Frantumi

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"Daryn, ti dovrei parlare", dice Yousef entrando nella stanza di Mariam. "Vi lascio un attimo da soli", dice Mariam sorridendo ad entrambi. "Dimmi You", dico io preoccupata.
Lui si siede vicino a me e mi guarda preoccupato. "Sai dov'ero oggi?", inizia lui.
"No... mi hai lasciato da Ethan e te ne sei andato"
"Ero dalla mamma", dichiara a bassa voce come se avesse paura che qualcuno ci possa sentire. Io rimango in silenzio e mi sento impallidire. Per un attimo sembra che il sangue mi si sia gelato nelle vene.
"Le ho raccontato della storia del test e le ho detto, che non è tuo. Purtroppo lei non ci crede e non vuole farti tornare a casa, a meno che..."
"A meno che?", chiedo sospirando.
"Non vai con lei a fare un test in ospedale, insomma per capire se sei incinta o no e per vedere se... insomma, se lo hai fatto o no", risponde mio fratello guardando altrove. Io mi alzo in piedi e comincio a prendermi la testa tra le mani, credendo di poter impazzire da un momento all'altro. Che vergogna!
È ignobile e anche poco dignitoso far fare alla propria figlia una visita per controllare se è vergine o meno. Che umiliazione!
"Sta scherzando, vero?!", chiedo io urlando e cominciando a piangere. "No... non sta scherzando. Sai bene che quando la mamma si mette in testa qualcosa, nessuno può fermarla", risponde mio fratello alzandosi e mettendosi davanti a me. "Yousef... io mi rifiuto!", dico io urlando come una pazza. "Abbassa la voce!", dice mio fratello arrabbiato. "Non me ne frega un cazzo! Io non farò nessuna visita!", urlo ancora più forte io. Yousef mi viene incontro tappandomi la bocca con la mano. "Stupida ragazzina incosciente! Se non fai quella visita, non avrai più una casa in cui stare. Tra poco tornerà il signor Gheddari e tu non potrai più stare con Mariam. Devi fare quel test", sussurra mio fratello digrignando i denti. Non l'ho mai visto così arrabbiato prima. Quando vede che io continuo a piangere, faticando anche a respirare, leva la sua mano e mi abbraccia, stringendomi così forte a sé.  "Mi dispiace, Daryn, ma devi farlo. Se non lo fai ha detto che non ti tiene in casa", conclude mio fratello guardandomi con un misto di compassione e fermezza.

"Dottoressa, non capisco... sua figlia non può essere incinta, dato che è vergine. E lei dovrebbe saperlo benissimo, anche più di me, dati gli anni di esperienza che ha alle spalle", dichiara la donna riccia a bassa voce. "Ha ragione pienamente, dottoressa Milena. Però volevo solo... assicurarmi", dichiara mia madre con un sorriso falso.
"Dai su tesoro. Andiamo", mi dice infine sorridendo dopo che la dottoressa se n'è andata. Io prendo il giubbotto in silenzio e vado verso la porta. Insieme ci dirigiamo verso la macchina e io per tutto il tempo decido di non spiccicare parola. Nessuno può descrivere quello che provo io adesso. È un misto tra umiliazione e vergogna, è un sentimento che nemmeno io mi so spiegare. Non sono arrabbiata, ma non sono neanche triste... in teoria non so neanche se "sono" in questo momento. Dubito della mia esistenza... forse è tutto surreale o forse è un... sogno. Ma certo! È ovvio che deve essere un sogno, mia madre non mi farebbe mai una cosa del genere. Saliamo in macchina e io decido di sedermi dietro e non vicino a lei. "Bene tesoro... Pensavo che magari potevamo andare a casa a mangiare e poi tipo andare a fare shopping, che ne pensi?", chiede mia madre come se non fosse successo nulla. "No!", rispondo io a bassa voce. "Perché no, tesoro?", chiede mia madre come se non avesse fatto nulla. Io non rispondo e scelgo di stare in silenzio per tutto il tragitto.
Arrivati a casa, evito di andare in cucina e salgo subito in camera. Mi chiudo a chiave in camera e vado a sedermi sul letto. Sembra che... qualcosa si sia rotta in questa casa. Mi sembra così deserta e vuota. D'un tratto mi sembra di aver smesso di provare qualsiasi forma di affetto verso mia madre, verso mio fratello, verso il mondo e verso... tutto. Questa casa non fa più per me... ora mi spaventa troppo. Credo che non riuscirò più neanche a guardare quel tavolo da cucina e nemmeno mia madre.

"Daryn... ti ho riportato le tue cose dai Gheddari", dichiara mio fratello entrando nella mia stanza un po' imbarazzato. "Grazie", mi limito io a dire. Yousef posa le cose e vedo che sta esitando un attimo prima di uscire, ma io lo ignoro.
"Che ne pensi di andare, a fare una passeggiata?", chiede lui piano.
"No, preferisco rimanere a casa.", rispondo io desiderando rimanere sola per un po'.
"Io sono in camera se hai bisogno", finisce lui prima di uscire dalla stanza. Mi levo il trucco e mi metto a letto, pronta per leggere, ma vengo interrotta dal telefono che squilla. È Cornelia.
"Pronto...", inizio io un po' riluttante . "Daryn..."
"Sì, Corny? Hai bisogno?"
"Oggi non eri a scuola, è successo qualcosa?"
"No... sto bene".
Cala poi un attimo di silenzio, come se stesse per comunicarmi qualcosa di importante.
"Ho deciso di tenere il bambino", dichiara Cornelia di scatto. La notizia mi cade addosso come un colpo di frusta e io non riesco neanche a parlare, poi qualcuno bussa alla porta.  "Avanti", dico senza pensarci due volte, perché so che probabilmente è Yousef.
"Daryn..." Rimango senza parole e non so cosa dire. Ethan è sulla soglia di camera mia e mi guarda scioccato. Capisco che è a causa del mio viso tumefatto. "Daryn ci sei?", domanda Cornelia dall'altra parte del telefono. Io riattacco senza neanche salutare e scendo giù dal letto, pronta per fare la ramanzina a Ethan. Come si permette di entrare in camera mia così? Chi gli ha dato il permesso?!
"Ethan...", dico io facendo finta che i lividi sul mio viso siano inesistenti.
"Cosa è successo al tuo viso?", chiede lui riscuotendosi dallo shock.
"Nulla... sono caduta dalle scale", rispondo cercando di sorridere. "Non è vero"
"Non ti interessa", dico io voltandogli le spalle e assumendo un tono piuttosto seccato.
"Sì che mi interessa, e dimmi chi è stato"
"Cosa ci fai qui?"
"Chi è stato?!",insiste lui prendendomi per le spalle e facendomi voltare di nuovo verso di lui.
"Ho detto che non ti interessa", urlo io sommersa dal panico.
"Daryn, dimmi chi cazzo è stato?", urla Ethan di rimando. Comincio a piangere e ad avere paura. Non avevo mai visto Ethan così arrabbiato in vita mia e non avrei mai immaginato che una persona così calma e tranquilla avrebbe potuto arrabbiarsi così tanto. D'un tratto lui mi prende alla sprovvista e mi abbraccia, io non mi oppongo resistenza e mi metto a piangere ancora di più.
Ad un certo punto mi allontano da lui. "Chi ti ha fatto entrare qui?!", domando io asciugandomi le lacrime. "Ho detto a Yousef che dovevo darti un libro e lui mi ha detto di salire pure, perché lui doveva andare in palestra. Mi ha anche detto che tua mamma non c'è...", risponde Ethan dandomi il libro. "Che cretino!", dico io insultando mio fratello nella mente. "Quindi? Chi ti haprovocato questi lividi?!", chiede Ethan scuotendomi dai miei pensieri. "Nessuno!"
"È Cornelia? Adesso se la vede con me"
Ethan si precipita verso le scale e io lo rincorro temendo il peggio. "Ethan, fermati! Non è stata Cornelia", dico io afferrandogli il braccio. "E allora chi è stato?!"
"È stata mia madre...", sussurro io piano.
Risalgo subito in camera, perché non voglio vedere nessuno sguardo di pietà nei suoi occhi.
"Devi denunciarla"
"Chi?", chiedo non capendo.
"Tua madre.... Devi denunciare tua madre", dichiara con fermezza.
"Non se ne parla neanche!", dico io con un tono fermo. "Se non lo fai tu, lo faccio io", afferma Ethan deciso. In quel momento impazzisco. La rabbia mi acceca completamente e per un attimo mi sembra che l'ira si sia completamente impossessata del mio corpo. "Chi ti credi di essere tu? Pensi di venire dall'America e di sapere tutto della mia vita e ci entri pure come se nulla fosse. Come ti permetti di ricattarmi in questo modo?! Chi ti credi di essere?! Stupido, cretino che non sei altro esci fuori di casa mia e dalla mia vita"
Non mi accorgo di aver detto tutto questo fino a quando non vedo la tristezza e la delusione nei suoi occhi. Nella stanza cala il silenzio e c'è una forte tensione.
"Come vuoi... io me ne vado.", dichiara infine.
Capisco cosa ho fatto, solo dopo che lui se ne va. Decido che per oggi va bene così. Per oggi ho già distrutto abbastanza, era forse il caso di andare a letto per evitare di mandare altre persone in frantumi.
Poggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, sperando che al mio risveglio possa trovarmi in un mondo diverso.

Ciao a tutti.
Come vi è sembrato questo capitolo? Piace?
Direi che è ora di creare la nuova ship!
Che ne dite del nome "Dethan" Daryn+Ethan?

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora