Miracolo

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Il caldo dell'estate penetra nei vestiti ma, nonostante ciò, non sento la pesantezza del velo sui miei capelli. Guardo l'acqua limpida del fiume che scorre serenamente davanti ai miei occhi e nel frattempo mi perdo nei miei pensieri.
La scuola ormai è finita da un mese e fortunatamente siamo tutti più rilassati rispetto a prima. Ora tutto ciò a cui stiamo pensando è la nascita di Coryn, la figlia di Yousef e Cornelia. Siamo tutti entusiasti all'idea di diventare zie e zii. Qualche giorno fa, io e le altre ci siamo accordate per comprare un altro passeggino rosa per la bambina, dato che Yousef lo aveva acquistato nero. Cornelia è tanto felice e, per certi versi, mi sembra una persona totalmente nuova. Quest'anno siamo cambiati un po' tutti quanti, e posso dire con certezza che i più maturi tra noi, ora, sono You e Corny. Ne sono davvero felice. Per quanto mi riguarda, invece, non penso di essere cambiata più di tanto caratterialmente, ma ciò di cui sono estremamente sicura è che la mia esistenza è completamente migliorata. Prima mi pareva di sopravvivere: mi limitavo a vivere la vita in quanto ciò mi era dovuto. E la felicità mi sembrava un concetto piuttosto astratto, quasi lontano dalla mia percezione, un qualcosa di non sfiorabile, un qualcosa di proibito. Ci è voluto tanto per riuscire a cambiare il tutto, per cancellare la tristezza e proibirla dalla mia esistenza. Mai in un milione di anni avrei pensato che ci sarebbe voluto qualcuno per riportare in equilibrio il mio mondo. Ethan è stato quel qualcuno. E' entrato nella mia vita contro la mia volontà e, nonostante la mia acidità, nonostante le risposte monosillabiche che gli davo, lui ha avuto pazienza e mi ha aspettata. Ora che ci ripenso, è stato proprio quel sentimento che provavo - e che tutt'ora provo - a farmi uscire dalla mia apatia e a farmi vedere il mondo con occhi diversi. E' stato l'amore, l'amore proibito, a darmi vita e non ho nessunissima intenzione di perderlo: costi quel che costi, quell'amore deve persistere.
Dopo tutte queste riflessioni, mi accorgo che si è fatto tardi e probabilmente tutti mi staranno cercando, visto che ho lasciato il cellulare a casa, perché volevo stare un poco da sola.
Così, mi alzo, mi pulisco il vestito color panna, mi sistemo il velo e mi incammino verso casa.

"Ma dove diavolo eri?", chiede mio fratello appena entro a casa.
"Avevo bisogno di un po' d'aria", continuo, "Più precisamente del mio spazio personale".
"Sì, ma io mi sono preoccupato. Non tenevi nemmeno il cellulare con te. Pensavo ti fosse successo qualcosa, Daryn", dichiara ansioso.
"E che mi deve succedere?", chiedo indifferentemente.
"Che sia l'ultima volta in cui esci senza cellulare, chiaro?", chiede con tono che non ammette repliche e con un certo nervosismo.
"Non permetterti mai più di darmi ordini. Mai", dico scandendo bene le parole e sottolineando il mio "mai". Non mi piace che nessuno mi parli in questo modo, ma soprattutto odio quando mi viene detto cosa devo e cosa non devo fare.
Il mio sguardo e il mio tono lo mettono subito a tacere, ma dopo un po' dice: "Scusa, non volevo darti ordini. Semplicemente mi ero preoccupato".
"Grazie, ma non era necessario", concludo indifferentemente.
Lui sta zitto per un po', poi fissa il block notes che tengo tra le mani e dice: "Hai scritto qualcosa di nuovo?".
"Sì, ero fuori per questo. Volevo concentrarmi, volevo fissarmi sul mio pensiero per esprimerlo nella maniera più adeguata", rispondo con tono dolce, mentre guardo il blocco che ho tra le mani.
"Posso leggere cosa hai scritto?", chiede lui speranzoso.
"No", rispondo semplicemente, mentre comincio a togliermi il velo.
"Va bene", si limita a dire.
"Ragazzi, sono tornata", annuncia mia madre ad alta voce.
Non facciamo in tempo a muoverci, che lei è già dentro il soggiorno.
"Ho qualcosa per te, Yousef", dichiara appena entra. Mio fratello la guarda dubbioso, così lei spiega: "Ho portato tutti i documenti per l'adozione, manca solo la tua firma".
Mio fratello la guada un attimo poi, subito dopo, sul suo viso appare un sorriso di trecentosessanta gradi. "Mama, che Allah ti benedica!", esclama lui euforico, poi le bacia la fronte.
Mia madre ride e poi dice: "Mi raccomando, Yousef, il bambino non deve diventare matto prima dei due anni".
"Tranquilla, Karma. Tuo nipote sarà in buone mani", dichiara lui prima di andarsene con i documenti in mano.
"Il mio povero nipote, a furia di crescere con un padre simile, probabilmente avrà qualche disturbo mentale", mormora mia madre più a se stessa che a me. Io mi limito a ridere.

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora