Fiera

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"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior"
La prof ripete il celebre carme a memoria e ci guarda sorridendo. "Allora, paperotti, siccome, ovviamente, di latino non capite una cippa ve lo traduco io: ti odio e ti amo. Ti domanderai come sia possibile! Non lo so, ma lo sento e ne soffro".
Tutti rimangono in silenzio davanti alla bellezza di tali parole. Sento un semplice "Wow" che suppongo essere stato pronunciato da Cornelia con cui, tra l'altro, non ho più avuto  alcun modo di chiarire, dato che la situazione a casa è degenerata. Mi piacerebbe tanto dirle che è proprio a causa sua, anzi a causa della sua futura figlia, che Yousef se n'è andato di casa. Però onestamente non mi sembra il caso di far peggiorare ancora di più le la situazione, rovinando i rapporti con quella che dovrebbe essere la mia migliore amica.
Io non commento la poesia, visto che la mia mente è altrove, ma noto che Ethan mi fissa intensamente. E' da una settimana che non gli presto attenzione, ma presumo che lui mi comprenda e mi patisca perfettamente, dato che è venuto a conoscenza di come stavano le cose.
La campanella suona e la prof ci saluta raggiante augurandoci un buon intervallo. Io decido di uscire subito dalla classe assieme ad Ethan: non ho voglia di essere sottoposta ad ulteriori domande da parte delle mie amiche. Cerchiamo di trovare un posto vuoto, dove possiamo stare soli, così andiamo infondo a un corridoio e stiamo vicino al calorifero.
"Amore, ma che hai?", inizia Ethan appena ci fermiamo.
"Serve chiederlo? E' da una settimana che non vedo Yousef e la mamma pare quasi disinteressata alla sua assenza", dichiaro tristemente.
"Tua mamma è disinteressata alla sua assenza, perché lei sa dov'è", dichiara Ethan con sicurezza. "In che senso scusa..?", chiedo corrucciata.
"Daryn, io so dov'è Yousef", afferma Ethan ad un tratto.
"Cosa?! E non mi dici nulla?", domando un po' adirata.
"L'ho appena scoperto ieri sera e non penso che sarebbe stato il caso di chiamarti all'una di notte", si difende lui.
"Ho capito, ma ora dimmi come lo hai scoperto?", lo incalzo affinché si sbrighi a parlare.
"Allora, non so se hai presente Alessandro Chieti..."
Io corrugo la fronte e cerco di collegare il nome alla persona, dal momento che mi sembra familiare.
"Sì, ce l'ho presente: se non sbaglio dovrebbe essere un compagno di squadra di mio fratello", dico dopo un po'.
"Ecco lui mi ha detto ieri, senza farlo apposta, che Yousef attualmente sta da un certo Ya..", continua a pensare, "Yafin o forse Yaddin... Non ricordo precisamente il nome, siccome l'ho sentito di sfuggita".
"Non è forse "Yassin" il nome del ragazzo?", chiedo sbalordita.
"Sì, brava! Sì, è proprio Yassin", dichiara infine.
"Yassin... Oddio, quanto tempo è che non lo vedo e non lo sento? Probabilmente da cinque anni", rifletto io ad alta voce.
"Chi è questo Yassin?", chiede lui curioso.
"Yassin era un nostro amico d'infanzia. Passavamo tantissimo tempo assieme quando eravamo piccoli io, lui e Yousef. Infatti i nostri genitori erano molto amici, ma i rapporti si sono totalmente incrinati quando... quando mio padre se n'è andato", gli rispondo, "mi ricordo di noi tre quando giocavamo nel giardino dei Kaya", dichiaro sorridendo lievemente.
"Kaya?", chiede Ethan non capendo.
"Sì, "Kaya" è il cognome di Yassin. I suoi sono turchi", rispondo piano.
"Be'... comunque sta di fatto che Yousef sta da loro", dichiara Ethan infine.
"Okay, ma come hai fatto a sapere che la mamma sa dove si trova Yousef?", domando pensierosa.
"Facile: quando avevo sentito il nome del ragazzo, ho subito pensato che fosse di origini arabe o un qualcosa di simile.  Poi mi sono ricordato che tu mi dicevi sempre che tua mamma non chiedeva mai di Yousef, quindi ho presupposto che, molto probabilmente, la mamma di Yassin avrà sicuramente chiamato tua mamma e l'avrà informata della presenza di Yousef in casa", mi risponde semplicemente.
"E' una spiegazione più che plausibile... No, è l'unica spiegazione", dichiaro infine. Restiamo un attimo in silenzio e poi io riprendo dicendo: "Oggi vado a trovalo".
Ethan prende le mie mani tra le sue, mi sorride piano e poi dice: "Ascolta, Daryn, io penso che sia giusto lasciargli il suo tempo e il suo spazio. Fossi in te aspetterei un po', prima di parlare con lui. Lascia che le cose tra lui e Karma si sistemino".
"Non si sistemeranno mai se non intervengo io, Ethan. Li conosco entrambi molto bene e ti posso dire che sono tanto testardi quanto altezzosi", ribatto tristemente.
"Sì, ma non devi fartene una colpa. Insomma vivi un po' la tua vita... L'altruismo è sicuramente una delle tue migliori qualità, però devi stare un poco attenta. Intendo: a furia di continuare a dare troppo e a preoccuparti tanto, rischi di rimanere priva di forze. Siamo esseri umani e come tali siamo tanto fragili e quindi spesso rischiamo di andare in frantumi", dichiara piano e con una delicatezza impeccabile.
"E' vero...", mi limito a dire sapendo che lui ha perfettamente ragione.
"Quindi ora tu lascerai che le cose si sistemino tra tua mamma e Yousef. Inoltre oggi devi venire a pranzo da me, così dopo studiamo assieme e magari starai più serena", mi invita cortesemente. Io accetto rassegnata.

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora