Insensibilità

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"Portami a casa", dice Maryam rivolgendosi a mio fratello dopo che Ceva se ne è andato.
Il suo tono non mi piace per nulla: mio fratello non è mica il suo schiavo!
"Prima vieni a casa mia, così parliamo. Poi ti riporto a casa", dice mio fratello con un tono che non ammette repliche.
Yousef esce dal ristorante, va verso la macchina e noi lo seguiamo. Questo è decisamente ciò che si può definire "momento di stallo". 
Saliamo tutti in macchina e io preferisco stare dietro.
Mio fratello sembra abbastanza arrabbiato. Arrabbiatissimo, oserei dire.
E lei... be' lei per la prima volta mi sembra insensibile a tutto ciò che lui sta provando. E questo mi sembra tanto strano, visto che l'insensibilità non è mai stata nella sua indole.
Arriviamo a casa in silenzio e io nel frattempo noto che Ethan mi ha lasciato un paio di messaggi. Decido che non è il momento di leggerli, dato che tra qualche minuto, sicuramente, si scatenerà l'inferno. Fortunatamente però stasera la mamma non è a casa, quindi potranno permettersi di urlare quanto vorranno.
Scendiamo tutti ancora in silenzio e, io appena posso, salgo in fretta in camera mia: non voglio essere messa in mezzo alle loro discussioni.
Mi tolgo i vestiti e metto subito la mia comodissima camicia da notte e ci metto sopra la vestaglia, dato che fa freddo.
Decido di mettermi a riscrivere gli appunti di Italiano, quindi spengo le luci e accendo qualche candela e così mi immergo completamente in Dante e Petrarca.

Le urla cominciano a levarsi e sento dei forti tonfi. Mi guardo vicino e mi accorgo che sono le dieci di sera. Siamo a casa da tre ore e mio fratello e la sua fidanzata sono ancora rinchiusi in camera. Decido che forse è meglio andare a controllare se sta andando tutto bene, sperando ovviamente di non interrompere un momento leggermente privato; ma credo proprio che non sia questo il caso, dato che si sentono solo urla.
Esco dalla camera di corsa e raggiungo la stanza di mio fratello in un lampo. Non mi prendo la briga nemmeno di bussare alla porta, per avvisare la mia entrata.
"Ma sei seria, Mihrimah?", chiede mio fratello urlando. Quando entro nessuno dei due mi nota.
"Sì!", ribatte lei con un tono ancora più alto.
"Allora sei tarda", urla mio fratello facendo cadere un libro per terra. Noto che anche altre cose sono sul pavimento, quindi deduco che erano questi la causa dei tonfi.
"Tarda?! Ma come ti permetti di chiamarmi in questo modo?! Bada bene alle tue parole, mio caro sennò qui finirà molto male", ribatte ancora lei.
"Basta, ragazzi! Non potete andare avanti così. State calmi, per amore di Allah", intervengo io quando capisco che questa discussione finirà malissimo. Nessuno però mi dà retta.
"Il fatto è che tu non hai visto come lo guardavi, Mariam", continua mio fratello ma questa volta con un tono molto più basso. Un tono ferito per l'appunto.
"Smettila di parlare in questo modo! Ti ho già detto che è una storia chiusa, ma tu non te ne vuoi fare una ragione. Quindi pensa pure a ciò che vuoi", risponde con voce tremante. È quasi sul punto di piangere questa povera ragazza.
"Allora guardami negli occhi e giurami che non lo ami più", la sfida mio fratello.
Okay, qui andrà a finire male.
Maryam lo guarda negli occhi, ma quando prova a parlare, non esce alcun suono, e le lacrime cominciano a rigarle le guance.
Quindi sia io che Yousef capiamo che l'affermazione di prima era totalmente falsa. Una bugia.
Da lontano, sento il cuore di mio fratello andare in mille pezzi e vedo Mihrimah a pezzi. Sono entrambi a pezzi. Tutto quanto è così... fragile.
"Mi dispiace tanto, Yousef. Mi dispiace tanto. Non te lo meritavi", dice lei provando a toccargli il viso, ma lui la scosta e si ritrae in un angolo, dandoci le spalle.
"Avrei voluto tanto dirtelo, ma non sapevo da dove cominciare. Tu mi hai sempre trattata bene e tutto, ed eri il ragazzo che qualsiasi ragazza avrebbe desiderato", continua lei con un fiume di lacrime sulle guance.
"A me non interessa se tutte le ragazze mi vogliono, quando l'unica che io voglio non mi vuole", afferma lui con voce rotta. A quelle parole, Maryam crolla letteralmente e va ancora verso di lui cercando di abbracciarlo. Questa volta Yousef non si ritrae e non la rifiuta. "Oh Yousef, scusami... Davvero, mi dispiace un sacco. Sei una persona bellissima e io sono totalmente consapevole del fatto di non meritarti. Scusami...", comincia di nuovo lei. La situazione è davvero pietosa.
"Mihrimah, è tanto ignobile e altrettanto insensibile ciò che hai fatto. Sei sempre stata innamorata di Ceva, eppure appena  vi siete lasciati, hai deciso di metterti con me. In altre parole, tu ti sei messa con me per dimenticare Marco e per cercare di farlo ingelosire. Hai sfruttato il fatto che io e lui non siamo in buoni rapporti! Riesci, tu, a comprendere che tutto ciò che hai fatto è... cattivo? Riesci a capire che è imperdonabile?", chiede mio fratello guardandola deluso.
Lei si limita a piangere, così Yousef la allontana da sé.
"Daryn", mi chiama Yousef, accorgendosi finalmente della mia presenza.
"Dimmi, You", rispondo piano.
"So che ti ho già chiesto tanto oggi sorellina, ma puoi farmi un ultimo favore?", mi chiede dolcemente.
"Certo...", rispondo subito senza esitare.
"Sono troppo stanco e credo di avere una forte emicrania. Mi scoppia la testa, giuro. Riusciresti ad accompagnare Mihrimah a casa? Non vorrei che facesse la strada da sola a quest'ora".
"Certo, Yousef. Non ti preoccupare", concludo mentre sia io che Mariam usciamo dalla sua stanza.
"Mi cambio, poi andiamo", le dico cominciando a rimettermi i vestiti.
Mentre mi vesto, guardo fuori dalla finestra e capisco che non possiamo fare 2 chilometri da sole alle 10:30 di sera.
Non sarebbe sicuro.
I miei pensieri vengono interrotti dalle notifiche che continuano ad arrivare dal mio cellulare. È Ethan.
Senza pensarci due volte, lo chiamo immediatamente e lui risponde subito.
"Pronto Ethan?", inizio mentre mi metto il velo.
"Daryn, è successo qualcosa? Hai bisogno?", chiede un poco preoccupato.
"Devo chiederti un favore..."
"Dimmi pure. Ti ascolto".

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora