Humanitas

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"What? Why are you staring at me?", chiede quando nota che mi sono fermata.
"Come on, Daryn... What's happening? Did I say something wrong?", domanda ancora quando vede che non rispondo, ma che mi limito solo a fissarlo.
"Something wrong? Are you kidding me, Ethan? You do understand that you have slept with her?!", chiedo cercando di farmi forte.
"I didn't say "I Had sex with her", my dear. We only slept together. Like brother and sister, I mean. Nothing happens", mi risponde rilassato.
In quell'istante, davanti ai miei occhi scorre l'immagine di lui che dorme abbracciato alla ragazza bionda: la foto che mi aveva fatto vedere Cornelia.
"Senti, Ethan... io direi che basta così. Credo che tu mi abbia fatto a pezzi già abbastanza, ora ti prego di lasciare quel poco che rimane di me, cosicché io possa ritornare di nuovo come prima", dico in preda a un misto di rabbia e delusione. Certe emozioni provate dagli esseri umani, spesso non hanno un nome; e ancora più spesso si tende ad approssimarle, dando loro altri nomi, talvolta non troppo adatti. Io penso sia sbagliato, perché si finisce per credere di provare un sentimento diverso da quello che si prova realmente.
"Come on, Daryn. Ti ho detto che non è successo nulla e se fosse successo qualcosa, non avrei nessun problema a dirtelo, tanto per ora io non ti devo nulla. Attualmente, non sei la mia fidanzata", ribatte lui cercando di trovare le parole.
L'ultima frase mi ferisce particolarmente e mi rende quasi vulnerabile. Detta da lui, così personalmente, in modo così crudele, fa un effetto che... nemmeno io mi so spiegare.
"Hai ragione, tu non mi devi nulla dato che io non sono la tua fidanzata", riconfermo con le lacrime agli occhi.
"Daryn... lo pensi pure tu che noi due ora non stiamo insieme. Ci sono tante cose da chiarire, e non sarebbe adeguato tralasciarle e passare oltre. Quindi, ora, perché ti ferisce tanto la mia affermazione?", mi chiede non capendo.
"Non mi ferisce", mento spudoratamente, "Non sono ferita. Sono delusa ed è un sentimento molto diverso rispetto al primo che ho nominato".
"Ma ti ho detto che non è successo nulla", ribadisce alzando un poco di più il tono di voce, cosa che mi urta particolarmente, dato che la vittima della situazione sono io e non lui.
"Non provare ad urlarmi dietro in questo modo. Hai capito?", chiedo alzando a mia volta la voce.
"Ma non stavo urlando!", risponde lui arrabbiatissimo.
"Ora sì!", ribatto alzando ancora di più la voce.
"Non capisci niente, non mi vuoi ascoltare. Cosa posso fare?", urla pesantemente.
Da quando lo conosco, non lo avevo mai visto così arrabbiato. Prima di allora, mi era sempre sembrato una persona piuttosto calma e quieta, ma a vederlo in queste condizioni, mi devo ricredere.
"Sei tu che sei un bugiardo e io i bugiardi non li ascolto e non li degno neanche di uno sguardo. Capisci, ora?", chiedo ad alta voce.
"Ma ti ho detto che non ci sono andato a letto con lei! Perché mi devi mettere in bocca cose che io non ho mai detto? Perché devi sempre avere ragione tu? Perché devi sempre fare di testa tua, solo perché sei sempre la santa della situazione?". Il fiume di parole che esce dalla sua bocca, mi trafigge il cuore e fa si che dai miei occhi cominciano a scendere lacrime. Prima che io possa ribattere per difendermi, una macchina si ferma e un ragazzo scende dal posto di guida.
"Posso sapere che succede? Come ti permetti di alzare i toni in modo così aggressivo? Cos'è eh? Se non fossi arrivato, l'avresti presa a sberle? Vergognati!", dice il ragazzo con tono di rimprovero.
"Cosa? No, non le alzerei mai le man-", prova a difendersi Ethan.
"Sali, ragazza. Ti porto io a casa", mi dice il tipo invitandomi a salire.
Io troppo stordita e troppo ferita per capire ciò che sta succedendo, salgo in macchina. Una volta dentro, Ethan continua a bussare sul vetro del finestrino per farmi scendere, ma io non ne voglio sapere.
Lo sconosciuto sale e mette in marcia.

"Mamma, dai un passaggio sia a me che a Daryn, per favore?", chiede mio fratello mentre siamo a colazione.
"Va bene, ragazzi. Però posso, per favore, sapere perché sembrate due morti viventi?", chiede mia mamma guardando la colazione che nessuno ha toccato.
"Troppe verifiche, mamma", taglia corto Yousef, mentre prende lo zaino e mi fa segno di uscire per evitare altre domande scomode. Io lo seguo.

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora