Capitolo Dodici

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20 aprile 1579

Loura osservava il grande orologio della biblioteca ticchettare, in attesa. Erano le 11:04. Non appena la lancetta dei minuti avesse raggiunto il sette, Rozsalia sarebbe entrata dalla porta.

Già le sembrava di udire i suoi passi riecheggiare per il corridoio che conduceva alla loro camera, per l'atrio, per tutta l'Accademia.

Il libro del destino era estremamente utile, ed estremamente preciso. Così tanto che Loura temeva che le predizioni l'avrebbero fatta finire nei guai.

Per questo aveva preparato un secondo libro, sul bancone, con il quale lo avrebbe coperto, a breve.

Rozsalia doveva essere appena uscita dalla sua terza lezione della mattinata. Le due ore seguenti erano i periodi liberi, che gli studenti utilizzavano per ripassare in vista di esami e per mangiare. Spesso, entrambe le cose, allo stesso tavolo, mentre cercavano di combattere l'ansia.

Parte del lavoro di Loura era, infatti, assicurarsi che nessuno degli studenti portasse con sé qualcosa da mangiare o da bere, poiché queste attività erano vietate, in biblioteca.

Dopo aver richiamato alcuni studenti del centosettantacinquesimo corso, tuttavia, Loura si era immersa nella lettura del libro del destino, salutando con un semplice cenno della testa i visitatori. Aveva scoperto, infatti, che una vasta parte del tomo era dedicata a Endris Larenc, ma che, scoprì con suo grande sgomento, altrettanta importanza sembrava avere la sua partner, Lanes Kerol.

Ora la lancetta indicava il cinque. Loura chiuse il libro del destino per agguantare quello relativo alla biodiversità dei mostri del vuoto, e finse di essere interessata alle caratteristiche dei mostri rettili, a come essi fossero in grado di ricevere sufficiente luce solare, nonostante si trovassero tanto in profondità ed essendo costretti a nascondersi da predatori molto più grandi di loro appena messo piede fuori dalle caverne.

Un qualche studioso, un certo Tozotis Sagimur, ipotizzava l'esistenza di sorgenti di luce e calore nelle profondità delle caverne del vuoto. Già si sapeva dell'esistenza di fonti d'acqua, come quella dalla quale era generato il fiume Kod, interrotto nel suo lungo corso dalla voragine che era il Vuoto.

Susseguentemente alla Grande Catastrofe si era temuto che la città di Neza – la quale allora aveva un altro nome – non potesse sopravvivere a causa dell'interruzione nel corso del fiume Kod. Il suo primo tratto formava una cascata che andava a versarsi infatti proprio nel Vuoto.

Ma l'Imperatore aveva previsto l'esistenza di altre fonti d'acqua, e le aveva indicate agli Ember che avevano costruito la città, all'epoca.

Perché ci fosse bisogno di Paranx Esploratori, come questo Tozotis Sagimur, rimaneva un mistero, per Loura. Forse si trattava semplicemente di uno dei tanti modi per convincere gli Ember di essere in grado di compiere grandi opere con le proprie mani senza l'aiuto di nessuno, come un fratello maggiore lascia vincere il minore a un gioco.

Per illuderlo. Illuderlo di essere in grado di fare qualcosa.

La lancetta dei minuti era sul sette. Gli occhi di Loura andarono dalla pagina del libro all'orologio, poi dall'orologio alla porta.

Rozsalia entrò nella biblioteca e si avvicinò al bancone, senza guardarsi intorno. Loura non era l'unica a sapere dove trovare le risposte che cercava.

Ora che ci pensava, Loura aveva letto che Rozsalia sarebbe entrata e che le avrebbe parlato, ma non di che natura sarebbero state le sue domande. Il libro del destino ometteva molti particolari, per ovvi motivi, ma il fatto che alcuni mancassero rendeva Loura spesso nervosa.

Stava cominciando a dipendere dalle parole di quel libro, come se senza di esso a farle da guida non avesse saputo organizzare la propria giornata.

Rozsalia mise entrambe le mani sul bancone, esigendo attenzione, e sbirciando il libro che la sorella teneva ancora aperto. Mostri del vuoto. Non molto interessante.

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