Capitolo Diciotto

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30 aprile 1579

L'alba era grigia, al fronte del Vuoto. Era silenziosa, e fredda, nonostante fosse primavera inoltrata.

Una nebbia fitta aleggiava sul terreno sabbioso, dando ai soldati l'impressione di trovarsi tra le nuvole sulla vetta di una montagna lontana, oppure già nel regno dei morti, ad avanzare lenti e compatti verso il nulla.

Un vento leggero faceva rabbrividire gli animi, e portava l'odore marcio del mare vicino – l'odore della morte che in troppi avrebbero conosciuto quel giorno.

Larenc e Kerol allacciarono gli ultimi bottoni dell'alto colletto delle loro lunghe giacche. Larenc controllò inoltre anche le fibbie attorno ai polsi – tre su ogni manica – e la cintura che stringeva la sua vita. Non avrebbero dovuto essere d'impedimento, mentre avrebbe corso per il campo di battaglia.

Quando si voltò verso di lei, non poté evitare di notare quanto l'uniforme valorizzasse l'immagine di Kerol. Le due file di bottoni che partivano dalla parte alta del suo petto e tendevano a convergere fino a raggiungere la cintura in vita non facevano che accentuare la finezza della sua figura. La parte terminale della lunga giacca, poi, ondeggiava come se la giovane stesse indossando una gonna, dando un tocco di femminilità ed eleganza alla sua sagoma, altrimenti troppo rigida.

La nebbia offuscava l'orizzonte, sfumandolo nel colore grigiastro del cielo e delle nuvole. Il terreno era sabbioso e compatto, e i granelli di polvere di pietra scintillavano nelle infinite sfumature d'argento, d'avorio, d'opale, di metallo e carbone, con qualche tocco di viola o di porpora qua e là. Kerol aveva un brutto presentimento sull'origine di quei colori rossastri.

Il suono della risacca di Tenger era distante e perpetuo. Portava una sorta di pace, nella zona di guerra. Kerol ebbe una sensazione, distinta e veritiera: non avrebbe mai più sentito l'odore di quel mare tanto vicino come una volta, e non avrebbe mai più udito chiaramente il suono delle onde schiumose infrangersi sui frammenti di vetro nero e pietra della spiaggia di Tenger.

Quei giorni non sarebbero mai tornati, perché non avrebbe mai più visto il fronte del Vuoto dalle schiere degli Yksan, ammassati a ridosso del loro portale onirico. E nemmeno l'avrebbe mai conquistato, insieme ai Tesrat.

Un altro suono giunse alle sue orecchie – gli stivali dei Tesrat, che si muovevano da una parte all'altra dell'accampamento. I Paranx, invece, si muovevano silenziosi nelle loro uniformi nere con cappuccio, ombre della notte che fuggivano alla vista dei primi raggi di sole.

I Paranx – quelli che non erano impegnati nell'esplorazione del Vuoto – erano i ricognitori dell'esercito di Zena. Sotto il loro lungo mantello nero con cappuccio nascondevano ogni tipo di arma, da pugnali a veleni, da rivoltelle a fumogeni. Non trasportavano né fucili né scudi – la loro velocità era la loro miglior difesa.

Erano i Paranx a prevedere con precisione quasi assoluta quando e dove gli Yksan avrebbero sferrato il prossimo attacco, o dove esistesse una breccia nella loro difesa. Le loro stime erano tanto accurate da poter essere scambiate per quelle dell'Alto Imperatore.

Ma l'Imperatore non aiutava i Tesrat in guerra. Se lo avesse fatto, d'altronde, avrebbero già vinto.

«Paranx Ricognitore Arvahaz a rapporto per la Squadra 831, Comandante.» Una giovane donna si rivolse a Larenc, la sua voce ovattata dalla sciarpa nera che copriva la parte inferiore del suo volto.

Kerol non poteva vedere molto più dei suoi occhi grigi, e un ciuffo di capelli rossicci che faceva capolino da sotto il cappuccio, ma questo, insieme al timbro della sua voce, era abbastanza per capire che doveva avere la sua stessa età, o poco di più.

Larenc si voltò verso la Paranx, annuendo, in ascolto. Doveva essere più giovane di lui, ma rimaneva comunque di un grado superiore al suo.

«Quarantasei Yksan avvistati nella zona B-4» riportò la Paranx. «Il grosso delle truppe sarà impegnato tra un quarto d'ora nella zona C. Richiesta di tre squadre per supportare la 817 nell'attacco alla zona B-4. La squadra 831 accetta la nostra richiesta?»

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