Sbaglio

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Sistemo il velo per l'ultima volta e mi guardo allo specchio. Si vede che sono proprio stanca, ma devo andare a scuola lo stesso, stanno andando avanti in tutte le materie e non posso rimanere indietro. Prendo lo zaino e scendo le scale. In cucina, c'è mio fratello che si sta facendo la cena del Ramadan. Deve mangiare tanto, visto si allena ogni giorno.
Non abbiamo più avuto conversazioni dopo ieri, perché lui è arrivato tardi e io, per tutta la sera, mi sono portata avanti con i compiti della settimana. "Buongiorno", inizio io.
"Secondo te se metto l'aglio sulle uova, si rovinano?", chiede lui. A volte mi meraviglio dell'intelligenza di mio fratello, mi stupisce proprio. "Yousef, mi puoi dire chi è l'anima buona che si mangia le uova con l'aglio, tra l'altro, alle 7:20 di mattina?"
"Ho perso due chili, e questo non va bene. Poi non sono abbastanza spesso agli occhi delle ragazze", dichiara lui seriamente preoccupato.
"Magari perdessi io i chili così in fretta", dico io lamentandomi del mio peso.
In passato ho riscontrato parecchi problemi con il mio fisico, ho avuto anche disturbi alimentari di cui nessuno ne era mai venuto a conoscenza, tranne Yousef e mamma. Mangiavo poco, e quel poco lo vomitavo, di conseguenza ero dimagrita tantissimo. Ero costantemente nervosa e arrabbiata come se il mondo potesse implodere all'improvviso.
Prima dell'inizio delle scuole superiori però, mi ero decisa a guarire e piano piano ce l'ho fatta, diciamo che questa "esperienza" mi ha reso più forte e più attenta in tutto ciò che faccio.
"Secondo me, tu stai bene così. Non metterti in testa strane idee", dice Yousef facendo sottintendere quello che era successo in passato. "Ma va... tranquillo. Io devo andare", dico prendendo un biscotto dalla cena del Ramadan che ha fatto mio fratello. "Tu non vai da nessuno parte senza aver fatto colazione e senza di me", dichiara mio fratello abbastanza serio. "Ma sì, Yousef mangerò qualcosa a scuola, non esagerare; sembri la mamma. Poi devo passare a prendere Ilena", dico io scocciata.
"Va Bene, non ti accompagno, ma mangia qualcosa prima. Ilena è quella che sembra brasiliana?" Che donnaiolo!
"Sì, vuoi farti anche lei?", chiedo io sedendomi per mangiare. "È molto figa. Poi c'ha un culo che tutti noi in classe guardiamo", afferma lui mentre mangia le sue "uova all'aglio".
Ilena è stupenda, ha una bellezza piuttosto rara. Mi sta molto a cuore, visto che ci è sempre stata per me. Le voglio davvero bene.
Oggi devo passare a prenderla, così possiamo andare a scuola insieme, me lo ha chiesto stamattina e mi ha chiesto se stessi ancora male per quella faccenda dello schiaffo, io le ho risposto di no per il semplice fatto che non ne voglio fare un dramma.
"Yousef... io devo andare", dico io afferrando l'ultimo biscotto. "Ma no, ma cazzo ma non dovevi mangiare questi biscotti. Ma dai ma dovevo mangiarli io. Contenevano le proteine, le ho com..." Non sto ad ascoltare Yousef ed esco di casa. A volte penso proprio che sia un bambino, altre volte invece penso che sia semplicemente stupido.
Mentre sto per uscire dal cancello di casa mia, sento il telefono squillare, lo prendo e rispondo subito perché è un numero sconosciuto. "Pronto... chi sei?"
C'è silenzio dall'altra parte del cellulare.
