Egoismo

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"Catullo  incontrò la sua donna amata per la prima volta durante un banchetto. Quest'ultima si chiamava Clodia ed era sorella di Clodio, tribuno della banda dei populares. La donna era sposata con un certo Gaio Metello Celere, uomo assai affermato nell'antica Roma, ma non fu mai un ostacolo per i suoi costumi disinvolti. Nonostante fosse a conoscenza del suo status, Catullo intrecciò una relazione con Clodia e le diede lo pseudonimo di Lesbia. La relazione all'inizio fu soddisfacente per entrambi, tant'è che i due quando erano in intimità, decisero di firmare un foedus (patto basato sulla fides, ovvero <fedeltà>, e garantito dagli dei) con i loro baci, abbracci e sentimenti. Trasgredire il foedus sarebbe stato come compiere un sacrilegio, un'azione empia. Catullo sarà sempre fedele a Lesbia, ma lei no. Infatti, i suoi continui tradimenti rimarranno come una falla nel loro rapporto che, alla fine, si incrinerà completamente", ripeto fissando di tanto in tanto gli appunti davanti a me. Chiudo il quaderno e accendo il telefono per vedere che ore sono. Vedo che ho qualche notifica da parte di Ethan e da parte di Yousef. Vado sulla chat di Ethan siccome mi ha mandato cinque messaggi. Nel primo messaggio mi chiede "Hai finito di studiare? Come mai tua mamma voleva che tu ritornassi a casa?", mentre tutti gli altri quattro sono semplicemente dei punti di domanda. Faccio finta di non aver visualizzato, siccome non ho voglia di sentirlo. Non so cosa mi stia succedendo ma, da quando ho rivisto la sua foto con Erym, è come se mi sentissi giù, come se mi sentissi inferiore a lei. E' molto bella e onestamente, in confronto, sento di non avere nulla di particolare: ho l'autostima sotto i piedi. Mi da fastidio e mi rode dentro, giustamente, il fatto che lui abbia ammesso davanti a me che la trovi molto bella. Insomma è normale che io provi gelosia, è quasi umano. E' vero che io e lui non stiamo ancora assieme, però ci sentiamo quindi... Quindi boh'. Non so davvero cosa pensare.
Decido di passarci su e di andare a vedere il messaggio di mio fratello. "La mamma stasera ha invitato Yassin e sua mamma a casa nostra. Comincia a prepararti, io mi vesto appena finisco la partita. Torno casa tra un paio d'ore. A dopo", leggo piano. Non capisco perché la mamma voglia invitare i Kaya da noi... Magari vuole ringraziarli per aver ospitato Yousef, ma non saprei. Comincio a prepararmi e metto un po' di musica di sottofondo per rilassarmi.

"Va che fighettone che sono", urla mio fratello entrando in camera mia senza chiedere il permesso per l'ennesima volta.
"Yousef, io quante volte ti ho detto di non entrare in camera mia senza bussare?", chiedo mentre sono concentrata a mettere il velo a mo' di turbante.
"Oddio... telepatia!", esclama obbligandomi così a girarmi per guardarlo. Vedo che ci siamo vestiti praticamente uguale: camicia bianca, pantaloni neri e cintura.
"Bella la cintura di Hermes", mi limito a dire.
"Me l'ha regalata la mamma, quando era venuta a riprendermi dai Kaya", mi risponde osservando il suo outfit vicino al mio davanti allo specchio. Devo ammettere che siamo davvero molto carini abbinati così.
"Quindi sei tornato solo perché la mamma ti ha regalato una cintura costosa?", chiedo provando a stuzzicarlo per capire come siano andate davvero le cose.
"No, Daryn sai che non sono quel tipo di persona. Comunque, la mamma prima ha parlato con me e le ho dato motivazioni valide per adottare quel bambino. Le ho detto che era un qualcosa che io sentivo dentro, una sorta di richiamo insomma. Ma diciamo che la parte che l'ha commossa di più è stato esplicitarle per la prima volta tutto il dolore che io ho provato, quando papà se n'è andato", fa una pausa, "Infondo, anche se non l' ho mai dato a vedere, io ci stavo tanto male. La perdita di un genitore, soprattutto se è volontaria, rimane sempre come una falla nella tua vita", finisce lui con un tono che oserei definire saggio.
"E, la mamma come ha reagito a questo tuo bel discorso?", chiedo corrucciata.
"E' rimasta in silenzio per mezz'ora e non sto scherzando", risponde stupito quanto me.
"Infondo io la capisco: non è affatto facile caricarti di un peso simile a soli 18 anni..."
"No, infatti ha detto pure che avrebbe mantenuto lei il bambino, fino a quando io non avrò finito i miei studi. L'unica cosa che non ha voluto accettare era appunto la questione del cognome. Ha detto che non vuole dare il cognome della sua famiglia a uno che non ne discende... una roba simile. Non ho ben capito, se devo essere sincero", mi interrompe lui.
"Oh.. bene! A questo punto la questione dei soldi non è più un problema per noi", dichiaro molto contenta, siccome avevo pensato di andare a chiedere in prestito soldi a Ethan o a... Zayn.
"Già. Poi le ho parlato anche di tutta quella questione dell'università eccetera. Le ho detto che la cosa ci pesa e alla fine ha compreso benissimo, e ha detto che avrebbe fatto il possibile per venirci incontro e per evitare malintesi", dichiara, "E se devo essere sincero, Daryn, la mamma non è una cattiva persona anzi... Io personalmente le voglio tanto e bene e ogni volta che penso a tutto quello che ha fatto per noi, mi ritrovo ad essere davvero grato nei suoi confronti. Ha sacrificato tutto per me e te, Daryn. Non so se sarei riuscito a fare lo stesso se avessi dovuto crescere due figli da solo. Infondo ci sta che commetta degli errori: è umana anche lei", riflette mio fratello.
"Lo penso anche io...", mi limito a dire pensierosa.
"E pensi anche di poterla perdonare dopo... insomma, dopo che ti ha messo le mani addosso?", chiede piano con estrema sensibilità. Io provo a riflettere su bene e alla fine rispondo: "Non saprei... ma penso che col tempo le ferite si alleviano, quindi ora provo molto meno rancore rispetto a prima, e molto probabilmente in futuro ne proverò ancora di meno, e chissà magari tra 10 anni, non mi ricorderò nemmeno di questo episodio spiacevole".
"E' giusto così. Sappi che apprezzo la tua risposta: non è da tutti ammettere di provare rancore, seppur poco", dice sorridendomi calorosamente.
"Vabbé comunque non mi hai ancora detto come ti ha preso la cintura?", chiedo cercando di deviare il discorso.
"Ah sì, giusto! Allora abbiamo parlato e discusso per circa tre ore davanti a un cappuccino e poi alla fine lei mi ha proposto di andare a Milano perché voleva ricomprare il tavolo di vetro che le avevo rotto", dice guardandosi le nocche ancora fasciate, "e poi alla fine non lo ha trovato. Quindi niente siamo andati in centro e me l'ha presa come regalo", conclude semplicemente.
"Oh... bene!", mi limito a dire felicemente.
"Allora vuoi finire o no di metterti in testa questo velo?", chiede scherzando.
"Sì, signore", rispondo sorridendogli ancora di più.
Yousef mi dà un bacio in fronte e scende giù per mettersi le scarpe.

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora