopo la Grande Catastrofe, che vide la morte di quasi ogni creatura, l'estinzione di diverse specie viventi, ma non la fine del pianeta che ancora qualcuno chiamava Terra. Così decisero di descriverla con una parola, una che simboleggiasse la sua resistenza, la sua possibile immortalità, o la sua capacità di rigenerarsi costantemente.

Nonostante le cicatrici, lo sfruttamento, le catastrofi, il pianeta continuava la sua orbita, attorno al suo Sole. Nonostante i suoi abitanti perissero al minimo cambiare delle condizioni sulla superficie, il pianeta era vivente. Così venne chiamata Zena.

La Grande Catastrofe mise a dura prova il genere umano. I calcoli, chiari e crudeli, mostravano che in pochi si sarebbero potuti salvare, quando l'evento si fosse verificato. Il destino era inevitabile. Questo gli Ember lo avevano capito.

Ma anche se non potevano scrivere il futuro, avevano fatto in modo che qualcuno imparasse a leggerlo, e potesse loro comunicarlo. E l'unico in grado di prevedere il destino in ogni minimo dettaglio era l'Alto Imperatore. La maggior parte degli Ember vi si affidarono, e in pochi sopravvissero alla Grande Catastrofe.

Furono costretti a rintanarsi sottoterra, come ratti, e attendere che il peggio passasse. Il colpo fu così violento che l'orbita di Zena venne modificata. Il pianeta, privato di una parte di sé, oscillò all'indietro, allontanandosi dal suo Sole. Le condizioni in superficie diventarono troppo ostili per la quasi totalità delle specie che abitavano Zena all'epoca.

Fu uno scenario ancora più violento di quello che si era verificato milioni di anni addietro. Il cratere più grande, i superstiti di meno. La gigantesca voragine prese il nome di Vuoto, poiché chiunque guardasse dal ciglio del cratere non sarebbe riuscito a vedere altro che la nebbia, sia sotto che davanti a sé. Era come se non avesse fondo e non avesse fine.

Il frammento di Zena che fu perso nell'impatto prese a orbitare attorno al suo pianeta madre, come una seconda Luna. Era più veloce, più vicino, e oscurava il Sole con un periodo noti soltanto all'Imperatore. Il satellite prese il nome di Erran.

Solo dopo un paio di secoli agli Ember fu permesso uscire sulla superficie di Zena, dall'Alto Imperatore, ma il mondo come lo conoscevano, come lo avevano sentito raccontare, era stato cancellato. Nemmeno nei loro ricordi figuravano le immagini della natura rigogliosa, delle piante, dei fiori e degli animali che con tanta fatica gli antichi umani erano riusciti a salvare dall'estinzione.

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