"Sono... Ethan"
Metto giù perché me lo ritrovo davanti al cancello. "Strada insieme ?", chiede lui sorridente. "Certo...", dico io sforzandomi di sorridere essendo parecchio sorpresa. Ma questo è uno stalker... possibile che ogni volta che esco di casa per andare a scuola me lo ritrovo davanti? Ormai è diventato di routine fare la strada dell'andata e del ritorno assieme. "Allora... come va?", chiede lui mentre passiamo il semaforo. "Io sto bene, grazie. E tu?", chiedo sorridendo. "Bene, dai, diciamo che sono un po' preoccupato per la verifica sui promessi sposi. Io non so nulla di Italian letterature", dichiara aggrottando la fronte. " "Italian letterature", in italiano si dice "letteratura italiana", lo correggo abbastanza divertita. Ha ancora l'accento americano e si sente parecchio e da quello che noto è che alcune parole in italiano, lui non le sa ancora. "Hey baby... I'm American", ribadisce ridendo. "Sorry, baby. Please forgive me", dico io ridendo forte. "Complimenti... hai un accento bellissimo. Dove hai imparato a pronunciare così bene?", chiede lui ritornando a parlare in italiano. "Mi sono sempre piaciute le lingue, so parlare l'Arabo, l'Italiano, il francese e l'inglese"
"C'è qualche lingua che non sai?", chiede lui divertito. Io mi limito a ridere. "Quindi tu sei araba?", chiede lui d'un tratto tutto  interessato. "No... non sono araba. Sono egiziana" , dico io pronta ad affrontare l'ennesimo discorso. "C'è differenza scusa?", chiede lui aggrottando la fronte e sistemandosi i capelli con un gesto frettoloso. "Sì... arabi ed egiziani sono cose diverse. Noi siamo egiziani, abbiamo una nostra civiltà una nostra cultura, un nostro modo che è totalmente diverso da quello degli arabi", dico io con una punta di fierezza. Mi è sempre piaciuto essere egiziana e non l'ho mai rinnegato, anche perché non mi sembra una cosa di cui vergognarsi. "Ah... ho capito. E da quanto è che stai in Italia?", chiede lui mentre attraversiamo la strada. "Sono qui da sedici anni ormai", rispondo io piano. "Capito... ma non vai mai mai in Egitto ?", chiede lui sapendo, in qualche modo, che sta andando a toccare un tasto delicato. "No", dico io rabbuiandomi d'un tratto. Non vado più in Egitto da quando papà se n'é andato e sto bene così.
Ethan capisce che non ho più intenzione di andare avanti a parlare così sta zitto e non dice niente. Attraversiamo di nuovo la strada e vedo Ilena aspettarmi dall'altra parte. Appena mi vede arrivare con Ethan comincia a fare sorrisini e a lanciare sguardi, io la fulmino subito con un'occhiataccia visto che ho paura che Ethan si accorga di qualcosa. "Ciao Tesoro", inizia la mia amica dandomi un bacio sulla guancia. "Ciao Ethan, tutto bene?", chiede poi lei. "Sì sì io sto bene. Grazie and you ?", chiede lui ancora con l'accento americano. Ilena scoppia a ridere come una cretina e Ethan si sente in imbarazzo. "Ilena... evita", dico con tono fermo. Lei capisce subito che ha sbagliato così chiede immediatamente scusa.
Tutti e tre cominciamo a parlare del più e del meno mentre ci dirigiamo a scuola.
Arrivati all'ingresso notiamo che siamo in anticipo e così ci fermiamo davanti a scuola.
"Bella raga", dice Nadia venendo verso di noi con le tette all'infuori come sempre. "Ciao", diciamo tutti e tre all'unisono. Nadia si piazza proprio davanti a Ethan e accende la sigaretta e comincia a fumare. Fantastico...
"Quindi tu sei quello nuovo?", chiede lei battendo le ciglia. "Sì", si limita a dire Ethan. "Sei americano, giusto?", chiede lei facendo uscire una folata di fumo dalla bocca. "Sì...", risponde lui arricciando il naso a causa della puzza di fumo. "Figo! Se ti va qualche volta possiamo uscire", propone Nard.
Io sbianco prima ancora di sentire la risposta di Ethan, non voglio che lei esca con lui. Almeno con Ethan non deve fare la zoccola. "No guarda, maglio di no anche perché io non esco quasi mai. Daryn... c'è tanta puzza di fumo qui, vado un attimo da Yousef", dice lui andandosene, senza degnare Nadia di uno sguardo. La mia amica fa un tiro lungo con la sigaretta, come se volesse soffocare la sua rabbia. "Te lo abbiamo detto, guarda solo Daryn", dice Ilena sogghignando. Io decido di lasciare il posto e di andare a cercare Ethan, così vado a beggiare.
Passo il beige e noto che non c'è nessuno in corridoio. Rimetto il beige tranquillamente nello zaino. "Daryn...", al sentire della sua voce il mio cuore smette di battere e rimango bloccata senza sapere cosa fare. Mi giro e vedo Cornelia davanti a me, la fisso senza proferire parola. Ha un aspetto a dir poco raccapricciante, i capelli sono umidi e bagnati, il mascara è tutto sciolto e la pelle ha perso totalmente il suo colorito. Sembra così... vecchia, rispetto alla sua età. "Credo di aver sbagliato nei tuoi confronti", dice lei in un sussurro e gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime.
"Credi?", chiedo io con una punta di ironia nella voce. "Mi dispiace", sussurra di nuovo lei. "Mi hai dato uno schiaffo davanti a tutta la classe, solo perché ho cercato di avvertirti sul conto di mio fratello", la rimprovero io. "Lo so... e per questo ti chiedo perdono", dice lei con una lacrima sulla guancia. In altri tempi sarei subito corsa ad asciugargliela e a consolarla ma adesso... beh adesso è solo adesso. "Non ti chiedo di... ritornare come prima, per adesso", dice lei singhiozzando, "ti chiedo solo di... di venire a fare un test con me", continua lei piangendo ancora di più. "Che tipo di test?", chiedo io piano.
"Un test di gravidanza".

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora